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Giorgia Meloni durante la conferenza stampa

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ALLA fine il tribunale politico non c’è stato, il caso Pozzolo è stato liquidato in due domande: «Tutto sotto controllo» sussurra un fedelissimo di Giorgia Meloni. La sintesi della conferenza stampa di fine anno, ops di inizio anno, si può racchiudere in una frase di un cronista parlamentare: «Meloni ha il merito di parlare chiaro anche se dice poco o nulla. In assoluta linea con il cittadino medio». Battute a parte, alle 11 di giovedì 4 gennaio si è tenuto il consueto incontro tra la stampa parlamentare e la presidente del Consiglio. 45 domande, oltre 3 ore di «seduta». Atmosfera da grandi occasioni, Giorgia Meloni è all’inizio tesa, forse si attende domande su domande sul caso Pozzolo. E invece la domanda sul parlamentare di Vercelli arriva dopo un’ora e un quarto, per bocca del giornalista di Fanpage Marco Billeci. Sospiro di sollievo in sala. Meloni aggrotta la fronte e risponde: «Il parlamentare Pozzolo ha un porto d’armi per difesa personale, non so perché ma questo non va chiesto a me ma all’autorità competente. Girava con un’arma a Capodanno, presumo che chi ha un porto d’armi per difesa personale porti con sé un’arma, ma la questione non è questa. Il punto è che chiunque abbia un’arma deve disporne con serietà e responsabilità, per questo c’è un problema con quello che è accaduto, non conosco la dinamica della vicenda, vedremo. Ma in ogni caso – conclude la Meloni – qualcuno non è stato responsabile, e chi non è stato responsabile è chi detiene quell’arma, non va bene per chiunque ma in particolare, ho chiesto che Pozzolo venga deferito alla commissione garanzia di probi viri di FdI, e sospeso dal partito, che è quello che posso fare sul piano statutario». La parola magica è «sospeso». Caso chiuso. Forse, chissà.

I cronisti la incalzano sulla selezione della classe dirigente e sulla questione morale all’interno del suo partito. E lei, Giorgia, sbotta: «Sulla classe dirigente del mio partito, c’è sempre qualcuno che non ti aspettavi e fa errori o cose sbagliate. Però non son disposta a fare questa vita se persone intorno a me non sentono la responsabilità. Non sempre accade ma per la responsabilità che abbiamo, e io vivo quella responsabilità, intendo essere rigida». E ancora: «A sinistra si è garantisti coi propri (cuccia di cane compresa) e giustizialisti con gli altri. Non è la mia idea di Stato di diritto». E aggiunge: «Ho un ottimo rapporto con i miei alleati, a differenza di quello che leggo su alcuni giornali. Sono molto contenta di quelli che con la mia maggioranza abbiamo costruito e stiamo costruendo. E non temo nemmeno le elezioni europee».

L’inquilina di Palazzo Chigi è in versione «melonismo in purezza». L’esecutivo è stabile, non ci sono problemi con gli alleati. «Dopo molti anni la legge di bilancio è stata approvata senza il voto di fiducia». Sintesi finale: «Mi trovo bene con gli alleati». Da qui difende Salvini quando esce fuori la domanda sull’affaire Verdini-Anas: «Penso che sulla questione bisogna attendere la magistratura, sicuramente quello che ho letto è che le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, Salvini non viene chiamato in causa, e non ritengo che debba riferire in Aula- risponde Meloni- Penso che si faccia sempre un errore quando si tenta di trasformare un caso come questo in un caso politico, da quello che so l’unica tessera che ha avuto Verdini è quella del Pd, ma nessuno ha pensato di coinvolgere il Pd in questa materia. Mi pare che con questo governo affaristi e lobbisti non stiano passando un buon periodo con questo governo, e non escludo che sia anche questo il motivo per cui mi arrivano certi attacchi».

Va da sé, Meloni rilancia il premierato assicurando che non ci sarà alcuna perdita di potere da parte del presidente della Repubblica. La presidente del Consiglio ritiene che si debba intervenire sulla forma di governo perché «in Italia abbiamo avuto un problema di stabilità degli esecutivi». Meloni si augura di avere la maggioranza dei due terzi in Parlamento, altrimenti punterà tutto sul referendum confermativo che «non sarà un referendum su Giorgia Meloni». Tutto questo dovrà essere accompagnato da una modifica del sistema di voto che avrà un premio di maggioranza ma con una soglia minima di accesso, assicura. Meloni si dice «favorevolissima» alla reintroduzione delle preferenze, anche se su questo se la dovrà vedere con i partiti da sempre restii sulla questione. Eppure uno dei momenti più frizzanti arriva con la domanda che riguarda il magistrato della Corte dei Conti che in un post ha criticato il governo.

Il caso Degni? «Non voglio intervenire, ma immaginare che le persone di nomina politica in incarichi super partes si comportino da militanti politici mi fa paura. Non si può considerare normale, è una mentalità che combatto. Mi aspetto una risposta da parte di Elly Schlein, e anche da parte di Gentiloni, che ha nominato questa persona. Colpisce la sfrontatezza, ma è grave il silenzio della sinistra». Per un attimo si torna ad una frase simbolo pronunciata da Meloni più di un anno fa, durante la formazione del governo: «Non sono ricattabile». Nel rispondere a una domanda la ripete: «Io non ho paura di quelli che pensano di influenzare le scelte del governo, preferisco andare a casa piuttosto». Le viene chiesto anche di spiegare meglio, a chi si riferisce? «Non ho da aggiungere altro, se non che esistono alcune persone che ritengono di avere alcuni ruoli che non hanno fondamento…».


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