X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

Nel 2024 risultano in crescita i salari ma nel settore privato. Nel pubblico invece la performance è meno favorevole


L’Italia ha registrato nel 2024 un significativo incremento delle retribuzioni, con l’indice delle retribuzioni orarie che è aumentato del 3,1% rispetto all’anno precedente, secondo i dati diffusi dall’Istat. Questo miglioramento ha coinvolto in particolar modo i settori privati, con aumenti rilevanti nel comparto industriale (+4,6%) e nei servizi privati (+3,4%). Invece il settore pubblico ha visto una performance meno favorevole, con una contrazione degli stipendi dovuta alla mancanza di rinnovi contrattuali, che ha portato a un calo significativo delle retribuzioni per i dipendenti pubblici.

L’aumento dei salari, per la prima volta in tre anni, ha superato l’inflazione, che nel 2024 è stata contenuta, con un aumento dei prezzi che si è fermato all’1%. Tuttavia, Confesercenti ha evidenziato che, sebbene le retribuzioni siano tornate a crescere in termini reali, il reddito medio italiano è ancora inferiore rispetto a quello di altri grandi Paesi europei. Dal 2001 al 2023, il reddito medio annuo in Italia è aumentato del 24,8%, una crescita nettamente inferiore a quella registrata in Spagna (+35,9%), Francia (+56,3%) e Germania (+62,5%). Ciò ha contribuito ad ampliare il divario salariale, con il reddito medio italiano che risulta inferiore del 33% rispetto a quello tedesco e del 25,5% rispetto a quello francese.

Nonostante questo aumento generale dei salari, il mercato del lavoro italiano si caratterizza ancora per un significativo numero di contratti scaduti e non rinnovati. A fine 2024, sono ben 6,6 milioni i lavoratori che risultano senza contratto, un dato che rappresenta il 50,8% dei dipendenti italiani, con circa 28 contratti in attesa di rinnovo. Sebbene il tempo medio di attesa per il rinnovo sia diminuito (da 34,1 mesi a inizio 2024 a 21,7 mesi a fine anno), il settore pubblico continua a soffrire di una stagnazione nelle retribuzioni a causa della difficoltà nel rinnovare i contratti collettivi.

Ora, comunque, arriva una schiarita per l’occupazione giovanile e femminile. La Commissione Europea ha approvato un piano di aiuti da 1,1 miliardi di euro per favorire l’occupazione di giovani e donne nel nostro Paese, con l’obiettivo di creare fino a 180.000 posti di lavoro a tempo indeterminato. Questo intervento si concentra in particolare sulle giovani donne e sui giovani sotto i 35 anni che non hanno mai avuto un contratto di lavoro stabile, così come sulle donne residenti nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione è particolarmente alta. Il programma prevede che i datori di lavoro che assumano questi gruppi vulnerabili a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2025 siano esentati dal pagamento dei contributi previdenziali obbligatori, con un importo massimo di aiuto pari a 650 euro al mese per lavoratore.

La misura ha l’obiettivo di ridurre le disparità occupazionali regionali e di sostenere i settori più vulnerabili, come quello giovanile e femminile, che soffrono di disoccupazione elevata rispetto ad altre categorie. Queste iniziative, purtroppo, non risolvono tutte le problematiche strutturali del mercato del lavoro italiano, che continua a lottare con il gap salariale rispetto ad altri Paesi europei e con la carenza di contratti rinnovati, ma rappresentano comunque un passo importante verso la stabilizzazione dell’occupazione, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione.
Tuttavia, la sfida rimane complessa, e la necessità di riforme fiscali e del mercato del lavoro resta un tema centrale, come sottolineato da Confesercenti, che ha ribadito l’urgenza di un intervento legislativo per ridurre il carico fiscale e migliorare le condizioni salariali in modo più equo e sostenibile nel lungo periodo.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE