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Due anni di agonia, tra flop del governo e impegni aziendali disattesi. Era il 30 ottobre del 2018, l’allora ministro del lavoro Luigi Di Maio annunciava: «Accordo con #Whirlpool raggiunto, non licenzieranno nessuno». Ieri, 22 ottobre 2020 Whirlpool comunica: «Dal 31 ottobre cessiamo la produzione a Napoli».

Ben 410 lavoratori dello stabilimento di via Argine, a Napoli, e 355 dell’indotto in Campania vanno a casa. In piena emergenza sanitaria la Whirpool chiude i battenti il 31 ottobre. Adesso è scontro senza esclusioni di colpi tra azienda e governo.

DOCCIA GELATA

Whirlpool Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) ha comunicato la decisione ieri mattina nel corso dell’incontro con il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, il sottosegretario di Stato al ministero dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde, insieme ai delegati del ministero del Lavoro e Invitalia, i sindacati e i rappresentanti delle regioni Campania, Toscana, Lombardia e Marche e delle istituzioni locali per proseguire il dialogo già avviato sul Piano industriale Italia.

«Dopo 18 mesi, sebbene gli sforzi messi in campo siano stati importanti e unici, il mercato su Napoli non è cambiato. Quindi confermo quanto abbiamo già detto un anno fa. Il 31 di ottobre la produzione su Napoli cesserà – ha detto Luigi La Morgia, ad di Whirlpool – Whirlpool non ha mai abbandonato nessuno, abbiamo sempre fatto la nostra parte. Resta l’impegno nei confronti di tutti gli altri siti nel 2021».

L’Italia è il centro direzionale della multinazionale per Europa, Medio Oriente ed Africa. Nel nostro Paese, infatti, produce ogni anno più di 4 milioni di pezzi, tanto da risultare il primo produttore di elettrodomestici, l’80% dei quali sono esportati in Europa e nel resto del mondo. «Whirlpool – che in Italia ha già investito oltre 500 milioni di euro tra il 2015 e il 2018 – ha confermato l’impegno a proseguire gli investimenti nel Paese per 250 milioni di euro come previsto dal Piano industriale Italia 2019-2021» ha sottolineato la multinazionale. Quindi, perché chiudere Napoli?

La decisione, secondo l’azienda, è determinata dal crollo della domanda globale per le lavatrici di alta gamma “Omnia”. Per il gruppo, non risolvere le criticità dello stabilimento di Napoli rischia di compromette la competitività nel nostro Paese, che rimane un polo strategico e per il quale sono previsti 250 milioni entro il 2021. «Dal 2009 i volumi che sono diminuiti di circa il 70% passando da circa 700mila a meno di 200mila unità prodotte all’anno; questo ha portato lo stabilimento ad operare a meno del 30% della propria capacità produttiva, rendendo la situazione insostenibile sia per lo stabilimento che per l’azienda», ha spiegato la multinazionale statunitense. I vertici di Whirlpool scaricano le responsabilità sul governo, che non sarebbe stato capace di offrire valide soluzioni per uscire dal tunnel della crisi.

Diciotto mesi fa l’azienda ha aperto un confronto sui potenziali scenari di transizione e ha cominciato a lavorare con i sindacati e gli interlocutori istituzionali, sia nazionali che locali, per trovare una soluzione sostenibile e minimizzare gli impatti della cessazione della produzione nello stabilimento di Napoli – hanno sottolineato – Ad ottobre 2019, l’azienda ha accettato di proseguire temporaneamente la produzione delle lavatrici di alta gamma “Omnia”, per offrire alle parti coinvolte più tempo per identificare una soluzione che purtroppo non è stata trovata. Per tale motivo, l’azienda ha confermato il 31 ottobre 2020 come data di cessazione della produzione. Non affrontare questa situazione potrebbe infatti compromettere ulteriormente la competitività industriale di Whirlpool in Italia».

Nel 2018 il decreto legge sulle crisi aziendali non è bastato a Whirlpool: furono stanziati 10 milioni per il 2019 e 6,9 milioni per il 2020 per salvare l’impianto napoletano. Risorse che dovevano servire a finanziare la decontribuzione per i contratti di solidarietà per realizzare il progetto di riconversione. Ma l’azienda ha sin da subito giudicato questa misura «insufficiente» e l’unica soluzione era «avere una nuova missione produttiva». Sta di fatto che negli ultimi anni la multinazionale statunitense ha ricevuto 100 milioni di euro di aiuti pubblici per continuare a produrre a Napoli. «Tra decontribuzione al 30%, taglio del costo del lavoro, fiscalità di vantaggio, fondo perduto e prestiti garantiti, è stato offerto alla multinazionale Whirlpool un pacchetto da oltre 100 milioni di euro.

E la risposta qual è stata?

hiudiamo lo stabilimento di Napoli», ha accusato il senatore del MoVimento 5 Stelle e componente della commissione Lavoro di palazzo Madama, Sergio Romagnoli.
La chiusura del sito napoletano ha disorientato gli esponenti del maggioranza giallorossa. La comunicazione di Whirlpool di procedere con la chiusura di Napoli il 31 ottobre è «estremamente grave e inaccettabile per il Paese», secondo il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano. «C’era stato un impegno con il Paese nel piano industriale, che ora non viene onorato, e in quel piano industriale il governo o meglio l’Italia (mi viene da dire) aveva riaffermato la strategicità dello stabilimento di Napoli – ha affermato il ministro – Non può esistere un piano industriale Whirlpool senza Napoli. Questa situazione non riguarda solo Napoli ma crea un vulnus per l’intero piano industriale in Italia e nei confronti del Paese».

Sconcertato anche il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli: «Un’attività produttiva industriale in quell’area, presidio di legalità, viene messa in discussione. Abbiamo messo in campo diversi strumenti con il coinvolgimento del presidente del Consiglio anche con la Regione Campania per far sì che la produzione continuasse. Napoli fa parte del piano industriale di Whirlpool in Italia. Ero convinto che ci fossero le condizioni per continuare la produzione a Napoli».

Non utilizza mezzi termini il primo cittadino partenopeo. «Chiudere Whirpool in questo periodo di recrudescenza della diffusione del contagio ed in piena esplosione della pandemia sociale ed economica è un atto che la città di Napoli ed il Paese non possono accettare – ha sbottato Luigi de Magistris – Il governo eviti subito questa sciagura che rappresenterebbe, soprattutto in questo momento, un colpo micidiale per migliaia di persone. Whirlpool non si tocca».


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