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di Biagio Maimone

Gli ultimi due episodi di femminicidio in Italia, di cui vittime sono due donne uccise dai propri mariti, si sono verificati in Lombardia ed in Calabria. Non vi è dubbio che siamo in Italia e non in Afghanistan. Gli italiani guardano scandalizzati alla barbarie perpetrata da parte dei Talebani nei confronti delle donne afgane, tuttavia la medesima violenza è agita ancora, per fortuna da parte di alcuni uomini, nei confronti di tante donne italiane. 

Il parallelismo tra le donne italiane vittime di violenza e le donne afgane,  rimaste sul suolo afgano perché impossibilitate alla fuga, è ineludibile proprio in quanto si tratta di negazione della vita, che è l’atto barbarico più atroce, che ancora viene agito e che prolifera sempre più anche in territori in cui si afferma che viva la democrazia. È ben evidente che viva una democrazia annacquata e fragile se le donne ed anche le persone fragili subiscono violenza, sia essa fisica, sia essa morale.

È innegabile, difatti, che in Afghanistan la democrazia o meglio il percorso che avrebbe dovuto condurre il popolo afgano verso forme di vita sempre più democratiche sia stato tragicamente annientato dal ritorno del governo dei  Talebani, ma è anche tragicamente evidente che l’Italia, che si fregia del titolo di Stato democratico, vede il proliferare continuo di forme atroci di violenza verso i deboli e, soprattutto,  verso le donne. Occorre domandarsi come mai si verifichino, quasi indisturbati, atroci  atti di violenza nei confronti delle donne, sempre più in aumento.

Occorre, in definitiva, chiedersi perché lo Stato italiano non sia ancora intervenuto  per impedire tale violenza ed anche altre forme di violenza contro i più fragili. Quale democrazia vive in uno Stato in cui le donne sono maltrattate, o peggio annientate attraverso forme di violenza atroci?

Non si può negare che uno Stato è democratico quando la libertà di espressione di tutti è garantita. Ed ancor più, uno Stato è democratico quando le donne possono esprimere la propria libertà, il proprio pensiero, le proprie capacità intellettuali, i propri talenti e quando ad esse è garantita la partecipazione paritaria negli incarichi più prestigiosi della vita pubblica e privata. Quando le donne subiscono violenza, quasi quotidiana, e viene loro tolta tragicamente la vita, è certo che, in quello Stato in cui tale dramma si verifica, il concetto di democrazia sia stato equivocato per non dire violentato da una mentalità che permette il libero percorso alla barbarie. 

Coloro i quali si impegnano,  fattivamente, per far vivere la democrazia in Italia hanno il dovere di intervenire per reprimere e prevenire ogni forma di violenza. .Non si può eludere la verità storica secondo cui le donne possono vivere realmente i propri diritti, e tra questi il diritto alla vita, sacro ed inviolabile, nonché possono affermarsi in tutti gli ambiti dell’esistenza, solo dove vive la vera Democrazia. 

E, dunque, interroghiamoci in merito al percorso che occorre intraprendere, in modo deciso ed in modo ineludibile, perché viva realmente la democrazia, che garantisce il diritto alla vita ad ogni essere umano e rende la donna l’espressione più alta ed inviolabile della vita ed anche della vita di uno Stato autenticamente democratico. 


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