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Chi delinea scenari dentro e fuori Forza Italia sbaglia a farlo con la malattia di Berlusconi e sottovaluta le sue mille vite. La riflessione da fare è un’altra. Ai suoi tempi sia lui sia la sinistra pensavano che si poteva organizzare tutto per il meglio. Berlusconi dichiarava che si poteva fare senza costi per nessuno, c’era sempre un piccolo o grande sogno da vendere. La sinistra pensava di organizzare questo mondo migliore puntando a una redistribuzione. Oggi appaiono in cammino verso una catastrofe con comportamenti differenti. La destra dice: facciamo muro. La sinistra: l’unica cosa è rovesciare tutto. Dal suo letto al San Raffaele Berlusconi è costretto a guardare questa radicalizzazione che è il contrario di quello che lui ha espresso politicamente. Gestire situazioni complesse come quelle attuali con la politica degli opposti estremismi di destra e di sinistra è impossibile. Serve il ritorno di quella via di mezzo della politica che sappia essere un punto di riferimento del Paese.

Silvio Berlusconi parla dalla terapia intensiva del San Raffaele a Milano e da grande combattente ripete a tutti: “Ce la farò anche questa volta”. Soffre di una forma di leucemia cronica che ha determinato un’infezione polmonare. È vigile, ha iniziato la chemioterapia e sembra rispondere alle cure. Chi lo ha sentito riferisce che “sta meglio di prima”. Forza Silvio è l’augurio che gli fanno tutti al quale ovviamente ci associamo. È un uomo che ha avuto mille vite, mille discese e mille risalite, di ogni tipo, politiche, imprenditoriali, in casa e fuori.

È un uomo che ha avuto mille conflitti, mille accanimenti e mille vie di uscita dagli angoli più stretti. Per questo vogliamo mettere in guardia tutti quelli che delineano scenari futuri dentro e fuori Forza Italia perché potrebbero essere sorpresi un’altra volta. C’è, però, una riflessione che merita di essere fatta sull’epoca politica che lui ha incarnato e che aveva già dovuto restringere nel suo orizzonte a causa della caduta di consensi. Bisogna guardarsi da quelli che la magnificano con un atto di estremo omaggio nei confronti della sua persona che è in realtà anche un modo per accelerare le pratiche di occupazione di un presunto spazio politico che si libera.

La verità dei fatti ci dice che in politica la lunga stagione di Berlusconi riguarda l’ultima età della speranza, dell’ottimismo, dell’idea che il mondo andasse verso un orizzonte molto sereno. Ha ottenuto fiducia in politica per questo. Questa aspettativa è progressivamente venuta meno. Ha potuto durare più a lungo lucrando abilmente sulla rendita della sinistra dei gufi. Oggi non c’è più un’opposizione speranzosa come era ai suoi tempi. Ai suoi tempi sia lui sia la sinistra pensavano che si poteva organizzare tutto per il meglio. Berlusconi pensava o dichiarava che si poteva fare senza grande costi per nessuno, c’era sempre un piccolo o grande sogno da vendere.

La sinistra pensava di organizzare questo mondo migliore puntando a una redistribuzione tra le parti ma perseguiva lo stesso sogno di andare avanti. Prima, cioè, tutte e due le parti erano in cammino verso un mondo migliore. Oggi invece danno tutti la sensazione di essere in cammino verso una catastrofe con atteggiamenti e comportamenti differenti tra una parte e l’altra. La destra dice: facciamo muro, ci siamo noi. La sinistra dice: l’unica cosa è rovesciare tutto.

Dal suo letto al San Raffaele Berlusconi è costretto a guardare questa radicalizzazione che è esattamente il contrario di quello che lui ha espresso politicamente. Anche i conflitti di interesse sono una sottolineatura dei tempi che cambiano rispetto alla sua stagione dove non era più possibile distinguere tra un imprenditore e un politico e molti imprenditori hanno provato a fare politica.

Anche questo fa parte del cambio d’epoca rispetto a una stagione che concepiva solo cambi d’epoca non traumatici. Nel suo orizzonte politico di una fine sempre dolce non c’è concettualmente spazio per una guerra come quella della Russia in Ucraina. Prevale la convinzione che si può ricomporre sempre tutto con la risposta dell’ottimismo. Perfino una crisi d’epoca, per intenderci. Anche nel suo impero comunicativo al contrario di quello che pensava Berlusconi, si torna al capitolo che è meglio essere uno sponsor esterno della politica, non un’espressione politica tout court.

Si torna al Berlusconi pre-politico che ha puntato prima su Craxi, poi su Segni, e infine su di lui scandendo bene “devo giocare io in prima persona” anche perché Segni gli disse di no e lui per definizione è in grado di fare tutto. A noi di questa lunga stagione, che meriterebbe ben altri ingrandimenti sulla politica estera e sul capitolo giustizia, resta una lezione per l’oggi. Che è una sola: non si può continuare a gestire situazioni così complesse come sono quelle attuali con la politica degli opposti estremismi di destra e di sinistra. C’è un disperato bisogno del ritorno di quella via di mezzo della politica che sappia essere un punto di riferimento del Paese.


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