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La Galleria del Principe a Napoli

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I gioielli di Napoli attireranno capitali e daranno una boccata d’ossigeno alle disastrate casse comunale che presentano una voragine da 5 miliardi. E’ un patrimonio dal valore storico, culturale ed economico immenso quello che sarà messo a reddito con l’affitto o la cessione da parte del comune di Napoli e che darà un grosso contributo al piano di risanamento dei conti pubblici che segue alla firma del Patto per Napoli, siglato il 29 marzo al Maschio Angioino tra il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e il sindaco Gaetano Manfredi.

Mercoledì il Comune partenopeo ha sottoscritto l’accordo con Invimit, società partecipata del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che consentirà di ristrutturare e mettere a reddito molti spazi importanti della città. Si è partiti con la ricognizione dell’intero patrimonio comunale, a eccezione dell’edilizia residenziale pubblica, e l’individuazione di un gruppo di immobili da valorizzare attraverso l’inserimento nell’apposito fondo “Napoli” di Invimit: inizialmente saranno circa 600 unità, per un valore di 30 milioni di euro, che la società gestirà per interesse del Comune. Nel patrimonio comunale rientrano oltre 65mila immobili oltre per un valore di 4 miliardi.

Nella prima tranche di immobili che il Comune affiderà a Invimit per la loro valorizzazione rientrano la Galleria Principe di Napoli, Palazzo Cavalcanti, l’ex Villa Cava a Marechiaro, l’ex deposito dell’Anm di Posillipo, il Complesso del Carminiello al Mercato, la Questura di via Medina e la Caserma della Guardia di Finanza di via Bernardo Quaranta. “L’accordo siglato è un atto necessario, rilevante e coraggioso per il futuro di Napoli – ha affermato Trifone Altieri, presidente Invimit – non solo dal punto di vista economico per contribuire al risanamento dei debiti, ma soprattutto per attivare un virtuoso volano di rigenerazione urbana”.

“Agire attraverso un Fondo immobiliare – ha spiegato – significa portare sul territorio investitori istituzionali, capitali, benessere perché le esternalità positive che si generano quando si rigenera il territorio sono eccezionali e superano di gran lunga qualunque manovra espansiva che potrebbe fare il Governo” ha sottolineato Giovanna Della Posta, amministratore delegato di Invimit.

Tra i gioielli da cedere non c’è lo stadio “Diego Armando Maradona”. La notizia era circolata con insistenza nelle ultime ore ma ci ha pensato il primo cittadino a gettare acqua sul fuoco. “Nessuna ipotesi di vendita, per lo stadio Maradona. L’interesse primario che abbiamo è dare una casa dignitosa alla squadra del Napoli ma anche un luogo che sia per i tifosi confortevole“. Il sindaco ha sottolineato che per rimodernare l’impianto di Fuorigrotta serve anche l’aiuto del club: “Non è un’operazione che può fare solo l’amministrazione comunale, ci vuole anche la volontà e la decisione della squadra di calcio“.

Una manovra che porterà l’Amministrazione a riflettere anche su alcuni beni pubblici oggi occupati, come l’Ex Opg di Materdei: “Su quella struttura – spiega Manfredi – c’è un finanziamento precedente al nostro insediamento. E’ chiaro che se dobbiamo ristrutturare i beni, poi sarà necessaria anche una riflessione sul loro utilizzo”.

Il sindaco Gaetano Manfredi ha inteso subito precisare che «valorizzazione non vuol dire vendita. Per alcuni beni che per noi non sono strategici può configurarsi come dismissione, mentre per altri significa ristrutturazione e messa a reddito. Abbiamo tanti spazi molto importanti e sicuramente il lavoro che faremo con Invimit, come già fatto in altre grandi città, è una parte importante di questo processo che significa rimettere in ordine i conti del Comune ma anche utilizzare in modo appropriato gli spazi».

«Penso che nel giro di qualche anno potremo ottenere due risultati: un incremento di molte decine di milioni per il Comune ma soprattutto rimettere in campo un patrimonio, oggi malmesso e degradato, valorizzato indipendentemente dalla sua vendita o concessione» ha spiegato l’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Pierpaolo Baretta, in occasione della sottoscrizione del piano congiunto con Invimit per la valorizzazione del patrimonio immobiliare dell’amministrazione. Il patrimonio del Comune ammonta a oltre 65mila beni per un valore di 4 miliardi.

Di questi circa la metà è costituito da alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) mentre la restante parte sono beni dal grande valore artistico e storico. E proprio la diversa natura dei beni pone un diverso approccio. «Bisogna distinguere – ha spiegato Baretta – tra gli immobili ERP che per noi hanno un valore strategico perché sono quelli in cui la gente vive e che necessitano di un serio intervento di manutenzione e di miglioramento, e invece quei beni che proprio per il loro valore hanno bisogno di diventare rappresentativi. Non potevamo fare tutto questo da soli – ha evidenziato l’assessore – ed è per questo che abbiamo siglato questo accordo di collaborazione con Invimit, società di Stato, per affrontare questa scommessa straordinaria e fondamentale con cui puntiamo a valorizzare più che alienare, a restituire alla città più che a vendere».

Raggiante per l’intesa è anche l’eurodeputato Andrea Cozzolino. «Ieri è stato siglato in sala giunta a Palazzo San Giacomo un importante accordo tra l’amministrazione comunale e la società Invimit, partecipata pubblica del Mef, finalizzato alla valorizzazione di alcuni prestigiosi cespiti. – ha sottolineato – Nell’accordo siglato non si prevedono ‘svendite’. Ma è bene indicare da subito la vocazione internazionale come uno dei principali obiettivi da traguardare. Il tema della ‘privatizzazione’ o ‘internalizzazione’ attraversa vari settori, dai rifiuti ai trasporti, e non riguarda ovviamente solo Napoli. C’è l’assoluta necessità di uscire da un angusto e provinciale dibattito su temi così complessi per alzare lo sguardo alle esperienze europee e internazionali – rimarca Cozzolino – È bene che la nuova amministrazione si faccia promotrice di un confronto a tutto campo, in sede Anci, con il Governo nazionale, con le istituzioni europee sul tema della modalità di gestione” conclude l’eurodeputato.


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