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Il borgo di Pennabilli in Val Marecchia

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Chi non è stato a Pennabilli, ha perduto un luogo magico, dove si è sempre altrove. Leggete queste parole: “Pennabilli era l’Himalaya della mia infanzia. Più che un luogo era un mito. Quand’ero bambino, i miei genitori si spostavano qui per vendere la frutta. Pennabilli non è lontana da Santarcangelo di Romagna. Così ci portavano anche me, perché qui l’aria è buona.”

Chi scrive è Tonino Guerra che era nato in pianura, sempre in Romagna. “Per quale motivo ci sono tornato? Perché è una specie di paradiso perduto e poi ritrovato. Perché da anni voglio sbarcare da qualche parte per vivere in modo differente. Ho pensato alle grandi metropoli. E invece un giorno ho attraversato un ponticello sul Presale (un affluente del Marecchia) e sono arrivato a calpestare le foglie di un orto accogliente. Ed eccomi qua. Avevo settant’anni, avevo voglia di riflettere sulle mie cose, la pittura, la natura, la poesia, e ho pensato di trasferirmi a Pennabilli. Per cominciare e per ricominciare. La Val Marecchia, dove sorge Pennabilli, è bellissima. Ma il paesaggio più importante da salvare in questa valle è l’uomo, l’uomo con la sua mente inquinata che non si accorge di distruggere un mondo antico; l’uomo che scarica i veleni nelle acque dei fiumi; l’uomo che taglia le piante secolari e che crede di essere padrone di tutto. Insomma, se non cambiamo la sua mentalità tutto andrà in rovina: le bellezze naturali come gli splendidi paesini medievali di Montefeltro. Dobbiamo far capire che il paesaggio è un bene di tutti e che come tale va preservato. Niente tapparelle e porte di alluminio! Tutti i vecchi muri dei nostri paesi erano di sasso e di pietre. Perché dunque ricoprirli con strati di intonaco bianco mal tinteggiato, togliendo alla collina quell’ aspetto selvaggio?”.

Così Tonino scelse di vivere a Pennabilli, e vi trovò, come un bene stabile, Gianni Giannini, che a Pennabilli era nato e l’aveva fatta rivivere con incontro e fiere, antiquari e piccoli mercanti.

Tonino Guerra fu un sognatore. Federico Fellini fu un sognatore. Anche Gianni Giannini fu un sognatore. Lo manifestava nell’amore per la vita, che significava amore per gli uomini. Così che non lavorava per sé, e per compiacersi delle sue creazioni , ma per cercare di far vivere gli uomini nel suo sogno.

Per questo aveva concepito una città ideale a Pennabilli, cercando di riprodurre lo spirito di un nuovo e colorito Rinascimento, e sostenendo le invenzioni di Tonino come la “casa dei mandorli” e “l’orto dei frutti dimenticati”. Gianni, nella sua interminabile Pennabilli, è stato un uomo felice, la sua intelligenza è sempre stata viva e pronta, il suo spirito sempre positivo, mai pregiudizialmente critico e distruttivo. Sempre intransigente con chi minacciasse la delicata armonia di Pennabilli.

Rispetto ad altri era dotato di una visione e continuava a vedere, nella luce del suo intelletto, anche quando, in età avanzata, era diventato quasi sordo Così ,quando non poteva più sentire, vedeva il cuore gli uomini. Gianni Giannini è sempre con noi, in quel mondo ideale che egli sapeva possibile.

Oggi quei sogni sono finiti. È arrivata, con la finta difesa dell’ambiente in Costituzione, la transizione ecologica; e dalla bella Toscana, per il paesaggio come per i monumenti, avanza la minaccia alla Romagna.

Ecco pronto il nuovo impianto eolico di Monte Giogo di Villore. Il futuro impianto prevede la realizzazione di 7 aerogeneratori di altezza massima pari 99 metri dalla base ed una potenza complessiva pari a 29,6 MW. I comuni coinvolti sono Vicchio e Dicomano. Per le opere accessorie sono interessati anche Rufina e San Godenzo.

E, sul crinale tosco-romagnolo sono minacciati il comune di Portico San Benedetto e le cascate dell’Acquacheta. Tonino e Giannini avrebbero maledetto questi distruttori di aura e di poesia, che il paesaggio, nella sua delicata integrità, contiene; e avrebbero letto con orrore le parole del sedicente assessore all’ambiente della Regione Toscana, Maura Monni: “L’impianto genererà almeno 80 milioni di kWh annui e consentirà di soddisfare il fabbisogno di energia elettrica di circa 100 mila persone, molte di più di quelle che vivono nel comprensorio del Mugello che conta circa 64 mila abitanti”.

Né più riservatezza né solitudine, ma agghiaccianti riflessioni su nuove abitudini di una umanità degradata e umiliata: “Se vogliamo davvero salvare il pianeta, dobbiamo anche avere il coraggio di cambiare un po’ il paesaggio per proteggerlo. Diversamente, tra qualche anno, non ci sarà nessun paesaggio da preservare. Da questo passa la differenza tra parlare di difesa dell’ambiente e praticarla”.

Il pianeta. Il pianeta. Il pianeta. Vertiginosa e pornografica retorica. Se Tonino l’avesse letta sarebbe scappato. Praticare la difesa per lei vuol dire, non lo capisce, distruggere il paesaggio. Dove sarebbe finita la memoria della sua infanzia, con le strade di terra battuta e le siepi con piccoli uccelli?


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