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Al Forum dell’olio e del vino il presidente della Repubblica Mattarella punta il dito contro i protezionismi, chiaro riferimento alla politica dei dazi di Donald Trump


La parola dazi non è stata mai pronunciata, ma nell’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quarantaquattresimo Forum della cultura dell’olio e del vino della Fondazione Italiana Sommelier, uno dei passaggi forti è stato quello sulle criticità sul fronte dei mercati.

Il Capo dello Stato ha esaltato i valori dell’agricoltura italiana soffermandosi in particolare su due prodotti simbolo, il vino e l’olio, ma ha soprattutto evidenziato le problematiche legate alle restrizioni commerciali. Il 2 aprile infatti dovrebbero entrare in vigore nella Ue i dazi annunciati da Trump. «Nuove nubi – ha affermato Mattarella – sembrano addensarsi all’orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico, che danneggerebbero in modo importante settori di eccellenza come quelli del vino e dell’olio».
Ha aggiunto di ritenere legittime le preoccupazioni sulle sorti dell’export espresse dalle associazioni dei produttori.

«Misure come quelle che vengono minacciate darebbero, inoltre, – ha incalzato il Capo dello Stato – ulteriore spinta ai prodotti del cosiddetto “italian sounding”, con ulteriori conseguenze per le filiere produttive italiane, non essendo immaginabile che i consumatori di altri continenti rinuncino a cuor leggero a rincorrere gusti che hanno imparato ad apprezzare”. E poi l’affondo: «Commerci e interdipendenza sono elementi di garanzia della pace. Nella storia la contrapposizione tra mercati ostili ha condotto ad altre più gravi forme di conflitto. I mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace». Pace e cibo un binomio spesso evocato.

MATTARELLA CONTRO I PROTEZIONISMI E A SOSTEGNO DELL’AGRICOLTURA

Mattarella non è nuovo a considerazioni sull’agricoltura e sul ruolo che il settore svolge per lo sviluppo dei territori. Ha ricordato i risultati eccellenti raggiunti grazie alla ricerca e all’innovazione. Ha esaltato le filiere «che mettono insieme territori, saperi, professionalità, sostenibilità e salubrità, capacità di marketing e realizzano, così, un valore immateriale che va oltre gli addetti ai lavori, gli stessi consumatori, generando beni comuni. Elementi vitali per comunità gravate, spesso, nel secondo dopoguerra, dal fenomeno dell’abbandono delle terre». Un riconoscimento di quella funzione di “custodi” dei territori che gli agricoltori rivendicano.

In primo piano non poteva che essere il vino. Uno dei settori che ha fatto da apripista alla nuova agricoltura. Per l’enologia italiana lo spartiacque, come ha ricordato Mattarella, è stata la vicenda del metanolo che è costata anche vittime. Ma da quella tragedia che si consumò 40 anni fa partì il Rinascimento del vino Made in Italy con “l’enologia divenuta scienza” e investimenti nel segno della qualità. E l’affermarsi di eccellenze locali in regioni, come la Puglia e la Sicilia, che per anni avevano fornito vino da taglio per i blasonati vini francesi.

LE ETICHETTE ITALIANE E LA CORSA SUI MERCATI

Le “etichette” italiane non si sono più fermate e la corsa sui mercati ha portato a un valore all’export di 8 miliardi nel 2024 (14 miliardi il fatturato). A tirare nel mondo è stato comunque tutto l’agroalimentare tricolore che ha raggiunto quasi 70 miliardi. «L’agroalimentare, oggi, – ha detto il Capo dello Stato – accanto alla cultura, al design, alla tecnologia – costituisce veicolo e attrattiva del modello di vita italiano». L’Italia ha una posizione leader in tutte le produzioni e sull’export ha giocato e vinto una partita determinante. Grazie alla scelta della qualità che si esprime al meglio dei prodotti Dop che valgono circa 20 miliardi e sono in continua crescita.
Ma nulla arriva per caso. «E, se oggi possiamo parlare di “Dop economy”, – ha spiegato Mattarella – lo dobbiamo alle scelte di ammodernamento operate agli albori della Repubblica e alla nascita delle Comunità Europee».

Immancabile il riferimento alla Costituzione e al Trattato di Roma del 1957 che indicò obiettivi precisi dall’incremento della produttività agricola alla garanzia di un tenore di vita equo alla popolazione agricola fino alla sicurezza degli approvvigionamenti.
Apprezzamento per le parole del Presidente Mattarella sui rischi legati all’affermarsi di spinte protezionistiche è stato espresso dalla Coldiretti, in particolare per quanto riguarda il riferimento all’italian sounding che oggi vale nel mondo 120 miliardi (40 miliardi negli Stati Uniti).
Un business che , secondo Coldiretti, potrebbe trovare ulteriore spinta da eventuali dazi che solo nel vino costerebbero quasi 500 milioni, oltre a 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta e 120 milioni per i formaggi.

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