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Qualità della vita, nelle classifiche vince il solito Nord ma per salvare il Sud servono i servizi. Ma sono attendibili?
“Sì, sì, immagino sia bellissimo vivere al Nord, a Bergamo poi… Il clima, l’inquinamento, tutto bellissimo, sì sì. E tre emoji di risate. Andate, andate… Io resto qui. Classifiche farlocche, #VIVERE al SUD”.
Così un’amica calabrese postava ieri su Facebook dopo aver letto la classifica del Sole24 ore. Nella quale Bergamo per la prima volta vince l’indagine che fotografa il benessere nei territori, balzando dal 52ª (nel 2020) alla vetta della classifica di quest’anno.
Nella top 10 trionfa il Nord-Est mentre le grandi città, tranne Bologna (9ª), scendono di diverse posizioni: Milano è 12ª, Firenze 36ª e Roma è al 59° posto. Il Sud rimane fanalino di coda, con la maglia nera a Reggio Calabria. Anche se, per avere una prima provincia meridionale in classifica, bisogna scendere a metà della graduatoria, dove si trova Cagliari.
CLASSIFICHE SULLA QUALITA’ DELLA VITA: ALCUNE CONSIDERAZIONI
Dalla classifica si evincono alcune considerazioni: la prima che mettere in discussione la scientificità non è sostenibile. I parametri utilizzati, la loro articolazione, la precisione di calcolo, sono tali che vi possono essere affinamenti e piccole correzioni, ma fondamentalmente le indicazioni che danno rispetto agli indicatori utilizzati sono corrette.
La seconda che, rispetto alla percezione condivisa, la classifica non viene ritenuta da molti, in particolare dai meridionali, un indicatore affidabile della qualità della vita, perché, se tutto quello che viene misurato è vero, lo è anche il fatto che molti preferiscono servizi meno efficienti ma vivere in una realtà più amena.
La prima provincia meridionale di questa classifica che è Cagliari, che peraltro crolla di ben 21 posizioni, non dimostra particolari condizioni positive rispetto al resto della Sardegna, per esempio.
Un terzo elemento che la classifica evidenzia è che la strombazzata crescita del Sud in realtà è tutta da costruire soprattutto nel settore dei servizi, che rimangono indietro rispetto a tutte le realtà settentrionali.
Bergamo, in pochi anni, balza al vertice delle classifiche sulla qualità della vita
Un quarto elemento che rende la classifica suscettibile di variazioni incompatibili con la sua credibilità è il fatto che da un anno all’altro si possa scendere o salire di moltissime posizioni. Che Roma crolli di 24 o Modena di 14 o Parma di 15 o Firenze di 30, Torino addirittura di 22 o Venezia di 14 o al contrario che Forlì-Cesena salga di 27 posizioni, Lecco di 24, Parma di 15, Mantova di 23, Lodi di 19, Rovigo di 18 o Caltanissetta di 8 dimostra quanto in realtà la classifica non rappresenti la vera percezione degli individui della loro condizione di benessere. La gente non ha la percezione che le condizioni cambino così velocemente. Perché sarebbe veramente strano che da un anno all’altro le condizioni di vita in una realtà mutassero in modo così sconvolgente.
L’indagine prende in esame 90 indicatori, suddivisi nelle sei macrocategorie tematiche (ciascuna composta da 15 indicatori), che accompagnano l’indagine dal 1990: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero.
LE POSIZIONI DI NAPOLI E REGGIO CALABRIA
Tutto discutibile dunque. La posizione poi della provincia di Napoli, che precede soltanto Reggio Calabria, altra città caratterizzata dal lungomare considerato il più bello del mondo, con vista sullo Stretto di Messina, fa molto riflettere su quanto la classifica rispecchi le condizioni di vita.
E quanto valore comparativamente abbiano alcuni indicatori: se dover aspettare alcuni minuti in più all’ufficio postale possa essere compensato dalla bellezza che ti circonda in termini ambientali, quale può essere la vista del golfo a Napoli, o la vicinanza del mare a Palermo, che ti consente appena hai una bella giornata di andare a prendere il sole a Mondello. Una canzone di Pino Daniele: “Napule è mille culure, Napule è mille paure; Napule è nu sole amaro, Napule è addore e mare; Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa; Napule è na’ camminata, inte viche miezo all’ato; Napule è tutto nu suonno e a sape tutto ‘o munno, ma nu sann a verità” lo dice in modo chiaro.
In questo testo Pino Daniele descrive Napoli attraverso tutti i sensi: i colori, gli odori, le sensazioni e i sapori che scopre. Ma afferma anche che per quanto possa essere narrata e amata da tutti, chi non ci vive non la può comprendere e meno che mai degli indicatori e da qui la sua conclusione: “Ma nun sann a verità”.
Parametri perfetti o una comunità accogliente?
Immaginiamo quanto possa incasellarla una classifica con una serie di parametri, tutti perfetti, con numeri inconfutabili, ma che non riescono assolutamente a raccogliere il significato profondo di una comunità che accoglie e nella quale puoi trovarti molto meglio di quanto non possa accadere nella perfetta Zurigo. Quanto vale il caffè sospeso per la classifica del Sole24 ore? E il fatto che qualcuno cambi il suo itinerario perché hai chiesto un’informazione e invece di limitarsi a dartela ti accompagna nel posto che tu stai cercando?
SERVIZI ADEGUATI PER RILANCIARE IL SUD
Questo non vuol dire che l’esigenza di avere servizi adeguati a quelli che si hanno nel resto del Paese non deve essere alta. A cominciare da una sanità che non ti faccia aspettare, in caso di una qualunque esigenza, in un pronto soccorso, cinque volte le ore che aspetti su una barella nel Centro Nord.
O che ti faccia spostare all’interno di una città o tra aree metropolitane diverse, dandoti la possibilità di scegliere tra il mezzo aereo, quello stradale o quello ferroviario. Scelta che in alcune parti del Mezzogiorno non è possibile, considerato che lo spostamento ferroviario prevede talmente tante ore di percorrenza da farti considerare il mezzo non utilizzabile.
Senza parlare dei diritti fondamentali come quello all’acqua corrente nelle case che se il buon Dio non aiuta e vi sono stagioni più secche diventa un desiderio irrealizzabile. Senza parlare del diritto ad un’occupazione, ad un progetto di vita nella realtà in cui si è nati, se lo si vuole, che oggi è diventato per molti un miraggio, soprattutto se si ha una formazione scientifica e tecnica.
Non vi è dubbio però che tali classifiche, che vedono il Mezzogiorno sempre nelle ultime posizioni, non fanno altro che accreditare, anche nelle giovani generazioni meridionali, il concetto, utile ad un Nord bulimico che ha bisogno dei nostri giovani, che per avere una vita felice e soddisfatta bisogna andar via dalla realtà meridionale.
Fa parte del racconto del “Mezzogiorno inferno” che da anni una letteratura interessata propala con i suoi abbondanti mezzi di informazione.
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