Clive Sinclair alla guida della C5
5 minuti per la letturaQuando pensiamo alla nascita dei personal computer, pensiamo inevitabilmente alla Silicon Valley; in realtà, per alcuni anni intorno al 1980, ci sono state anche una serie di iniziative europee, concentrate in Gran Bretagna. Oggi parliamo di uno dei protagonisti di queste iniziative, Sir Clive Sinclair, che ha da poco compiuto ottant’anni e che ha contribuito a plasmare, dal punto di vista informatico, una intera generazione non solo di inglesi ma anche di europei e statunitensi.
Parecchi di voi si ricorderanno la sua creatura più celebre: lo ZX Spectrum, un computer nato nel 1982, che per alcuni anni ha conteso, anche in Italia, il ruolo di dominatore del mercato ai suoi concorrenti prodotti dalla Commodore (prima il Vic 20 e poi, soprattutto, il Commodore 64). Ma andiamo con ordine, per raccontare le creazioni, veramente in anticipo sui tempi, di questo visionario. Clive Sinclair nasce nel 1940 a Londra. Appassionato di elettronica, da giovane inizia a lavorare scrivendo articoli per riviste di elettronica. Nel 1971 fonda la sua azienda, la Sinclair Radionics, e nel 1972 esce il suo primo prodotto: la prima calcolatrice tascabile al mondo! E il prezzo, 79 sterline, è circa la metà di quello delle calcolatrici più economiche dell’epoca.
Considerate che la Olivetti, al tempo leader mondiale, solo nel 1970 era passata definitivamente alle calcolatrici elettroniche da quelle meccaniche che le avevano consentito di conquistare il mercato nei decenni precedenti. E le calcolatrici Olivetti erano oggetti di uso professionale per l’ufficio, a un prezzo ben diverso da quello delle calcolatrici tascabili Sinclair. Sinclair arriva a costruire, e vendere, più di centomila calcolatrici ogni mese, di cui più della metà destinate all’esportazione.
Nel 1978, quando la sua azienda continua a essere tra i principali protagonisti del mercato mondiale delle calcolatrici, Sinclair inizia ad interessarsi ai computer. Dopo un primo prototipo, chiamato MK14, a febbraio del 1980 esordisce lo ZX80, un computer in vendita in due versioni: già assemblato oppure in kit per poterselo costruire da soli. I prezzi sono estremamente popolari e rivoluzionari al tempo stesso: 79 sterline il kit, 99 sterline il computer già montato. Per dare un riferimento l’Apple II, il computer più diffuso al mondo, nel 1980 costava circa 1500 dollari.
Clive Sinclair era ossessionato dal poter offrire un computer a un prezzo così basso e fu il primo a pubblicare inserzioni pubblicitarie sui giornali in Inghilterra per la vendita di computer, considerati oggetti non adatti per apparire sui quotidiani. La pubblicità citava le parole di Sinclair stesso: “Il mio obiettivo con lo ZX80 è produrre un computer per tutti quanti. Ha solo un decimo dei componenti di computer comparabili esistenti, ma il prezzo è alla portata di tutti”. In effetti la componentistica era ridotta all’osso: invece di un monitor, il computer andava collegato alla televisione, e per salvare i propri dati bastava collegarlo a un comune registratore di cassette. Lo ZX80 aveva un kilobyte di RAM. Oggi, praticamente qualsiasi cellulare ha una RAM di almeno un gigabyte, ovvero un milione di kilobyte! Allo ZX80 seguì, subito dopo, una versione migliorata: lo ZX81. E poi, nel 1982, lo ZX Spectrum, chiamato così perché aggiungeva i colori rispetto ai suoi due predecessori, entrambi solo in bianco e nero. Clive Sinclair nel 1983 ricevette il titolo di Sir per i suoi meriti imprenditoriali.
Tutti i computer della Sinclair avevano la caratteristica di costare poco rispetto alla concorrenza, e questo li portò ad essere molto popolari, sia in Inghilterra che negli Stati Uniti: alla fine, saranno più di cinque milioni gli ZX Spectrum venduti in tutto il mondo. In realtà, sia lo ZX Spectrum che i suoi concorrenti della Commodore, dovevano il loro successo alla grande quantità di giochi disponibili: i genitori li compravano ai figli perché questi imparassero le basi dell’informatica, ma i figli li usavano per giocarci in continuazione. Sinclair tuttavia ambiva a un mercato professionale, e per il suo prodotto successivo, il QL, cercò di ostacolare la produzione di videogiochi. Il risultato? Pochi esemplari venduti e una crisi per un settore, quello degli home computer, per certi versi ormai già saturo nonostante fosse solo agli inizi. A causa della crisi Sinclair cedette la società alla Amstrad nel 1986.
D’altronde, il mercato dei computer era solo uno dei tanti in cui Sinclair stava creando innovazione: ha avuto successo vendendo anche radio portatili e i primi orologi elettronici. Altri suoi progetti, però, sono stati dei fallimenti commerciali. Nel 1983 Clive produsse una televisione portatile con lo schermo di due soli pollici, usando un tubo catodico montato parallelamente allo schermo, su cui l’immagine veniva mostrata mediante una lente a specchio. Ma proprio in quegli anni la Casio stava perfezionando i cristalli liquidi, destinati a soppiantare i tubi catodici. E soprattutto, nel 1985 uscì la Sinclair C5, una moto elettrica a tre ruote, per quella che era la sua vera ossessione: rivoluzionare il trasporto personale. Anche oggi, la Sinclair C5 sembra un veicolo da film di fantascienza. Nel 1990 arrivò anche a produrre una bicicletta elettrica, non diversa da quelle che oggi, trent’anni dopo, sono ampiamente diffuse.
Una straordinaria capacità di vedere il futuro, non sempre supportata dalle tecnologie disponibili al momento, questo è Sinclair. Un vero pioniere europeo della rivoluzione informatica nata nella Silicon Valley in California; per questo con un gioco di parole, il palazzo in cui aveva sede la Sinclair venne ribattezzato Silicon Alley, con Alley che è il termine inglese per vicolo. Intervistato recentemente, Sinclair ha raccontato che continua a lavorare anche se preferisce non usare i computer e internet perché “fonte di distrazione”. Non ha neanche il cellulare. E proprio lui che ha costruito la prima calcolatrice tascabile, per fare i conti si affida ancora al suo regolo calcolatore, un dispositivo analogico.
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