Gilberto Pichetto Fratin
5 minuti per la letturaCome l’Europa con le belle idee della von der Leyen esposte a Lampedusa sposta più in là le decisioni, l’ineffabile ministro Pichetto lo fa sui rigassificatori di Porto Empedocle e Gioia Tauro per assecondare la Snam mentre non si riesce a spostare la nave rigassificatrice da Piombino a Savona, il gasdotto Sulmona Nord lo si fa e l’avvio dei lavori a Gioia Tauro e Porto Empedocle salverebbero l’Italia produttiva e, in prospettiva, l’Europa. Sono scelte frutto di miopia o di strategie effimere che ci condannano ad essere in toto dipendenti da regimi autocratici sempre meno affidabili come dimostra proprio la questione migranti. Anche qui la forte azione di Giorgia Meloni verrà giudicata dai fatti
Il mondo non è nemmeno capace di affrontare il tema strategico della nuova governance globale per cui la guerra russa nel cuore dell’Europa appare senza fine e la guerra mondiale delle materie prime con il suo carico di problemi e distorsioni geopolitiche produce il suo effetto paralizzante. L’Europa cerca ancora il nuovo Delors che consenta dopo oltre mezzo secolo di dare un contenuto effettivo alla nostra Patria Europa di cui parlava De Gasperi negli anni in cui si usciva dal nazismo e dal fascismo continuando a fare i conti con il totalitarismo comunista.
Non è neppure immaginabile che l’Europa svolga un ruolo effettivo a sostegno delle sue economie e contro la dilagante crisi migratoria e sociale se non decide in fretta di girare pagina cambiando il suo patto costitutivo mettendo in comune ora, non domani, le sue regole fiscali ovviamente flessibili, la capacità di condividere i debiti pubblici emettendo un titolo sovrano comune e di fare insieme grandi investimenti sulle partite globali del futuro.
Detto tutto questo, però, c’è una partita che deve giocare l’Italia e deve giocarla subito. Perché se ripetiamo in casa la tecnica di Ursula von der Leyen che assicura sempre la sua presenza, anche ieri a Lampedusa è venuta e ha preso molti impegni importanti, ma per valere davvero si dovranno tradurre in decisioni esecutive. Vedremo bene come finirà, e diamo ovviamente credito, anche se purtroppo la sensazione prevalente è che si spostano sempre più in là i problemi ogni volta con un’idea nuova, questa volta addirittura le idee sono dieci.
Continuiamo a pensare che, senza un vertice straordinario europeo dei capi di stato e di governo che coinvolga anche l’Onu e delibere esecutive della Commissione europea, l’attività della von der Leyen sia diretta essenzialmente ad accrescere i consensi necessari per la sua riconferma. Se è così, ci auguriamo di essere smentiti, allora sono guai seri. Se crediamo, poi, in Italia di sospendere ancora tutto e di alternare urla elettorali anche sui migranti e galleggiamento di finanza pubblica in attesa del verdetto europeo, siamo spacciati in partenza.
Si impieghi questo tempo per fare le riforme della concorrenza e degli investimenti di cui abbiamo vitale bisogno. Non è possibile sentire ancora parlare in Italia di mancanza di mano d’opera e di recessione tedesca senza neppure accorgersi che gli investimenti del futuro stanno andando tutti in Germania. Abbiamo fatto la Zona economica speciale per l’intero Mezzogiorno e che cosa aspettiamo ad andare a vendere nel mondo questo prodotto?
Che cosa aspettiamo a collocarlo sul mercato dei capitali internazionali attraendo tutto quello che è possibile attrarre visto che la geografia del nuovo mondo, le incentivazioni fiscali accordate, l’accorciamento delle catene globali della logistica, lo stato attuale delle infrastrutture e il forte miglioramento atteso dagli investimenti europei, lo rendono oggi di certo il prodotto competitivo più appetibile?
Come l’Europa sposta le sue decisioni strategiche più in là quasi che si potessero attendere le elezioni, il nuovo Parlamento, la nuova Commissione, l’ineffabile ministro Pichetto Fratin sposta più in là le scelte sui rigassificatori di Porto Empedocle e Gioia Tauro per assecondare disegni industriali non realizzabili della Snam visto che non si riesce nemmeno a spostare la nave rigassificatrice galleggiante da Piombino a Savona perché non la vuole nessuno, mentre il gasdotto Sulmona Nord lo si deve fare per forza e l’avvio immediato dei lavori a Gioia Tauro e Porto Empedocle salverebbero l’Italia produttiva e, in prospettiva, anche l’Europa. Possibile ritenere simili scelte frutto solo di miopia o piuttosto di strategie effimere di breve periodo che ci condannano ad essere in toto dipendenti da regimi autocratici sempre meno affidabili come dimostra proprio la questione migranti?
Al posto di fare pasticci sulle banche e difenderli con una ostinazione degna di migliore causa, ha ragione da vendere Marina Berlusconi che conosce le regole dei mercati e sa quanto valgono aspettative e fiducia per l’economia, e di esitare ancora a firmare il nuovo meccanismo europeo di stabilità (Mes), Giorgia Meloni si concentri sui dossier di struttura che hanno in mano i suoi ministri migliori e che stanno facendo il loro.
Quella che ora serve è la volontà politica di spiegare a tassisti, balneari, burocrati nazionali e territoriali che la stagione dei privilegi e dei no è finita per sempre. Serve la volontà politica di fare le riforme di tutte le giustizie che da troppo tempo sono in lista di attesa e che ogni volta per fare sempre il meglio non arrivano mai. Bisogna dire in pubblico queste cose con forza e determinazione. Bisogna tradurre queste parole in decisioni immediatamente operative e bisogna difenderne le scelte creando fiducia, non paura.
Perché come le paure individuali sono contagiose e producono una paura collettiva, anche le fiducie individuali sono contagiose e tante fiducie individuali determinano la fiducia collettiva. Il riferimento strategico è la crescita prodigiosa della stagione del governo Draghi che ha così efficacemente ricordato Mattarella alla recente assemblea di Confindustria. Bisogna ripartire da lì, da quella fiducia spezzata per inseguire le ombre di un populismo di ritorno che ha già fatto molto male a un Paese indebitato e divisivo qual è il nostro. La Meloni può recuperare benissimo dopo la sbandata estiva, ma deve tornare ad essere quella che è stata in casa e fuori prima della pausa accelerando sulle riforme e completando l’itinerario di un conservatorismo moderno europeo che è la salvezza sua e nostra.
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