Ursula von Der Leyen oggi a Lampedusa
3 minuti per la letturaDOPO l’invito di Giorgia Meloni a vedere con i propri occhi la situazione a Lampedusa, colpita da un flusso straordinario di sbarchi di migranti, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen sarà oggi in visita nell’isola siciliana. Coincidenza perfetta con il comizio di Marine Le Pen a Pontida, per la festa della Lega, al fianco di Matteo Salvini. Un comizio che secondo le indiscrezioni dovrebbe essere in chiarissima chiave anti-Bruxelles. A differenza però di quanto accadrà a Lampedusa dove certamente l’Europa rappresentata da Ursula Von der Leyen porterà il proprio sostegno all’Italia e all’isola. Al di là delle tempistiche, quello che è certo è che, per Bruxelles, quella dei migranti è una questione che va risolta “insieme”. “Lampedusa è Europa. E l’Europa deve rispondere insieme a questa tragedia umana”, ha detto la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, dopo un colloquio con la premier Meloni. “Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo è indispensabile. Urgente”, ha sottolineato.
Bene ha fatto la Germania, come ha annunciato la ministra tedesca dell’Interno, Nancy Faeser, parlando di “obbligo di solidarietà”, a fare retromarcia e decidere di riprendere l’ammissione volontaria di migranti provenienti dall’Italia che era stata sospesa. Intanto, accelera il confronto attorno alla riforma del Patto di stabilità europeo. Al Consiglio informale dell’Economia a Santiago di Compostela i ministri dei Ventisette hanno rinnovato la volontà unanime di trovare un accordo entro fine anno, ma con un cambio di passo e una nuova disponibilità a trovare davvero un compromesso. Il tema resta ora come farlo, e non è certo poca cosa. Ma almeno il clima è mutato e c’è la forte volontà di arrivarci.
L’Italia incassa poi un’importante apertura alla richiesta di scorporare almeno nell’arco temporale del Pnrr, ovvero fino al 2026, una parte degli investimenti legati al Recovery e le maggiori spese in difesa per la guerra in Ucraina. Ne andrebbe comunque definita nel dettaglio la quota, o un eventuale tetto di scorporo, e si parla per ora solo di ‘aperture’ o anche ‘timide aperture’ dalla Germania. Ma è indubbiamente un passo avanti anche per Roma. Insomma “un esito importante”, per dirla con il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. Tutti gli Stati dell’Ue vogliono “accelerare e quindi intensificare molto il lavoro per raggiungere questa intesa”, ha spiegato, mostrando la “disponibilità” necessaria per trasformare quindi il compromesso in decisioni. L’idea è cercare di raggiungere il consenso politico sulla riforma già per ottobre. Arrivando a completare l’intesa tecnica sul testo in novembre, in modo che l’iter istituzionale si completi entro fine anno e l’approvazione arrivi entro la fine della legislatura europea, per avere quindi il nuovo patto già il prossimo anno.
Tutti sono consapevoli che senza un’intesa il ritorno alle vecchie regole sarebbe un problema: a fine 2022 il deficit di ben dodici Stati dell’Ue sfondava il tetto del 3% sul Pil. Ma, a parte i decenni passati dall’adozione delle vecchie regole, è intervenuto anche un approccio più morbido di diversi Paesi solitamente ‘rigoristi’. La guerra in Ucraina e la necessità di aumentare la spesa nella difesa hanno contribuito a mutare l’atteggiamento di gran parte dei paesi del nord Europa. E, almeno per il momento, sembra bastare.
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