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Infrastrutture e scelte strategiche, il Parlamento tace e la sua assenza non solo non è utile al governo ma danneggia la democrazia del Paese


Sono rimasto quanto meno sconcertato di fronte a un’assenza totale del Parlamento in occasione di due eventi che in passato avrebbero provocato sicuramente delle interpellanze parlamentari. Mi riferisco alla vendita delle Grandi stazioni e alla raccolta di manifestazione per rinnovo organi di vertice delle Autorità di sistema portuale.
In merito al primo tema, quello relativo a “Grandi stazioni”, due giorni fa abbiamo letto tanti comunicati stampa in cui veniva data conferma di una operazione di vendita di “Grandi Stazioni”; in particolare riporto alcuni dei tanti comunicati:

«Si chiude velocemente la gara per la vendita di Grandi Stazioni. È stato firmato ieri l’accordo per la cessione dell’asset fra i soci del gruppo che gestisce gli spazi degli oltre 800 negozi dei 14 maggiori scali ferroviari in 11 città italiane e la cordata Dws-Omers».

I COMUNICATI

«Grandi Stazioni Retail passa di mano. La società, nata nel 2016 dal processo di scissione e vendita della società Grandi Stazioni da Ferrovie dello Stato, è stata infatti ceduta da Antin Infrastructures Partners, Icamap e Borletti Group a un fondo di investimento infrastrutturale gestito da Dws Group e Omers Infrastructures, fondo pensione canadese al suo primo investimento nel nostro paese, dov’è guidato da Luca Lupo».

«Grandi Stazioni Retail gestisce la totalità degli spazi commerciali e pubblicitari in 14 delle principali stazioni ferroviarie italiane e hub per il network ferroviario dall’alta velocità, e che complessivamente ricevono oltre 800 milioni di presenze annuali e comprendono oltre 800 unità commerciali, per un totale di circa 190.000 metri quadrati di spazio e oltre 1.800 impianti pubblicitari».

«La valutazione di Grandi Stazioni, secondo i rumors riportati dal Sole24Ore, sarebbe tra 1 e 1,2 miliardi di euro, per il controllo di un gruppo che nel 2022 ha generato circa 600 milioni di euro di fatturato e un Ebitda attorno agli 80 milioni di euro».

L’OPERAZIONE FERROVIE

Ricordo che nel 2016 avevamo appreso che il Gruppo Ferrovie dello Stato aveva chiuso una grande operazione: la vendita di Gs Retail, che comprende le attività retail di scali come Roma Termini e Milano Centrale. La gara aveva visto vincitrice la cordata composta da Antin Infrastructures, Icamap e Borletti Group, con un’offerta da 953 milioni di euro.
Si tratta della seconda grande operazione portata a termine dal nuovo vertice e dal cda unito, quella precedente fu la vendita della linea elettrica di Fs a Terna nello scosso dicembre.

«Un risultato straordinario – dichiarò l’allora amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini – Le operazioni puntano a ridefinire al meglio il perimetro d’azione di Fs, che lascia quei comparti non in sintonia con il core del proprio business, ossia la mobilità a tutto tondo».
Mi aspettavo che qualche in Parlamento qualcuno della maggioranza o della opposizione chiedesse adeguate informazioni sul comportamento sia del Gruppo Ferrovie dello Stato o del ministero dell’Economia e delle Finanze (unico azionista della Società Ferrovie dello Stato) di fronte a una simile operazione, senza dubbio corretta dal punto di vista procedurale ma al tempo stesso molto delicata e, a mio avviso, carica di possibili evoluzioni poco rassicuranti per il futuro delle infrastrutture.

IL SISTEMA PORTUALE

Per quanto concerne poi il tema legato alla raccolta di manifestazione per il rinnovo degli organi di vertice delle Autorità di sistema portuale. il Capo di Gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha, con apposita nota fatto circolare il seguente documento:

«Nei prossimi mesi occorrerà procedere al rinnovo degli organi di vertice delle seguenti Autorità di Sistema portuale:

  • Mare Adriatico orientale.
  • Mare Adriatico meridionale.
  • Mare Ligure occidentale.
  • Mare Ligure orientale.
  • Mare Tirreno centro-settentrionale.
  • Mare di Sicilia occidentale.
  • Dello Stretto.
  • Mare Jonio.
  • Mare Adriatico centro settentrionale.
    Il presente avviso non ha natura concorsuale ed è pubblicato al solo fine di raccogliere le eventuali manifestazioni di interesse».

Anche in questo caso la volontà del Ministero di nominare nuovi presidenti di ben nove Autorità di sistema portuale su 16, testimonia chiaramente un chiaro interesse a mantenere inalterati sia l’identificazione geografica dei vari sistemi portuali, sia il mantenimento del ruolo e della funzione dei relativi presidenti. Quindi una simile scelta testimonia, chiaramente, la non volontà del Ministero a dare vita a una riforma dell’intero comparto. Infatti, di fronte a un’ipotesi riformatrice, il Ministero avrebbe dovuto varare temporaneamente la nomina di nove Commissari nelle more dell’avvio di una riforma organica.

INFRASTRUTTURE: SULLA RIFORMA PORTUALE TUTTO TACE IN PARLAMENTO

Stranamente, finora non ho letto nessun intervento, nessuna richiesta di chiarimento da parte di membri del Parlamento. Mi chiedo, cioè, per quale motivo i parlamentari, che sono sempre pronti a votare ordini del giorno in cui si impegna il governo a produrre una riforma organica dell’offerta portuale, sempre pronti a partecipare a convegni organizzati nell’intero territorio nazionale aventi come oggetto “l’avvio urgente di una riforma portuale”, restino poi inermi o, addirittura, preferiscono non chiedere adeguate giustificazioni su un provvedimento che, praticamente, mantiene tutto fermo alla logica di una articolazione territoriale quanto meno discutibile e a una identificazione dei ruoli dei vari presidenti completamente insignificante, in quanto priva dell’autonomia finanziaria.
Un Parlamento assente o distratto non è utile al governo, non è utile alla democrazia del Paese


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