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Roberta Metsola e Giorgia Meloni

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SI SONO viste all’ora di pranzo, Giorgia Meloni e Roberta Metsola. Ma non è stato l’incontro formale tra una premier e la presidente del Parlamento. Certo è stata rispettata la liturgia istituzionale, l’accoglienza riservata al vertice del Parlamento Ue è stata di un certo tipo. Ma dopo i convenevoli iniziali, si è registrata «un grande complicità» fanno sapere da Palazzo Chigi. «L’incontro è andato molto bene, abbiamo contatti regolari. Stiamo preparando il Consiglio europeo» sottolinea Metsola uscendo da Palazzo Chigi. Significativa anche la frase che la presidente del Parlamento europeo scolpisce su X: «A Roma, con Giorgia Meloni. Continueremo il nostro lavoro per un’Europa che è di tutti i cittadini. Più libera e sicura». Dura più di un’ora il confronto tra Meloni e Metsola. Un faccia a faccia che arriva dopo i ripetuti attacchi a Bruxelles di Matteo Salvini. Un duello che il vicepremier leghista mette in scena negli stessi momenti in cui l’Italia cerca di trovare un accordo con la Ue sul Patto di stabilità. E allora non è forse un caso se il bilaterale con Metsola segue le boutade del leghista.

Va da sé, a Palazzo Chigi, si è parlato di futuro, di quello che succederà all’indomani delle elezioni europee. Non si è chiuso alcun accordo. «Non c’è stato alcun patto Ursula 2» ironizza un meloniano doc. Si è solo riflettuto su quello che succederà. La presidente del Consiglio, che riveste un peso specifico significativo all’interno della famiglia dei conservatori, non è intenzionata a svelare le carte. Almeno per il momento. Anche perché non significherebbe regalare un argomento all’alleato Salvini: quello del patto Ursula 2 fra socialisti, liberali e popolari. Sia come sia, un Paese fondatore come l’Italia non ha mai fatto mancare l’appoggio al presidente della commissione di turno. A maggior ragione, lo potrà fare nei prossimi mesi quando presiederà il G7. Ed è per tutte queste ragioni se tutto va nella direzione di un sostegno al secondo mandato di Ursula Von der Layen.

Un accordo di Meloni con il Ppe? Risposta di Metsola: «Io non posso parlare per suo conto, ma la presidente la conosco molto bene, è una donna molto forte. Quando parla lei si vede che l’Italia conta. È una donna pro-Ue molto forte. Ed è per questo che noi contiamo su di lei. E io conterò non solo sulla sua amicizia ma sulla leadership. Quest’anno l’Italia prenderà la presidenza del G7, sarà un anno molto importante perché potremo vedere la presidente con i suoi ministri nella leadership di questi Paesi». Sul tavolo, però, non c’è solo il futuro, c’è soprattutto il presente: i migranti, il Patto di Stabilità, il Pnrr. Senza perdere di vista il Mes. L’Italia è l’unico paese a non aver ratificato la riforma del Fondo Salva Stati. Una ratifica è calendarizzata nella seduta della Camera dei deputati del prossimo 12 dicembre, poche ore prima del Consiglio europeo.

Non è dato sapere cosa Meloni abbia detto sul tema a Metsola. La linea dell’esecutivo è stata tracciata dal ministro dell’Economia, nel corso dell’audizione a Montecitorio di qualche ora prima. Il governo, insomma, si rimetterà al Parlamento. Allo stesso tempo, però, non intende veicolare un messaggio negativo all’Europa, perché sarebbe controproducente su tutto il resto. Ad esempio, sul Patto di stabilità. Sulla questione Meloni ha utilizzato questi argomento su Rtl 102.5: «Non si può dire sì a una riforma del Patto che poi non si può rispettare. Crediamo che un’Europa seria debba tenere in considerazione nella nuove regole della governance le strategie che si è data – ha aggiunto -. Abbiamo il Pnrr, la transizione energetica, digitale: non si può non tenere conto degli investimenti che l’Europa chiede. Stiamo facendo del nostro meglio per costruire una sintesi efficace ma ragionevole».

Tutto questo come si traduce? Che da qui in avanti Meloni non ha alcun intenzione di andare allo scontro con la Ue, alla maniera di Salvini. Semmai vorrà incidere, che è cosa diversa. Portare a casa dei risultati. Non a caso, lo scenario preferito da Meloni è di proporre ai conservatori libertà di voto quando si tratterà di decidere chi votare alla presidenza della commissione Ue. In questo modo, gli eletti di Fd’I voterebbero il bis di Ursula. E tutto questo non avrebbe ripercussioni all’interno dei conservatori e all’esterno, dunque con i conservatori.

Una mossa, quella dell’inquilina di Palazzo Chigi, che non viene apprezzata dall’opposizione. Dice Osvaldo Napoli, membro della segreteria di Azione e fine conoscitore del palazzo: «Giorgia Meloni incontra Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, cioè la stessa persona accusata da Salvini di lavorare per un inciucio fra popolari e socialisti. L’altro giorno il ministro Tajani ha ricandidato Metsola a presidente, auspicando una maggioranza di centrodestra ma dimenticando che Metsola è stata eletta da popolari, liberali e socialisti. Il centrodestra brancola nel buio con quella mina vagante chiamata Salvini. Meloni fa la sfinge ma alla fine, se vorrà sedere nei tavoli che contano, dovrà adeguarsi e votare Metsola. Il governo italiano? Chi vivrà vedrà».


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