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Il ministro Nordio e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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NEL giorno del ricordo della strage di via D’Amelio, Sergio Mattarella dà il via libera al disegno di legge Nordio che adesso potrà così essere esaminato dalle Camera. «Mattarella ha firmato il ddl sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Ora si parte dal Senato. Noi saremo a fianco di Nordio, un galantuomo garantista» esulta il calendiano Enrico Costa.

IL GOVERNO RESPIRA

È questo il fatto politico del giorno: la firma del capo dello Stato al provvedimento della discordia su cui da giorni maggioranza e opposizione litigano. Anche perché la firma è arrivata dopo diversi giorni. Mattarella ha esaminato attentamente la parte del testo di Nordio sull’abolizione dell’abuso di ufficio, dove a suo avviso si annidava una serie di criticità che stridevano con le direttive europee. Tutto questo fa tirare un sospiro di sollievo a un Esecutivo travolto dallo scontro con la magistratura che va avanti da giorni e da una boutade del ministro della Giustizia sulla modifica del reato di concorso esterno in associazione mafioso. Il tutto in attesa di quello che poteva essere il Mattarella pensiero sulla riforma Nordio.

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Giorgia Meloni non ha gradito l’uscita del ministro e ha chiesto al Guardasigilli di rettificare. E proprio ieri, intervenendo al question time a Montecitorio, incalzato dal M5S sul concorso esterno, Nordio è sbottato: «Comprenderete il mio sconcerto e il mio sdegno quando qualcuno mi ha definito favoreggiatore della delinquenza mafiosa. Nel programma di riforme annunciato da questo governo non vi è traccia, né avrebbe potuto esserci, di modifiche della disciplina del concorso esterno in associazione mafiosa. Non fa parte del programma governativo: non c’è, non esiste e non sarà fatto».

NORDIO: «UNA VITA CONTRO LA MAFIA»

E ancora: «Non vi è alcun affievolimento nel contrasto alla criminalità organizzata, né potrebbe essere altrimenti, principalmente da parte di un ministro che vi ha dedicato la parte più importante della propria funzione di magistrato. Ed è con questo sentimento di commossa rievocazione del collega Paolo (Borsellino, ndr) e delle altre vittime della violenza stragista, che auspico che questa polemica sterile oggi si chiuda». Replica piccata del grillino Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale Antimafia: «È evidente che il concorso esterno rappresenta uno strumento fondamentale: le tre condanne di Antonio D’Alì, Nicola Cosentino e Marcello Dell’Utri dimostrano come il concorso esterno tenda a coprire proprio quelle sacche di collusione che nessun’altra figura va a coprire, così come per l’abuso di ufficio. Ecco perché noi siamo molto preoccupati di come ci si sta muovendo e di quelli che saranno gli ulteriori avanzamenti che si faranno indebolendo il contrasto alle mafie e alla corruzione».

MELONI A PALERMO

Tutto questo nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio, dove nel 1992 furono assassinati il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Meloni apre la giornata con una lettera al Corriere della Sera: «La lotta alla mafia è parte di noi, è un pezzo fondante della nostra identità, è la questione morale che orienta la nostra azione quotidiana». Ecco, nella stessa missiva la premier definisce «stucchevole il tentativo di alcuni di strumentalizzare la mia impossibilità – data da altri impegni concomitanti – di partecipare anche alla tradizionale fiaccolata di Palermo, alla quale ho sempre orgogliosamente preso parte».

Dopodiché l’inquilina di Palazzo Chigi vola a Palermo per commemorare Borsellino e gli agenti della sua scorta. La sua è una visita di poche ore, istituzionale, che inizia con la deposizione delle corone per le vittime dell’eccidio alla caserma della polizia Lungaro insieme al ministro dell’Interno, Piantedosi, al capo della polizia, Pisani, e ai vertici delle forze dell’ordine e degli uffici giudiziari, ed è proseguita con l’omaggio alle tombe dei giudici Falcone e Borsellino e poi con la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura.

A margine delle commemorazioni, Meloni si ferma a rispondere ai cronisti. Torna sulle polemiche, in particolare su chi sostiene che non avrebbe preso parte alla fiaccolata di Palermo per paura di essere contestata. «Chi mi può contestare? La mafia? La mafia può contestare un governo che ha fatto tutto quello che andava fatto sul contrasto alla criminalità organizzata. Ma io non sono mai scappata in tutta la mia vita. Io sono una persona che si permette sempre di camminare a testa alta. Sono qui oggi e sarò qui sempre per combattere la mafia. Se avessi partecipato solo alla fiaccolata mi avrebbero detto “eh, non partecipi alle cose istituzionali”. Ho fatto quello che era giusto fare da presidente del Consiglio».

C’è anche spazio per una domanda sul ministro Nordio e sull’ipotesi di intervento sul reato di concorso esterno: «Per quanto riguarda Nordio, le cose che si devono fare si fanno, mentre del resto si può evitare di parlare. Nordio ha risposto a una domanda in tema di concorso esterno in associazione mafiosa, ma lui stesso ha detto subito che non era una cosa prevista nel programma di governo del centrodestra, e infatti non c’è stato alcun provvedimento su questo».


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