L'intervento di Antonio Tajani
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È STATO un weekend che in Forza Italia non dimenticheranno mai. Quello del “qui si fa la storia”. Anche a Tolfa, la “prima” di Antonio Tajani da segretario, il clima era quello delle grandi occasioni, mentre tornava di continuo il ricordo di Silvio Berlusconi, che da Statuto resterà «per sempre» il presidente di Forza Italia. Ma a Tolfa, piccolo Comune tra le montagne laziali, gli azzurri sono andati a respirare aria di avvenire. Un po’ perché la prima uscita pubblica di Antonio Tajani nel ruolo di segretario apre una nuova fase. Un po’ perché, ad ascoltarlo, c’è una platea di under 25 che guarda all’orizzonte.
«MANCA IL RUOLO DELLA DC»
Tajani, da leader di Forza Italia declina i verbi al tempo futuro. E non ha dubbi: «Dobbiamo essere la pietra su cui poggia il sistema politico italiano, una pietra con valori e fondamenta». Tajani traccia le traiettorie del partito fino alle europee. In mezzo, però, c’è il congresso. Le tensioni non mancano e il vicepremier si appella all’unità: «Guai se fossimo qui per organizzare correnti e correntine, hanno sempre distrutto le forze politiche».
Sul palco, insieme al ministro degli Esteri, in polo bianca e occhiali da sole, c’erano il deputato Alessandro Battilocchio, il coordinatore nazionale dei giovani azzurri Stefano Benigni e il capogruppo alla Camera Paolo Barelli. Che ha fissato l’asticella: «Portare il centrodestra all’italiana al governo dell’Europa». In realtà l’asticella non sarà nemmeno facile da superare e le elezioni europee sono a rischio flop se il barrage non venisse scavalcato. Ma tra gli azzurri, nel weekend dell’incoronazione di Antonio Tajani a segretario nazionale, c’è fiducia. Ed è stato proprio il segretario a chiarire il peso specifico del partito nel perimetro delle alleanze. «Forza Italia – dice – è l’essenza del centrodestra. Senza di noi esisterebbe soltanto la destra o l’estrema destra: questo è il ruolo politico che dobbiamo svolgere da qui alle europee».
Tajani, nella stoccata a Lega e Fratelli d’Italia, non parla mai di “centro”, ma cita la Democrazia cristiana. «Oggi – dice rivolto ai giovani – è l’anniversario della Dc. Nulla si può rifondare, però quel ruolo manca».
APPELLO PER LE EUROPEE
E così, la metafora della “pietra angolare” cresce fino a diventare “dimora”. «Abbiamo la possibilità – sostiene Tajani – di diventare quella dimora che milioni di italiani stanno cercando». L’ambizione, insomma, è di rendere Forza Italia «luogo di confronto», da «costruire insieme anche ad altri». E, tra questi altri, il segretario guarda anche a chi «si trova a disagio con un Pd copia del M5s». L’imperativo è «aprire le porte: dobbiamo dimostrare di essere coloro in cui avere fiducia». In vista del banco di prova delle europee, Tajani comincia a battere chiodo sul “salario ricco”, da contrapporre a quello minimo. Si richiama a una «visione pragmatica della lotta al cambiamento climatico», contro la «religione ambientalista». E invita «uomini e donne» del partito a far «camminare le idee per raccogliere consenso»
TAJANI E LE TENSIONI INTERNE DI FORZA ITALIA
Da qui al prossimo giugno, però, c’è un congresso da celebrare. E non sono esclusi scossoni per la “dimora” di Tajani, ancora tutta da costruire. Giorgio Mulè vede il vicepremier come un «traghettatore». «Spetterà al congresso – avvisa – sancire se sarà il nostro capitano definitivo, nel frattempo sarà necessaria una collegialità reale e non dichiarata».
La capogruppo al Senato Licia Ronzulli, così come Mulè, non ci sta a sentir parlare di minoranze, né di correnti. E aggiunge: «Prematuro parlare di chi potrebbe contendere la leadership». Dunque, nessun colpo di scena è escluso. Mentre cresce l’incognita Marta Fascina, assente anche ieri al consiglio nazionale. «Mi auguro che parteciperà alla vita del partito – commenta Maurizio Gasparri – spero solo che estrinsechi la sua personalità, fino a oggi è stata sempre molto riservata».
Che il clima, in Forza Italia, non sia disteso lo dimostra la replica di Tajani alle critiche interne: «Le dichiarazioni senza nome e cognome valgono meno di zero. Perché non me lo vengono a dire in faccia?». Nella sua “dimora”, forse, ci sarà spazio anche per questo.
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