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Raffaele Fitto

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Alla vigilia della presentazione del Piano strategico sulla Zes unica del Mezzogiorno, le dichiarazioni del ministro Fitto


Alla vigilia della presentazione del Piano strategico per la Zes Unica del Mezzogiorno – in programma questa mattina 26 luglio 2024 a Palazzo Chigi, alla presenza della premier Giorgia Meloni – Raffale Fitto, ministro per gli Affari europei, prova a uscire dall’impasse – meglio forse parlare di pasticcio – sui crediti d’imposta destinati alle imprese che investono nell’acquisto di beni strumentali nella Zona economica speciale allargata all’intero territorio meridionale.

Le aziende sono sul piede di guerra di fronte al netto ridimensionamento dell’agevolazione, dal “fino al 60%” previsto al 17,66%, determinato dal riparto degli 1,8 miliardi stanziati per il 2024 operato dall’Agenzia delle Entrate di fronte al boom di domande, 16.064 per un valore di 9,4 miliardi, operazione che segue le indicazioni di un decreto attuativo che porta la firma di Fitto e del titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti.

Le opposizioni sono scese in trincea imputando al governo “l’ennesimo fallimento” e chiedendone conto al ministro, che ha prontamente accolto la richiesta di un’informativa urgente alla Camera, e al direttore delle Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che potrebbe essere convocato in Commissione Finanze. Mentre lo scontro tra i due, Fitto e Ruffini, resta sulla scena: nell’Aula di Montecitorio il ministro è tornato a “rimproverare” al direttore il mancato confronto sui numeri prima di varare, il 22 luglio, il provvedimento che ha riparametro, riducendola, la percentuale del credito d’imposta in considerazione del numero delle ‘prenotazioni’ del tax credit e del plafond previsto.

“Non ho condiviso il provvedimento perché il termine per l’adozione non era perentorio e prima che fosse definito avevo inviato una richiesta di dati sugli investimenti realmente realizzati”, ha spiegato Fitto sottolineando che il provvedimento “non si basa sulla situazione reale” ma appunto sulle ‘prenotazioni’ da parte delle aziende”. Un metodo, quello della ‘preventiva richiesta di autorizzazione’, “condiviso con il ministro Giorgetti”, che “rappresenta un elemento di sicurezza per i conti pubblici dello Stato”, ha evidenziato Fitto marcando così la differenza con i meccanismi automatici di erogazione dei bonus fiscali, come lo ztunami Superbonus.

I numeri che le opposizioni e alcune associazioni imprenditoriali hanno usato per addebitare al governo il “flop”, per Fitto sono la prova del “grande successo” della misura. “Ci troviamo di fronte a un numero di domande inimmaginabile”, ha detto, rilevando intanto l’aumento del “budget” per il credito d’imposta Sud che è passato dai 617 milioni l’anno previsti dal 2016 al 2020, salito a un miliardo fino al 2022, ulteriormente prorogato al 2023 con uno stanziamento di 1,4 miliardi, portato a 1,8 con l’allargamento della Zes all’intero territorio del Mezzogiorno.

Ma da dove sono arrivate le oltre 16mila domande? Fitto ha snocciolato i numeri: 659 dall’Abruzzo, 583 dalla Basilicata 1.642 dalla Calabria 1.642, 5.863 dalla Campania, 2.699 dalla Puglia, 305 dal Molise, 1.83 dalla Sardegna, e 3.443 dalla Sicilia. Nel complesso, circa 800 domane sono state presentate da grandi aziende, il resto da micro e medie attività produttive.

Al momento, gli investimenti effettuati nella Zes Unica del Mezzogiorno, e a cui potrà essere riconosciuto il credito di imposta, ammontano a 240 milioni di euro, i restanti 9,2 miliardi riguardano investimenti non realizzati, non fatturati, o non certificati”, ha rilevato il ministro, ricordando che la misura ‘copre’ gli investimenti realizzati dal 1° gennaio al 15 novembre del 2024.

“Il governo si impegna a trovare risorse aggiuntive” da destinare all’agevolazione, ma per far questo, ha puntualizzato Fitto, è necessario “avere i dati sugli investimenti effettivamente realizzati” e che danno diritto all’agevolazione. “Il governo pende atto molto positivamente che la strategia messa in campo con la Zes unica ha prodotto una risposta forte, come ha sottolineato anche Confindustria – ha aggiunto – Per cercare una soluzione sul fronte della copertura è necessario disporre di un quadro chiaro rispetto al reale utilizzo delle risorse per investimenti al 15 novembre 2024”. L’impegno comporta una sfida più che ardua di fronte ai conti pubblici già in rosso e una manovra che parte già con il fiato corto sul fronte delle risorse.

Intanto cresce il pressing delle imprese per un aumento del budget. Dal canto suo, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, già mercoledì, pur sottolineando come lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro fosse “il più alto di sempre”, aveva chiesto al Governo “di mettere in campo il massimo sforzo per venire incontro a questa forte domanda”. Più duri i toni usati dal presidente di Unimpresa Sanità, Giancarlo Greco: “Se questo governo, come dice, è a fianco del Sud deve immediatamente mettere i soldi a copertura della Zes così come promesso e millantato. Dopo l’imboscata dell’autonomia differenziata il credito d’imposta farlocco per il Sud è il chiaro segnale di una ostilità nei confronti del Mezzogiorno. Se così non è, come ci auguriamo, si diano subito segnali concreti”.

Oggi intanto a Palazzo Chigi Meloni e Fitto sveleranno il Piano strategico per la Zes che, ha detto il ministro, “rappresenterà lo strumento di riferimento fondamentale per poter attuare le politiche di intervento all’interno dell’area della Zona economica speciale”. Ieri si è svolta la riunione conclusiva del gruppo tecnico di lavoro sul Piano cui hanno preso parte Cnel, Banca d’Italia, Banca europea per gli investimenti, Ocse, Cassa Depositi e Prestiti, Istat, Confindustria, Svimez Assonime che hanno dato il loro contributo al fine dell’individuazione delle filiere strategiche per lo sviluppo della Zes, selezionando gli ambiti produttivi già presenti nel Mezzogiorno e quelli che hanno maggiori opportunità di crescita.
Nei prossimi giorni arriverà in Consiglio dei ministri anche la relazione più volte annunciata dal ministro Fitto sulla funzione e i numeri delle otto Zone economiche speciali sostituite dalla Zes Unica che sarà poi trasmessa al Parlamento.


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