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Il ministro Roberto Calderoli, primo firmatario della legge sull'autonomia differenziata

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UN PASSO avanti e due indietro aspettando il Premierato: è il cammino contorto del disegno di legge sull’autonomia, lo Spacca-Italia, che da ieri è approdato alla Camera, dove la Lega spinge ma gli alleati frenano. La Lega mette sul piatto anche il terzo mandato per i governatori, gli alleati prendono tempo. Insomma, è una vera e propria partita a scacchi. L’esame del provvedimento, approvato dal Senato il 16 gennaio scorso, inizierà ufficialmente oggi in commissione Affari costituzionali. La sede naturale, da dove secondo logica istituzionale il Ddl sarebbe dovuto partire prima che il ministro Roberto Calderoli ne facesse una questione personale.

LA PARTITA DOPPIA AUTONOMIA-PREMIERATO TRA LEGA E FDI

Atto 1665, relatori i deputati Paolo Emilio Russo, parlamentare di FI eletto in Sicilia ma nato a Como, Alberto Stefani, sindaco di Borgoricco, salviniano doc, Alessandro Urzi’, (FdI) altoatesino, eletto nella circoscrizione di Bolzano. Il disegno della Lega sull’autonomia sbarca a Montecitorio sapendo bene che i giochi si faranno al Senato, dove il provvedimento per l’elezione diretta del premier rischia invece di impantanarsi. O tutti e due o niente, pacta servanda sunt. L’autonomia differenziata della Lega è il prezzo da pagare. Oggi verrà tracciato il percorso: verranno proposte le audizioni e fissato forse anche il termine per la presentazione degli emendamenti al testo che, se modificato, dovrà tornare in Senato in terza lettura. Il Carroccio, che guarda alle elezioni europee, punta sull’autonomia per recuperare voti e rinuncia di fatto a radicarsi nel Sud e si arrocca nei suoi territori storici, certificando così di fatto il fallimento della strategia salviniana. Sale intanto la conflittualità in vista della manifestazione indetta per venerdì a Roma contro il governo. Sponsor principale della protesta il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, con l’adesione di Cgil e Uil (non la Cisl che si è dissociata). Sul tavolo non c’è solamente la questione dello Spacca-Italia ma anche la gestione dei Fondi del Pnrr e il confronto sui Fondi di sviluppo e coesione. «Non è il caso di fare le barricate sull’autonomia differenziata» fa sapere Giuseppe Sala, sindaco di Milano: il disegno di legge della Lega non gli piace «perché non considera per niente le grandi città e dà tutto alle Regioni: penso che sia una vera follia, per esempio, che il Paese rischi di avere 20 politiche energetiche per 20 regioni».

LE RISERVE DI BEPPE SALA SULL’AUTONOMIA DELLA LEGA

Un giro di parole, quello del primo cittadino meneghino, per attaccare un provvedimento che ha causato mal di pancia anche nel centrodestra. Un sondaggio realizzato da Ipsos – e pubblicato dal Corriere della Sera – ha stimato un 41% di favorevoli alla riforma, con una parte rilevante di indecisi che si attesta al 27%. Un terzo degli intervistati è convinto che i servizi delle Regioni migliorerebbero, e pure in questo caso la componente di dubbiosi è alta, fino ad arrivare al 20%. In entrambi i quesiti, i contrari sono nettamente al di sotto dei favorevoli. Numeri molto discutibili, considerando che l’autonomia differenziata rimane per larga parte degli italiani una parola sconosciuta. Un’ampia fetta di popolazione ancora non conosce l’argomento. Materia complessa che diventa incandescente quando si scende nei particolari.

L’iter dell’autonomia sarà molto lungo, nonostante il ministro della Lega Calderoli abbia previsto per il Parlamento un ruolo quasi simbolico. Per la definizione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni senza i quali il disegno di legge resterà depotenziato, fondamentale sarà il ruolo della Commissione tecnica sui fabbisogni standard (Ctfs). Ma Calderoli ha pensato anche a questo, e ha fatto nominare a capo della Ctfs la dottoressa Elena D’Orlando, ovvero l’esperta di autonomia e collaboratrice del presidente del Veneto Luca Zaia che ha fatto parte della Delegazione trattante nel negoziato Stato-Regione Veneto. Gongola, dunque, leggendo i sondaggi il ministro agli Affari regionali Calderoli, padre di questa riforma capestro. Il ministro parla di «operazione-verità», perché «nessuno vuole spaccare il Paese, al contrario, questa riforma vuole ridurre i divari assicurando servizi adeguati a tutti i cittadini, nel segno della responsabilità, della trasparenza e della buona amministrazione».

CREPE NELLA MAGGIORANZA

All’interno dei partiti di maggioranza, però, qualche crepa si apre. A Catanzaro, per esempio, nella manifestazione contro il Ddl Calderoli davanti alla Prefettura ieri c’era anche il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro di Forza Italia. «Qui ci sono sindaci con distinte appartenenze politiche e diversi orientamenti ideologici, tutti uniti da un unico grande obiettivo, che è la difesa dei territori, per far sì che escano rafforzati e tutelati da qualsiasi iniziativa – ha dichiarato Mascaro mostrando la fascia tricolore – non è assolutamente più accettabile che possano esistere territori a due velocità. Quello che deve interessare ai sindaci è la tutela dei propri territori. C’è forte preoccupazione perché ci sono delle aree che sono oggettivamente svantaggiate e rispetto alle quali si deve evitare di correre il rischio di un’ulteriore penalizzazione. È inevitabile che intanto si possa parlare di sottoscrizione di intese se prima non vi è un finanziamento integrale di tutte le somme necessarie per raggiungere i livelli essenziali di prestazioni. È ovvio che bisogna, inoltre, abbandonare totalmente qualsiasi idea o tentazione che faccia riferimento a quelle che sono le spese storiche, ma bisogna considerare i fabbisogni standard dei territori». Posizioni che ricalcano quelle dell’Anci Calabria.

Sindaci, esponenti politici, soprattutto del centrosinistra, rappresentanti delle forze economiche e sociali e associazioni varie, hanno partecipato a sit-in nei cinque capoluoghi calabresi, da Catanzaro a Cosenza, e poi a Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia. La manifestazione clou è stata a Cosenza, dove era presente la presidente dell’Anci Calabria, Rosaria Succurro, sindaco di San Giovanni in Fiore e presidente della Provincia bruzia, dirigente regionale di Forza Italia. finita nei giorni scorsi al centro delle polemiche per aver aspramente contestato il testo della maggioranza di governo attirandosi dure critiche soprattutto della Lega.


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