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I medici del Cardarelli

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Chi sta in guerra tutti i giorni, ne vede suo malgrado di tutti i colori. È nato pronto, si sarebbe detto in un film sul Vietnam. I medici napoletani sono nati pronti. Se non lo erano, lo sono diventati gioco forza. Il sistema sanitario napoletano – tra posti letto ridotti, tagli dovuti a 10 anni di commissariamento ed episodi di violenza ai pronto soccorso da parte di chi non paga le tasse – non solo regge, ma addirittura assurge a vette di qualità in piena emergenza Covid-19. In prima linea, con il camice e la mascherina.
Ad attestarlo le più prestigiose testate internazionali. Sky News del Regno Unito ha tessuto l’elogio dell’ospedale Cotugno e il New York Times ha dato vasta eco alle cure sperimentate all’Istituto oncologico Pascale. Le due strutture fanno parte della stessa azienda, quella dei Colli, che deve il nome alla localizzazione ovvero nella parte più alta del capoluogo partenopeo. Dove si domina la città, la si vede combattere e la si cura nonostante tutto.

Non è Napoli ad eccellere, è il talento misto a competenza e organizzazione. Questo è il messaggio che dovrebbe passare in queste settimane difficile, la strada che l’Italia deve intraprendere per curare se stessa ora e domani.

IL REPORTAGE

Da Londra a Napoli, l’inviato di Sky Stuart Ramsay ha realizzato un lungo reportage all’interno dell’ospedale Cotugno di Napoli, lodando l’estrema organizzazione e mostrandola come esempio per gli ospedali inglesi. Quelli che si volevano affidare all’immunità di gregge prima che BoJo cambiasse idea. “Questo è un livello completamente diverso rispetto a quello che abbiamo visto finora.

Lo staff medico indossa maschere molto più vicine a maschere anti-gas, diverse da quelle a cui ci hanno abituato i nostri staff ospedalieri. I dottori e gli infermieri sono ermeticamente chiusi in una tuta. Questo ospedale napoletano per malattie infettive ospita malati di Covid-19. Incredibilmente, finora, neanche un membro dello staff medico e sanitario, è stato contagiato. Può essere fatto, bisogna avere gli strumenti giusti e seguire il protocollo”, viene detto.

Per la verità un medico è rimasto infetto, ma a tempo debito è stato “separato” dal resto della struttura. Il contrario, insomma, di quanto accaduto a Bergamo, Brescia, Piacenza, Lodi e Milano dove gli ospedali sono divenuti clamorosamente focolai essi stessi del Coronavirus. E le conseguenze si sono viste, purtroppo, con migliaia di morti. “L’infermiere prepara una siringa fuori dalla stanza, non va mai dentro, comunica attraverso i vetri con i colleghi dentro. Quando è pronta l’iniezione viene passata all’interno e l’infermiere, anche se non è stato a contatto con nulla, si toglie i guanti e si pulisce le mani”, aggiunge Sky.

Certo, il Sud ha avuto più di tempo del Nord ma “la preparazione è la chiave nel fermare il virus”, è la conclusione del servizio. Tutto normale, forse, per chi si occupa di malattie infettive da sempre e appunto sta in guerra ogni giorno. Ramsay ha poi intervistato il dottor Roberto Parrella, Direttore di Medicina respiratoria: “Questa è la prima cosa da fare in questo tipo di ospedale. È importantissimo separare i corridoi e la vestizioni, come immettere un infermiere in una stanza, quali mascherine usare. Abbiamo dovuto lottare per avere le giuste strumentazioni ma ora le abbiamo”, la spiegazione tecnica. Napoli batte Milano, direbbe qualche nordista che non sa leggere i numeri dei conti territoriali, della spesa pro-capite, dei tagli alla sanità.

IL RICONOSCIMENTO

Il New York Times, uno dei più importanti giornali del mondo, ha invece approfondito la cura contro il Coronavirus sperimentata dal professore Paolo Ascierto del Pascale insieme appunto al Cotugno. L’utilizzo del farmaco per l’artrite reumatoide, Tocilizumab, usato per la prima volta a Napoli, sta dimostrando di essere efficace nel trattamento della polmonite interstiziale causata dal Covid-19 nella cura dei pazienti positivi al coronavirus.

L’assessore al welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera durante la conferenza stampa per fare il punto sull’emergenza, ha dato una bellissima notizia: “Per un dato quasi personale”, ha detto Gallera, “vi dico che il nostro collega Mattinzoli sta molto meglio grazie a questo farmaco. L’assessore allo Sviluppo Economico è in netto miglioramento e siamo contenti di darvi questa notizia”.

Insomma, qui siamo al Napoli aiuta Milano. Il punto medico è questo: l’applicazione di questo farmaco, soprattutto se introdotto nella fase iniziale – e ovviamente insieme ad una serie di altri farmaci la cui definizione dipende da indici e criteri diversi – produce un miglioramento sia della sofferenza respiratoria, sia dell’indice di infiammazione.

Il trattamento sta dando ottimi risultati anche in altri ospedali d’Italia ed è attualmente utilizzato anche dallo Spallanzani di Roma. Sui Colli di Napoli si salvano vite, si accende una speranza, si indica la luce in fondo al tunnel. Va solo seguita.


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