I governatori delle Regioni Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia
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C’E’ UN patto Meloni-Salvini-Berlusconi per concedere in caso di vittoria l’autonomia differenziata alle regioni del Nord in cambio del presidenzialismo? L’agenda di governo scritta dal centrodestra parla chiaro. La Lega punta i piedi, Forza Italia non si oppone, Fratelli d’Italia ingoia il rospo purché non venga messa in discussione la leadership di “Giorgia” . È il prezzo da pagare per tenere in piedi, ora che si è finalmente ricomposta, l’alleanza che ha disarcionato Mario Draghi ed evitare altri scossoni. Sapendo bene che anche nel centrosinistra convivono due anime. Chi spinge nella direzione della “secessione dei ricchi” e chi invece resta ancorato alla Costituzione, teme altri scippi, salti nel vuoto, spinte per creare altre disuguaglianze. Lo scontro è appena cominciato.
ACCONTENTATI ZAIA E FONTANA
Il leader del Carroccio Salvini lo ha ribadito anche ieri parlando ai veneziani in una delle prime tappe del suo tour elettorale “l’autonomia resta un nostro punto fermo”. Ma a spingere sull’acceleratore sono il governatore del Veneto Luca Zaia e quello della Lombardia Attilio Fontana. Per assurdo spingono nella stessa direzione della ministra agli Affari regionali Mariastella Gelmini, passata nel frattempo da FI nello schieramento avverso per raggiungere di Carlo Calenda. Dove è approdata anche la ministra del Sud Mara Carfagna, ovvero colei che aveva subito preso le distanze dalla bozza del disegno di legge presentato dalla sua collega.
A beneficio di chi non segue queste vicende è bene ricordare che Zaia e Fontana intendono l’autonomia nella versione più ampia. Il loro punto di riferimento restano le regioni a statuto autonomo. E poco importa se la pandemia ha evidenziato tutti i limiti del regionalismo italiano. I governatori del Nord vogliono l’assegnazione di ulteriori funzioni in materia strategiche, sanità, istruzione, turismo. Come se lo scempio di 20 diversi sistemi sanitari non avesse insegnato nulla. E chiedono la compartecipazione o la riserva di gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio regionale. Quanto di più distante dalle forme di federalismo accettate nel partito di Giorgia Meloni, fortemente radicato nel Mezzogiorno.
Luca Zaia lo ha detto chiaro e tondo: «Sull’autonomia è un fatto di coerenza: Fdi e Fi, che oggi si presentano uniti con la Lega in Veneto e in Lombardia, devono sostenerla». E ancora: «La presenza della Lega al governo è direttamente proporzionale alla promozione dell’autonomia, non disegniamo un privilegio per il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna ma per un Paese moderno cosa che oggi non è, perché se l’acqua non arriva ai piani alti delle case e le persone fanno le valige per venirsi a curare da noi. Non è per colpa dell’autonomia che non c’è ma della mala gestio locale».
Il tema dell’autonomia differenziata è già entrato di diritto nella campagna elettorale. Ma il Pd ha mantenuto finora un profilo basso. Sa che al suo interno ci sono molte contraddizioni. Così che ad esporsi finora è stato solo il governatore campano Vincenzo De Luca: “La Campania – ha chiarito – è tra le Regioni che l’hanno richiesta ma nel rispetto della Costituzione cioè dei principi di unità e solidarietà nazionale , se qualcuno pensa che l’autonomia differenziata significhi compartecipazione alle entrate fiscali sulla base delle risorse che si producono nelle diverse Regioni, questo per noi è inaccettabile. Da questo punto di vista voglio lanciare subito un avvertimento”.
De Luca è entrato nello specifico. “Se qualcuno pensa di incamerare una percentuale di Iva legata alla base imponibile del territorio – ha avvertito – sbaglia indirizzo. Saremo pronti a combattere. Significherebbe condannare a morte il Sud, dove abbiamo meno flussi fiscali incamerati dallo Stato. Cominciamo almeno su questo punto a capirci. Se si pensa di fare una forzatura sull’autonomia in questo senso ci sarà una battaglia durissima da parte nostra. Non passeranno mai su questa linea».
ULTIMATUM DELLE LEGA: “GIA’ PERSO TROPPO TEMPO”
L’autonomia tornata al centro del dibattito politico, inserita nel progetto di governo del centrodestra in vista delle prossime elezioni politiche del 25 settembre, rischia di diventare uno spartiacque. La Lega punterà i piedi: “Abbiamo già perso troppo tempo per colpa dell’ostruzionismo di Pd e 5Stelle – punta il dito Silvia Scurati, consigliere regionale della Lega – finalmente abbiamo un’occasione unica per realizzare il progetto dell’autonomia a costo zero per le Regioni – e rispondere alle istanze di milioni di cittadini che hanno detto sì al referendum di Veneto e Lombardia per chiedere una gestione del Paese più moderna, efficiente e giusta. Una evoluzione federalista dello Stato che andrà a premiare i territori virtuosi”.
Lo scontro è appena iniziato ma già fioccano le polemiche. La Lega chiede di gestire alcune competenze che oggi sono in capo allo Stato. Una richiesta non poteva passare inosservata.
SCENDE IN CAMPO ANCHE L’ANPI: “SI VIOLEREBBE LA COSTITUZIONE”
A vedere nel programma di governo una logica di scambio (Fdl-Lega) è anche l’Anpi. Da una parte il presidenzialismo, dall’altra l’autonomia differenziata. “Oltre a rompere l’unità nazionale – scrive, in una nota il presidente Gianfranco Pagliarulo- aumenterebbe in modo esponenziale e irreversibile le diseguaglianze azzerando il principio di solidarietà e quello di eguaglianza (art. 2 e 3 della Costituzione). Per contrastare la dilagante sfiducia e delusione, per salvare l’Italia, occorre fare l’esatto contrario: restituire poteri e autorevolezza al parlamento con una legge elettorale che lo renda davvero rappresentativo, promuovere autonomie locali e Regioni in chiave di reciproca solidarietà e non di competizione».
Replica leghista: Pagliarulo dimostra di non sapere nemmeno di cosa parla, ignora che la riforma del Titolo V della Costituzione è stata fatta proprio dai partiti della sinistra al governo nel 2000, ignora che governatori di centrosinistra come Bonaccini e Giani vogliano l’autonomia differenziata per Emilia-Romagna e Toscana storicamente governate dal centrosinistra”. E siamo solo all’inizio.
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