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Immediato l’impatto nell’alta finanza dell’annuncio sui mercati: il titolo Mediobanca è salito
in Borsa del 7,7%, mentre quello di Mps è sceso del 6,91%
Il mondo della finanza italiana è scosso da una sorprendente mossa di Mps, la storica banca senese che, dopo anni di difficoltà e risanamento, ha deciso di lanciare un’offerta pubblica di scambio (Ops) da 13,3 miliardi di euro su Mediobanca, la più prestigiosa banca d’affari italiana.
L’annuncio ha avuto un impatto immediato sui mercati: il titolo di Mediobanca è salito del 7,7%, superando i 16,4 euro, mentre quello di Mps è sceso del 6.91%, attestandosi a 6,49 euro. Una forbice che riflette la reazione contrastante degli investitori alla proposta di Mps, che offre 15,992 euro per azione di Mediobanca, pari a un premio del 5,03% rispetto alla chiusura di giovedì. Il concambio proposto è di 2,3 azioni di Mps per ogni azione di Mediobanca.
L’offerta è destinata a generare un cambiamento radicale nel panorama bancario italiano, con l’assemblea di Mps convocata per il 15 aprile per deliberare sull’aumento di capitale necessario a completare l’operazione. Se l’Ops venisse accettata, si prevede la creazione di un “nuovo campione nazionale”, come ha detto l’amministratore delegato del gruppo senese nell’incontro con la comunità finanziaria, con sinergie annue di circa 700 milioni di euro e un’accelerazione nell’uso delle Dta (perdite fiscali pregresse) per un totale di 1,2 miliardi. Secondo i vertici di Mediobanca, guidati dall’amministratore delegato Alberto Nagel, si tratta di un’operazione ostile.
GLI OBIETTIVI DI MPS
Questa mossa giunge dopo che Mps ha recentemente visto un rafforzamento del proprio capitale grazie a nuovi soci importanti come Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin. L’imprenditore romano possiede il 5,03% del gruppo senese e gli eredi di Leonardo del Vecchio il 9,78% Questi nuovi azionisti sono già presenti nel capitale di Mediobanca e di Generali, creando una connessione molto stretta tra le due operazioni, entrambe legate al controllo di Generali, dove Mediobanca detiene una partecipazione del 13,1%. La mossa di Mps non è quindi solo un tentativo di espansione, ma un’operazione che potrebbe avere ripercussioni sul controllo del settore assicurativo e finanziario italiano.
Mps, che in passato ha visto fallire operazioni di aggregazione rischiose come l’acquisto di Antonveneta, ora tenta di rifarsi con una mossa audace. Mediobanca è storicamente un punto di riferimento per il capitale italiano e la sua banca d’affari, e rappresenta il cuore della finanza laica, come si è definita nel corso dei decenni.
L’operazione potrebbe risultare fondamentale per la creazione di un “terzo polo bancario”, con l’ambizione di affiancarsi ai due colossi italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Se avesse successo, un’unione tra Mps e Mediobanca creerebbe una banca con una vasta rete distributiva e una diversificata offerta di prodotti finanziari, tra cui credito al consumo, gestione del risparmio e investment banking, che si sposano bene con le attività di Mps. Inoltre, l’operazione potrebbe beneficiare di forti dividendi da parte di Generali, che rappresenta un asset strategico nell’operazione.
L’APPOGGIO DEL MEF
L’intero settore bancario è sotto i riflettori, con l’attenzione rivolta anche alla possibile offerta di Unicredit su Banco Bpm, che sta guadagnando terreno.
L’operazione di Mps è sostenuta dal governo. Il Mef è azionista di Mps con l’11,7% e sembra supportare il progetto, che potrebbe condurre alla nascita di un polo bancario alternativo ai due giganti del settore. Secondo una fonte informata sul dossier, se l’operazione si concretizzasse, la partecipazione del Mef scenderebbe sotto il 5%, ma il governo italiano potrebbe comunque scegliere di mantenere una quota.
In questa partita, Mediobanca è sotto attacco non solo da Mps, ma anche da altre forze, tra cui le famiglie Caltagirone e Del Vecchio, che sono anch’esse già presenti nel capitale della banca d’affari. La strategia di Caltagirone e Delfin sembra essere quella di prendere il controllo della banca per ottenere un’influenza determinante in Generali, dove Mediobanca ha una posizione rilevante. Questa sfida non si limita al settore bancario, ma tocca anche l’intero sistema finanziario e assicurativo del Paese.
Tuttavia, molte incognite restano, come la possibilità che la Banca centrale europea autorizzi l’operazione e le condizioni che potrebbero essere imposte al capitale. Inoltre, i dettagli finanziari, tra cui l’aumento di capitale di Mps, dovranno essere definiti con maggiore chiarezza, e il premio del 5% proposto potrebbe non essere sufficiente per convincere gli azionisti di Mediobanca.
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