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Neanche uno spiraglio di pace tra Russia e Ucraina, con Putin un clima di tensione e Mattarella telefona alla famiglia Salis


È la vigilia di Pasqua ma la pace tra Russia e Ucraina sembra essere essere lontanissima. L’Europa trema, perché è pochi metri da lì. Solo venerdì gli eurofighter hanno intercettato due caccia russi sul Mar Baltico. Si stima che ci vorrebbero 300 mila soldati per difendere il fianco est dell’Europa. Insomma, lo spettro della terzo guerra non sembra essere così lontano.

E a proposito di Europa continua a far discutere il caso Salis, l’insegnante italiana arrestata per aver causato lesioni “potenzialmente mortali” a estremisti di destra durante una manifestazione. Il padre Roberto ha scritto al Capo dello Stato. E Sergio Mattarella, nel giorno della vigilia di Pasqua, gli ha subito telefonato ieri mattinata. «Ha ribadito la sua vicinanza personale a me e alla famiglia – ha raccontato Salis senior – e mi ha garantito il suo personale interessamento al caso. Lo ringrazio per la solerzia con cui mi ha risposto in meno di 24 ore e soprattutto per la sensibilità e la vicinanza al dramma che sto vivendo con la mia famiglia». È la prima volta che Roberto Salis parla con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella visto che, dopo la prima pec inviata al capo dello Stato il 17 gennaio, era stato contattato telefonicamente da un funzionario del Quirinale.

«Siamo tutti molto contenti e lo sarà anche Ilaria quando la sentirò – ha spiegato – è stata una telefonata molto cordiale di circa cinque minuti che mi ha fatto molto piacere e alla fine ci siamo fatti gli auguri di Pasqua». Salis ha ringraziato molto per la chiamata e la velocità del riscontro e ha spiegato che, con la sua lettera, voleva segnalare la disparità di trattamento tra due cittadini italiani. Il riferimento è a sua figlia e al coimputato Gabriele Marchesi, arrestato a Milano su richiesta di Budapest e subito messo ai domiciliari. Il caso è dunque diventato politico perché il centrosinistra resta convinto che il governo non abbia fatto abbastanza. Neppure la richiesta scritta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani al suo omologo ungherese di evitare il trasferimento dal carcere al tribunale in catene è stata accolta.

Il partito democratico ha plaudito alla mossa del Capo dello Stato. «Il presidente Mattarella ha dato un grande segno di attenzione umana e istituzionale al padre di Ilaria Salis e al contempo a ogni cittadino italiano, ai quali ha detto ‘non siete soli’» ha affermato Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd. Gli ha fatto eco Riccardo Magi di +Europa: «La telefonata del Presidente Mattarella al padre di Ilaria Salis colpisce non solo per il grande gesto di umanità personale e dimostrazione di vicinanza delle istituzioni, ma anche per le parole che il Capo dello Stato ha usato, sottolineando il trattamento a cui la nostra concittadina è sottoposta.
Solo il governo italiano non si è voluto accorgere di ciò che Ilaria Salis sta passando: d’altronde l’azione di Nordio e Tajani si è rivelata inefficace. Senza parlare poi del silenzio colpevole di Giorgia Meloni, che probabilmente ha perso il telefono dove conservava il numero di Orban insieme ai selfie con lui». Rincara Osvaldo Napoli di Azione: «Poco può fare il presidente della Repubblica se non sollecitare il governo a una più vigorosa azione diplomatica. Dal governo Meloni, finora, un silenzio carico di calcoli elettoralistici».

Sullo sfondo si discute di europee e candidature sia a destra sia a sinistra. Letizia Moratti, candidata di Forza Italia nel Nord-Ovest, mette in chiaro un concetto che sembra essere rivolto a Lega e Fratelli d’Italia: «Nessuna alleanza con i partiti di estrema destra: per noi del Ppe questo e’ un punto fermo. Nel gruppo Identita’ e democrazia ci sono partiti, come i tedeschi di Alternative fur Deutschland, che portano avanti delle tesi molto estremiste, anche razziste per certi versi».
A sinistra e in particolare al Nazareno si dibatte se puntare o meno la detenuta Ilaria Salis. Anche perché c’è il precedente di Toni Negri, eletto nel 1983 dai Radicali di Marco Pannella. E sempre da quelle parti si è aperto un dibattito sul profilo di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire. «Sarebbe un errore gravissimo non candidare Marco Tarquinio» tuona su Repubblica Graziano Delrio.


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