I leader africani ed europei al Senato della Repubblica
INDICE DEI CONTENUTI
Piano Mattei e rapporti Italia Africa, cinque le priorità di intervento – istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua ed energia – concentrati nel quadrante subsahariano e in quello nordafricano. Faki (Ua): «Ora si passi dalle parole ai fatti»
Il futuro del continente africano al centro dell’agenda della “stagione” italiana alla guida del G7 e tra le priorità strategiche della politica estera del Paese; l’Italia ponte tra il l’Europa e l’Africa, il Piano Mattei – con una dote iniziale di oltre 5,5 miliardi – fondamenta e strumento di una nuova stagione dei rapporti tra il Vecchio continente e quello “più giovane del mondo”, basata su “una cooperazione da pari a pari, lontana da qualsiasi tentazione predatoria, ma anche da quella impostazione “caritatevole” nell’approccio con l’Africa che mal si concilia con le sue straordinarie potenzialità di sviluppo”.
L’Italia recupera la “lezione” di Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni, e fa da apripista in Europa di un processo di sviluppo fatto di sfide comuni, partendo dalla “consapevolezza di quanto il destino dei due nostri due continenti sia interconnesso”, come ha mostrato la guerra del gas di Putin all’Europa schierata con l’Ucraina, o il fenomeno migratorio che è un’emergenza per gli Stati d’approdo ma anche per quelli di partenza impoveriti di un capitale umano indispensabile per sostenere lo sviluppo.
CONFERENZA ITALIA-AFRICA E PIANO MATTEI
Sono questi i presupposti della Conferenza Italia-Africa, per la prima volta elevata al rango di vertice di capi di Stato e di governo, e il primo appuntamento internazionale ospitato in Italia da quando – il 1° gennaio – la premier Giorgia Meloni ha assunto la presidenza del Gruppo dei Sette Grandi. A Roma si sono ritrovati oltre 25 capi di Stato e di governo delle Nazioni africane, l’Unione Africana, oltre ai rappresentanti dell’Unione europea, Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, Charles Michel, e delle principali organizzazioni e istituzioni internazionali – dall’Onu all’Fmi, alle Banche Multilaterali di Sviluppo.
Sabato la cena al Quirinale offerta dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella, ieri la giornata di lavoro nell’Aula del Senato con la premier ad accogliere gli ospiti e a stringere mani per oltre un’ora prima di presentare la strategia italiana per l’Africa affidata al Piano Mattei: “Un piano concreto di interventi strategici, concentrato su poche, fondamentali, priorità di medio e lungo periodo, perché occorre dire basta anche alla logica delle risorse spese in miriadi di micro interventi che non producono risultati significativi”, ha spiegato Meloni.
Cinque le priorità di intervento – istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua ed energia – concentrati per ora nel quadrante subsahariano e in quello nordafricano e con l’obiettivo di allargare progressivamente il campo di azione. “Ma non si tratta di un Piano concepito come una scatola chiusa, da imporre e calare dall’alto, come, dobbiamo dire, è stato a volte fatto in passato, perché anche il metodo deve essere nuovo ha sottolineato -. Il Piano è pensato come una piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con le Nazioni africane, sia nella fase di definizione sia in quella di attuazione dei singoli progetti. La condivisone è uno dei principi cardine del Piano Mattei”.
TAJANI: «NON È UN PUNTO DI ARRIVO MA UN MOMENTO DI CONFRONTO»
Quello di oggi “non è un punto di arrivo, ma un fondamentale momento di confronto con tutti i vertici del continente africano, per fare sempre di più”, ha sostenuto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Perché, ha ricordato, “le sfide globali sono tante e sempre più complesse”: tre guerre e la situazione nel Mar Rosso hanno ricadute non indifferenti “strategiche ed economiche” sull’Italia, sull’Europa e sui Paesi africani.
Il Piano parte con oltre 5,5 miliardi di euro, tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali, ha dettagliato la premier, 3 miliardi arrivano dal Fondo italiano per il clima, 2,5 delle risorse della cooperazione e lo sviluppo. L’Italia poi conta di mettere in campo, con Cassa depositi e prestiti, un nuovo strumento finanziario per agevolare gli investimenti privati nei progetti del Piano Mattei, e punta al coinvolgimento delle istituzioni finanziarie internazionali, delle banche multilaterali di sviluppo, oltre che dell’Unione Europea e di altri Stati che hanno dato la disponibilità a sostenere progetti comuni.
Tra i progetti pilota c’è la realizzazione di un centro di formazione professionale sull’energia rinnovabile in Marocco, ci sono progetti sull’istruzione in Tunisia – dalla riqualificazione infrastrutturale delle scuole agli scambi tra studenti e insegnanti. Sempre in Tunisia, si lavora al potenziamento delle stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di otto mila ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare. In Costa d’Avorio l’obiettivo è migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari di cura, con un’attenzione particolare ai più piccoli, alle mamme e alle persone più fragili.
AVVIATO IN ALGERIA UN PROGETTO DI MONITORAGGIO SATELLITARE
Sarà poi avviato in Algeria un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Mozambico sarà costruito un centro agroalimentare per valorizzare le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali. In Egitto si prevede di sostenere, in un’area a 200 km da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione, oltre ad accompagnare la formazione professionale. Nella Repubblica del Congo, c’è l’impegno alla costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell’acqua soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile.
In Etiopia, si avvierà il recupero ambientale di alcune aree e il risanamento delle acque, anche attraverso la formazione e il sostegno tecnico alle Università locali. In ambito energetico, tra le iniziative la premier ha ricordato quella in Kenya dedicata allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere fino a circa 400 mila agricoltori entro il 2027.
Sul fronte dell’energia – rivelatosi con la crisi russo-ucraina un nervo scoperto per il Vecchio continente – l’Italia punta a giocare le sue carte come “hub strategico naturale di approvvigionamento energetico per l’intera Europa”. “È un obiettivo che possiamo raggiungere se usiamo l’energia come chiave di sviluppo per tutti – ha affermato Meloni – L’interesse che persegue l’Italia è aiutare le Nazioni africane interessate a produrre energia sufficiente alle proprie esigenze e ad esportare in Europa la parte in eccesso, mettendo insieme due necessità. Quella africana di sviluppare questa produzione e generare ricchezza, e quella europea di garantirsi nuove rotte di fornitura energetica”.
PIANO MATTEI, ITALIA, AFRICA E PIANO PER LE MIGRAZIONI
Centrale è poi il tema delle migrazioni che il Piano Mattei affronta proponendo un modello di sviluppo che possa garantire “il diritto a non dover essere costretti a emigrare”. “L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa”, ha sostenuto Meloni. Quindi se da un lato si fa “la guerra agli schiavisti del Terzo millennio”, dall’altra si punta ad offrire ai popoli africani “un’alternativa fatta di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale”.
La migrazione è “problema comune da risolvere” ma per l’Africa la perdita “di forza lavoro nel pieno dell’età è un dramma, pregiudica la dignità dei nostri paesi”, ha rimarcato il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki (“quello vero” è stata la battuta della premier ricordando la telefonata fake dei due comici russi). Intervenendo in Senato Faki non ha risparmiato un appunto al governo sulla costruzione del Piano Mattei: “Avremmo voluto essere consultati. L’Africa è pronta a discutere contorni e modalità dell’attuazione. Insisto sulla necessità di passare dalle parole ai fatti, non ci possiamo più accontentare di promesse, spesso non mantenute”, ha affermato, sottolineando comunque che “le prese di posizione dell’Italia a favore di un nuovo paradigma di partnership con l’Africa godono di ottima considerazione nel continente”.
PROMESSE MANCATE E MEA CULPA DELLA PRESIDENTE METSOLA
Sulle promesse mancate ha fatto mea culpa la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “L’Europa – ha detto comprende la responsabilità che ha in questo ambito. Dobbiamo mantenere le nostre promesse, colmare le lacune di finanziamento che rimangono e procedere con gli investimenti in infrastrutture, istruzione, agricoltura e sicurezza alimentare”. Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “il nuovo Piano Mattei rappresenta un contributo importante alla nuova fase della collaborazione con l’Africa”, e si integra con il Global Gateway Europe messo in campo dalla Ue, 150 miliardi di investimenti per l’Africa. “Questo è semplicemente il team Europa per l’Africa: possiamo realmente fare la differenza nell’energia e nel clima, nelle competenze professionali, nel contrasto alle migrazioni illegali – ha affermato – È un momento di intensa e rinnovata cooperazione tra Africa ed Europa. Perché i nostri interessi sono allineati più che mai”.
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