Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
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IL TIMING non è stato dei migliori, perché la mossa di Carlo Nordio di mettere in discussione il concorso esterno arriva a pochi giorni dall’anniversario dell’uccisione di Paolo Borsellino. E così, in un amen, si riaccende lo scontro. Questa volta, però, la coalizione di centrodestra non appare compatta. Meloni e i suoi nicchiano. E anche Matteo Salvini ritiene che «non sia una priorità». Insomma, si apre un altro duello con la magistratura. Ecco la tesi di Nordio: «Tra il 2002 e il 2006 ho presieduto la commissione per la riforma del codice penale, con autorevoli accademici, magistrati e avvocati, e ho studiato tutto ciò che era stato scritto in materia. Praticamente all’unanimità la Commissione ha concluso che il concorso esterno andava tipicizzato con una norma ad hoc, perché non esiste come fattispecie autonoma nel codice, ma è il frutto di un’interpretazione giurisprudenziale che coniuga l’articolo 110, sul concorso, con il 416, sull’associazione».
MUGUGNA LA MAGGIORANZA
Tutto questo a poche ore dall’opera di moral suasion da parte del capo dello Stato, che nel bilaterale con Giorgia Meloni ha chiesto di abbassare i toni per svelenire il clima. Ragion per cui la presa di posizione del Guardasigilli non viene gradita da Palazzo Chigi. Meloni resta silente. Ma la replica piccata arriva dal sottosegretario Alfredo Mantovano, l’ombra della premier alla presidenza del Consiglio. «Si scrive Mantovano, ma si legge Giorgia» confida chi frequenta la war room di piazza Colonna. «C’è una giurisprudenza consolidata – avverte Mantovano – non riaprirei altri discorsi. Ai parenti delle vittime di mafia – a Salvatore Borsellino e Maria Falcone – dico che il governo non faràalcun passo indietro». Che la questione sia scottante e non aiuti certo gli equilibri all’interno del governo si comprende dai malumori diffusi nella maggioranza. Per dire, si oppone anche il vicepremier Matteo Salvini: «Questa non è la priorità».
Una presa di distanza arriva anche dal viceministro di via Arenula, l’azzurro Francesco Paolo Sisto: «L’altro ieri, nella riunione al ministero sul cronoprogramma, il tema del concorso esterno non è stato trattato né inserito». «Nordio avrebbe dovuto capirlo mercoledì…» è la voce che corre in Transatlantico. Perché proprio tre giorni fa, in occasione della festa di Fratelli d’Italia, il ministro Nordio, riferendosi al concorso esterno in associazione mafiosa, aveva parlato di «reato evanescente». E molti dei presenti avevano mugugnato, segno che la proposta non era stata concordata con Palazzo Chigi. Un’uscita che aveva oltretutto scatenato la reazione dei familiari delle vittime di Cosa Nostra. Non a caso, dalle colonne di Repubblica, Maria Falcone ha risposto in questi termini: «Uno schiaffo alla memoria e al lavoro di Giovanni. Mi auguro che il Guardasigilli ci ripensi e si fermi».
I MAGISTRATI
E pensare che le tensioni stavano per rientrare. Una piccola apertura è arrivata dal presidente dell’Anm, Michele Santalucia: «Un dialogo, inteso come nostra piena disponibilità a confrontarci su proposte di riforma del sistema giudiziario, non è mai venuto meno. Abbiamo avvertito la necessità di prendere la parola per chiarire che i magistrati italiani, tutti, senza distinzioni, sono fedeli al giuramento sulla Costituzione, che li vuole imparziali e del tutto estranei alle logiche dello scontro tra le fazioni politiche». Sempre Santalucia, ai microfoni di Radio Anch’Io, si è rivolto al governo: «Non siamo stati quelli che hanno iniziato lo scontro, siamo sempre rimasti abbastanza sorpresi da quel tipo di attacco, mi riferisco alla nota di agenzia che parlava dei magistrati politicizzati. Saremmo felici se quel tipo di polemica un po’ sterile finisse, affinché il clima di rapporto con la giustizia si rassereni».
Nel frattempo l’Esecutivo intende portare avanti il progetto di riforma della Giustizia. Sostiene il capogruppo di Forza Italia, Paolo Barelli: «La riforma della Giustizia per Forza Italia non deve apparire come un tema di contrapposizione tra politica e magistratura. La riforma deve essere fatta a favore dei cittadini perché il dna di FI è garantista».
GLI OBIETTIVI DEL GOVERNO
La separazione delle carriere tra giudice e pm è uno degli obiettivi principali dell’Esecutivo. «Attualmente non abbiamo calendarizzato la proposta della separazione delle carriere – assicura il ministro Nordio – Probabilmente la porteremo nella prossima riunione di maggioranza, che sarà prima delle vacanze estive, per definire le tempistiche, perché una proposta governativa che incida su una riforma costituzionale deve essere collegata ad altri tipi di riforme che dipendono anche da considerazioni di ordine politico».
Dall’altra parte del campo i centristi Enrico Costa e Roberto Giachetti inviano una lettera al presidente della commissione Affari costituzionali, Nazario Pagano, «chiedendogli di reinserire, nell’ordine del giorno della commissione che presiede, le nostre proposte di legge in materia di separazione delle carriere della magistratura. Su questi provvedimenti, grazie alla sensibilità del presidente, sono state effettuate cinque audizioni, l’ultima a fine marzo. Poi il tema è uscito dal calendario dei lavori della commissione, in coincidenza con l’annuncio del ministro Nordio di presentare un disegno di legge governativo in materia entro il 2023». Nel pomeriggio Nordio è tornato sul concorso esterno: «Non c’è alcun cedimento sulla lotta alla mafia. Anzi. Ma la stessa parola concorso esterno è un ossimoro. Perché o si è dentro o si sta fuori, e concorrere dal latino vuole dire stare dentro. Non significa non punire alcune attività, ma ciò va fatto in una norma certa ad hoc».
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