La Camera dei deputati
4 minuti per la letturaAltro che la favola dei governi tecnici! È l’ora della politica di fare tutti insieme le riforme per rompere così l’isolamento reputazionale sui mercati e pesare in Europa. Perché scelga il Mediterraneo e il nostro Sud come motore di pace e sviluppo. Fare crescita aggiuntiva in Italia e dare ai mercati una prospettiva che li persuada che il debito italiano verrà sempre rimborsato.
A SENTIRE gli esperti del nulla il problema della Meloni è che Salvini continui a trafficare inseguendo un rimpasto se non addirittura un governo tecnico con dentro Lega e Forza Italia. Favole allo stato puro. Come favole allo Stato puro sono quelle che vengono messe in giro di improbabili governi tecnici stile Ciampi o Draghi, per non parlare di Monti, quando oggi l’unico punto di forza che può vendere l’Italia nel mondo è una stabilità politica che consenta di cambiare le cose per l’oggi e per il domani.
Il discorso tenuto ieri a Torino da Giorgia Meloni è un discorso di legislatura che si rivolge a tutti. È il discorso di una premier che ha piena consapevolezza della delicatezza della situazione e invita tutti alla corresponsabilità. È come se avesse detto: state attenti, perché se caschiamo nel cratere, ci caschiamo tutti. In questo momento c’è bisogno di sintesi costruttive perché è vero che c’è pressione sui rendimenti di tutti i titoli di Stato, ma i BTp italiani continuano a soffrire più degli altri questo scenario prolungato di alti tassi. Il decennale ieri ha fatto un altro balzo in alto toccando il 4,93%, che è due punti in più dei titoli tedeschi e uno e mezzo in più di quelli francesi. Non c’è davvero più tempo per scherzare perché la spesa aggiuntiva di interessi sul debito sono altre risorse sottratte a un bilancio già molto risicato. Per questo ai nostri occhi il messaggio di unità e condivisione su un orizzonte lungo di riforme e di prospettiva per l’economia è esattamente ciò che serve oggi all’Italia e all’Europa.
Questa è l’impostazione giusta per avere un rapporto forte con l’Europa di cui abbiamo assoluto bisogno. Questo è il linguaggio giusto di chi deve guidare un Paese zavorrato di debiti in mari procellosi e ha, quindi, il dovere di determinare condizioni di massima condivisione e pace sociale interne. Ha dato sostanza a un’idea di Paese che ribadisce la scelta strategica del Mediterraneo e dell’Italia come piattaforma energetica che diventa il grande hub europeo e sostiene l’unica crescita aggiuntiva possibile. Prendendo atto che il nostro Sud non è più periferia ma centro del mondo capovolto che guiderà i nuovi traffici globali e garantirà le materie prime al Nord produttivo europeo. Ci è piaciuto il riferimento anche alla scelta della zona economica speciale (Zes) unica per l’intero Mezzogiorno perché è un segnale chiaro agli investitori globali a vedere in quest’area, che si colloca geograficamente al centro del nuovo asse strategico Sud-Nord, un naturale polo di attrazione di capitali produttivi e finanziari internazionali.
Il richiamo persistente della Meloni a una prospettiva di lungo termine con quel “correre, correre, correre” che verrà però misurato “anno per anno” dai passi che si compieranno e che andranno tutti inseriti in un quadro pluriennale, è il segno più evidente di quella nuova programmazione che si sta costruendo usando tutte le risorse comunitarie e unificando le deleghe politiche. Bisogna che il Paese si liberi dalla modestia e dalle strumentalizzazioni ideologiche di bassa lega informativa senza mai voler uscire dal dibattito degli slogan con i gusci vuoti dei governi tecnici per interrogarsi invece seriamente tutti insieme sulla necessità urgente di rimuovere l’isolamento italiano nella reputazione dei mercati. Perché la cosa basilare che sfugge a tutti è che nel 2011 era l’euro a rischiare di saltare e sulla barca da affondare c’erano con noi gli spagnoli e i portoghesi visto che i greci erano già dati per spacciati.
Oggi siamo soli nella partita dei super rendimenti da pagare, prima ancora dello spread che esprime un rapporto meno importante data la debolezza dell’economia tedesca, ma da soli se uniti possiamo farcela alla grande. Proprio per la forza politica di un governo di legislatura che ha una maggioranza forte e mostra per la prima volta l’intelligenza, sempre politica, di aprire seriamente a una condivisione delle scelte sul piano istituzionale, sociale e con le forze di opposizione. È interesse di tutti partecipare a questa sfida e vincerla. Perché se si raggiunge questo obiettivo è un obiettivo che rimane in eredità anche per nuove eventuali maggioranze. Altrimenti avremo solo macerie che schiacciano tutto e tutti. Non potremo neppure più dire che è colpa dell’Europa visto che ci ha riempito di soldi e ha permesso per un periodo lunghissimo alla nave italiana, zavorrata di debiti, di navigare tranquillamente in mari procellosi grazie alla benzina dei bassi tassi.
La favola dei governi tecnici è inventata da chi non sa di che cosa parla e ignora che oggi più che mai serve la politica perché bisogna prendere decisioni forti. D’altro canto i cosiddetti governi tecnici, che hanno fatto meglio, quelli di Ciampi e Draghi, hanno avuto politici nella compagine del loro esecutivo e tutto quello di importante che hanno fatto è stato possibile grazie anche al sostegno della politica. Questi sono i fatti, il resto frottole autoreferenziali. Alla lunga addirittura pericolose per la tutela dell’interesse nazionale e il futuro del Paese.
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