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Giorgia Meloni ed Elly Schlein

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LA CONFERMA arriverà nei prossimi giorni dall’analisi più compiuta dei flussi elettorali, ma c’è un dato che, fin da ora, balza agli occhi scorrendo i numeri delle cinque circoscrizioni: il voto del Mezzogiorno, di fatto, sta spingendo il Paese verso un nuovo “bipolarismo”, con i due partiti più votati, Fdi e Pd, che sono a questo punto “leader” indiscussi nelle rispettive coalizioni, staccando gli alleati di molte lunghezze. Un nuovo bipolarismo che parte dal Mezzogiorno. Uno schema che nelle ultime tornate elettorali si era perso, soprattutto per l’emergere del Movimento Cinque Stelle, che aveva sparigliato le carte e imposto un sistema “tripolare” con le conseguenti maggioranze variabili. Il voto di sabato e domenica scorsa ha, per così dire, riportato il Paese sullo schema che, a partire dagli anni Novanta, dopo la bufera di Tangentopoli, era stato predominante, anche al netto delle leggi elettorali che, di fatto, hanno sempre premiato la coalizione che conquistava più voti.

Che cosa è successo con le europee? Gli elementi di novità sono due. Il primo è che nella circoscrizione Sud (escluse le isole) il Pd è primo partito, con il 24,32% dei voti, seguito da Fratelli d’Italia con il 23,58%. Entrambi i partiti hanno, di fatto, conservato il proprio elettorato: circa due terzi degli elettori di Fdi (il 68%) e del Pd (64%) hanno confermato la scelta fatta nel 2022. Resiste anche il M5s che, di fatto, ha quasi il doppio dei consensi registrati a livello nazionale, pari al 16,84%. Una situazione opposta rispetto a quella delle altre circoscrizioni, dove il partito della Meloni è primo mentre i Dem si devono accontentare della seconda posizione.

Il secondo elemento di novità, e che è cruciale nel nuovo bipolarismo, da non sottovalutare, è che per la prima volta, da molti anni a questa parte, il voto del Mezzogiorno non è stato “filo-governativo”. Una scelta in controtendenza legata, probabilmente, a due fattori importanti: il duello sull’autonomia differenziata e, soprattutto, l’assenza di un impegno “meridionalista” da parte dell’attuale esecutivo, che ha prima cancellato il reddito di cittadinanza e poi ha “congelato” molte delle risorse destinate al Sud, dai Fondi di Coesione alla decontribuzione. Un malumore che ha trovato il suo catalizzatore nella valanga delle astensioni.

C’è poi da segnalare come, all’interno della coalizione “progressista”, ci sia stato di fatto un travaso di voti fra i partiti. Il Pd ha pescato un 5% dei suoi elettori da Avs (che però a loro volta “rubano” un 24% dei loro votanti proprio ai democratici), mentre il 31% dei voti dem arriva dall’astensione (11%), Azione-Iv (5%), M5s (9%), altro trend che ha di fatto rafforzato lo schema bipolare, soprattutto nell’ipotesi della ricostituzione di un eventuale “campo-largo”. I Dem conservano, sia pure di un soffio, la prima posizione nella circoscrizione meridionale grazie alla spinta di Puglia e Campania, le due regioni che ancora aspettano la firma dell’accordo di programma che sblocca i fondi di coesione. Le altre due regioni dove il partito della Meloni non è in vetta sono la Toscana e l’Emilia Romagna, dove Elly Schlein conserva il primato.

Tutt’altro discorso per la circoscrizione insulare e, in particolare, per la Sicilia, dove il podio è riservato agli Azzurri di Tajani. Il vero balzo Fratelli d’Italia lo ha registrato nella circoscrizione del Nord Ovest, dove si registra lo scarto più alto con i Dem: il 30,9% contro il 23,5%, con uno scarto di sette punti. In Lombardia c’è stato un vero capitombolo rispetto alle europee del 2019, quando la Lega aveva raggiunto il suo massimo storico del 43,8% e Fdi era fermo al 5,5%. Ora, il partito della premier è primo con il 31,79% e il Carroccio deve accontentarsi del terzo posto. Salvini perde terreno anche nel Nord-Est, dove Fdi va oltre il 30%. In sintesi, mentre nel Sud il Pd è riuscito a fare il pieno, soprattutto grazie alle difficoltà dei Cinque Stelle (che conferma solo il 40% degli elettori di due anni fa), nel Centro-Nord è stato Fdi a “cannibalizzare” la Lega e confermare la leadership della coalizione.

Un trend che ha premiato anche Forza Italia, che è riuscita nell’impresa di superare Salvini grazie all’accorta campagna elettorale di Antonio Tajani, che ha conquistato una buona parte dell’elettorato moderato. Forza Italia è stato il partito che ha rinnovato di più il proprio elettorato: solo il 50% degli attuali elettori aveva votato il partito alle politiche del 2022, mentre il 23% viene da Fdi (19%) e Lega (4%). Un altro 27% di voti viene invece da astensione (13%) , Azione-Iv (6%) o altre liste (8%).


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