Matteo Salvini e Giuseppe Conte
4 minuti per la letturaLE SPINTE avverse al governo di Giorgia Meloni avanzano: avanza l’alleato Matteo Salvini, che sotto sotto sogna di destabilizzare l’Esecutivo e avanza Giuseppe Conte, leader del M5S, che nel frattempo flirta con l’ex alleato Salvini. E avanza la protesta dei trattori, che per un giorno hanno manifestato dappertutto. Partiamo dal vicepresidente del Consiglio. Ogni giorno ha la sua pena. L’ultima riguarda il cosiddetto “terzo mandato”. Sembra essere la carta per salvare la sua leadership. Il capo di via Bellerio considera il Veneto l’ultimo feudo per la sopravvivenza. Lì c’è la punta di diamante del leghismo, il governatore con il più alto indice di gradimento. Il terzo mandato aprirebbe il via a un’altra stagione all’insegna di Zaia. Altrimenti significherebbe cedere la Regione a Fratelli d’Italia.
SALVINI E CONTE, GLI ALLEATI-NEMICI E GLI AGRICOLTORI CONTRO IL GOVERNO
Dice il salviniano Edoardo Rixi a Repubblica: «Sul Veneto posso assicurare che non molleremo. Zaia vincerà anche le prossime elezioni. Come? Se sarà necessario, anche candidandosi come semplice consigliere in una lista civica o in quella della Lega. E decidendo poi un nome a lui vicinissimo per la presidenza. Vediamo a quel punto se vince lui con il 40% o il meloniano De Carlo. Secondo me vince lui e perde De Carlo». Insomma, la Lega non scherza. È mette sul tavolo uno scenario fin qui impensabile, una divisione del centrodestra nella regione leghista per antonomasia. Ed è la ragione per cui fino all’ultimo la compagine di Salvini porterà avanti l’istanza del terzo mandato. In questo clima la destra di governo prepara la campagna elettorale delle elezioni europee e dovrà affrontare i dossier parlamentari più scottanti in un clima in cui voleranno i coltelli. Non perdendo di vista alcuni must, come il ponte sullo Stretto di Messina. «Il Ponte sullo Stretto – dice Salvini – è un’opera che porterà sviluppo e crescita non solo in due regioni affamate di infrastrutture e di lavoro, ma in tutta Italia. Infatti i dati di enti terzi distribuiscono sull’intero territorio nazionale le ricadute occupazionali e di maggior ricchezza positive e dicono che la prima regione per incremento di Pil e posti di lavoro creati sarà la mia Lombardia».
Un altro must che ricorrerà nella narrazione leghista sarà l’autonomia differenziata. Approvata in Senato, ora le truppe di Salvini auspicano che si acceleri a Montecitorio, così da poter sbandierare la riforma completa alle elezioni europee. Salvini, dunque, non demorde e fa asse con l’ex alleato Giuseppe Conte: premier e vicepremier del governo gialloverde hanno deciso di riavvicinarsi. Mercoledì la Camera dei deputati era chiamata a eleggere i componenti supplenti della commissione di vigilanza di Cdp (cassa depositi e prestiti). E in quel voto la sorpresa è stata l’elezione del cinquestelle Gianmauro Dell’Olio che, secondo varie ricostruzioni, sarebbe stato sostenuto anche dalla Lega. Un voto che segue a distanza un’altra intesa tra Salvini e Conte. Sulla Rai entrambi hanno difeso l’ad Roberto Sergio, finito sotto scorta per aver fatto leggere a Mara Venier il comunicato pro Israele. Una difesa che anticipa il posizionamento sulla Rai.
E non solo. L’asse Salvini-Conte contro il governo è la controreplica alla corrispondenza d’amorosi sensi tra Schlein e Meloni. Quale dei due prevarrà? Più facile che alla fine avranno la meglio la presidente del Consiglio e la segretaria del Pd. In questo contesto giocano dalla stessa parte di Salvini e Conte i trattori, che proprio ieri hanno manifestato in quasi tutto lo Stivale. Il movimento dei trattori si è diviso. La parte più dialogante si è seduta al tavolo con il governo, l’altra, quella più protestataria, si è radunata al Circo Massimo. Più di mille i partecipanti, capitanati dall’ex forcone Danilo Calvani: «Non si deve mollare, bisogna andare avanti». Calvani ha preso di mira il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «Lollobrigida ha un deficit di nozioni tecniche e un deficit di statura istituzionale. Non può rappresentarci e non deve parlare a nome nostro. Dice di essere amico di Coldiretti, che è un’associazione che ha rovinato l’agricoltura. Abbiamo creato qualcosa di importante che non finirà qua, la gente è con noi ed è stufa. La loro disperazione e l’ingiustizia che subisce è confluita in questa grande iniziativa. Abbiamo capito che il popolo è che noi. Ha gli stessi nostri problemi».
LE REAZIONI DI FDI
Fratelli d’Italia minimizza e lo mette a verbale con il capogruppo a Montecitorio, Tommaso Foti: «Ai roboanti annunci televisivi si contrappone la realtà dei fatti: come previsto, si rivela un autentico flop la manifestazione contro il governo organizzata da piccoli gruppi di sobillatori, coadiuvati da militanti politicizzati, che nulla hanno a che fare con il mondo dell’agricoltura e i suoi reali problemi. Doveva esserci un’ondata di trattori pronta a invadere Roma, con al seguito migliaia di persone, e invece, anche questo come previsto, solo poche centinaia, comprese nel numero le forze dell’ordine, hanno raggiunto il Circo Massimo».
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