La Befana con il suo sacco di doni per i più piccoli
6 minuti per la letturaCara Befana, stavolta scrivo a te! anche tu sei frutto dell’immaginazione umana e sei diventata un tratto simpatico della nostra cultura popolare. Esisti così, come personaggio fantastico e non devi crucciarti troppo se sei un po’ bruttina e vecchia.
Si, lo so, assomigli a una strega, piuttosto che a una fatina. Fattene una ragione, perché rispetto al tuo omologo natalizio – l’anziano omone con le renne, chiamato Babbo Natale – , tu, a uno sguardo meno superficiale, manifesti una “grande bellezza”. Non ci credi? È la sacrosanta verità invece.
Certo, gli umani devono poter riconoscere la bellezza là dove splende, non rimanendo irretiti dalle apparenze effimere dello sfondo lussureggiante delle pubblicità che rendono “ciechi” per poter meglio consumare. In occasione del centenario della nascita di Dostoevskij sono tanti a ripetere (un po’ maldestramente) quella frase dell’Idiota: “la bellezza salverà il mondo”.
Leggendo il romanzo si sa che Ippolit (un giovane nichilista morente) domandò al principe (=l’Idiota), senza alcuna risposta: “è vero principe che un giorno voi diceste che la bellezza salverà il mondo?”. Il principe fece silenzio, come Gesù alla domanda di Pilato: “cosa è la verità?”. E Ippolit incalzò: “Si, ma quale bellezza?”.
Se i piccoli fossero educati alla “grande bellezza” (oh, scusa, mi pare giri un bel film di Paolo Sorrentino con questo titolo), magari potrebbero scoprire la tua. Con il nome che porti riesco a pensarti quasi fossi una persona vera: pare derivi dal greco Epifania.
Da Vescovo gioisco perché mi rimandi all’autentico Natale di Gesù. Non si capisce bene chi ti abbia immaginata per primo. Tante storielle raccontano del tuo casuale ritrovarti sui passi di quei Magi in cerca del Bambino di Betlemme. Alcuni raccontano che portasti proprio a Gesù la prima calza coi doni. Questa immaginazione ti rende in qualche modo “viva”: l’accetto, perché non ha la presunzione di confezionare un Natale senza Gesù bambino.
Ti confido l’amarezza di vedere come tutto si sia ridotto a “clima natalizio” o a “magia” di un Natale consumistico e falso- l’ha detto l’altro ieri papa Francesco. Natale dice che “qualcuno è nato per noi”. È la festa di Gesù e noi facciamo festa senza il festeggiato (don Tonino Bello). E qual sarebbe la bellezza del Natale, se si sono perduti totalmente i valori umani della solidarietà, della fraternità e della giustizia e ognuno pensa solo a sé stesso e ai regali che deve ricevere? Tu un po’ di giustizia la pratichi però: ecco la tua bellezza.
La tua figura non mente: ti so vecchietta, bruttina, su di una scopa volante e con un senso profondo di giustizia. Tu porti doni solo ai bambini che lo meritano. E per quelli che non lo meritano, non solo non porti doni, ma lasci il carbone come ammonimento per ravvedersi. Sei una “bella” vecchietta, perché rappresenti l’anno appena trascorso: è quindi come se l’esito del tuo viaggio notturno, nei primi giorni del nuovo anno, riveli il bilancio di come ci si è comportati.
Sai, mi affascina pensarti in volo di notte, tra i comignoli fumiganti dei caldi focolari. Tu con la tua scopetta di paglia, in compagnia delle silenziose stelle che, da buone amiche, ti confidano le complesse strade dei desideri umani. In fondo siamo “polvere di stelle”, noi esseri desideranti. Già il Leopardi qualche tempo fa cantava “… e quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: a che tante facelle?” È anche questo che fanno le stelle: parlano con te, perché tu possa giudicare saggiamente e con giustizia i comportamenti, i sogni e le aspirazioni dei cuccioli dell’uomo. Potrai premiarli se sono buoni o eventualmente ammonirli, se reputi che siano stati dannosi per il loro progetto di vita. Tu “dai a ciascuno il suo”, per la giustizia. E ora ti chiedo, come e a partire da cosa tu giudichi “quale sia il suo di ciascuno”? A partire dalla legge morale che è dentro di te e in ciascuno di noi (I. Kant), senza però dimenticare il “cielo stellato sopra di noi” che tu giri in lungo e in largo con la tua scopa di paglia. Magari hai incontrato “Colui che scende dalle stelle” e si dirige alla grotta di Betlemme, dove hai intravisto direttamente quanta è bella la sua umanità. Anzi hai considerato che solo in quella umanità si trova davvero la grande bellezza. In quella umanità c’è tutto il sogno bello di Dio per ogni essere umano: un potenziale immenso di bellezza d’amore.
Ecco allora altri due motivi perché mi stai a genio: perché voli e perché lo fai ecologicamente, senza inquinare. Mi piace perché voli: d’altronde ogni uomo che coltiva bontà e bellezza di vita dovrebbe concepirsi sempre in volo, immerso nelle altezze del pensiero contemplativo, disponendo così di quella vista d’aquila che permette di mirare lontano e in profondità. E la tua umile scopetta di paglia, anche quella mi piace: mi ricorda che la povertà, l’essenzialità, permette all’uomo di librarsi in alto con libertà, senza far rumore e senza recare danni a nessuna cosa creata. Insomma sei ecosostenibile e carbonfree.
E sì cara Befana, anche se sei frutto di immaginazione, mi sei simpatica per la giustizia, la povertà – “vieni di notte, con le scarpe tutte rotte”, dice una nenia dedicata -, la libertà e l’altruismo che rappresenti.
Allora anche quest’anno immagino che tornerai a visitarci la notte tra il 5 ed il 6 Gennaio, nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Epifania di Nostro Signore, cioè la manifestazione a tutti i popoli di Gesù salvatore. Tornerai a riempire secondo il tuo giudizio le calze che tutti i bambini ti faranno trovare appese o sul caminetto, o ai piedi del loro letto, o sulla porta di casa. Raggiungici cara Befana con i tuoi doni. Magari a te concederemo anche stavolta di offrirci doni più dimessi di quelli che a Natale i nostri piccoli avranno già ricevuto. Sola una cosa ti chiedo: diversamente da quello che l’omone con le renne ci ha educato ad attendere (diseducandoci l’anima alla voglia di “cose”, di regali costosi), magari io gradirei che ti fermassi a distribuire solo “dolcetti e caramelle” perché tutti i nostri bambini siano educati alle gioie semplici e senza pretese, ai sorrisi che non hanno prezzo e che fanno maturare il cuore. Perciò, vai da tutti e non solo da alcuni, come Gesù Bambino che è venuto per tutti, in particolare per i più poveri.
Vieni pure, dunque, cara Befana e rammenta a tutti noi, piccoli e grandi, il viaggio di quei Magi cercatori, anche loro confidenti di una stella: indicò loro il desiderio di tutta la creazione (e di tutti i tempi) di vedere il vero volto di Dio. Unisciti nel tuo viaggio a quei Magi e ai loro doni per il bambino Gesù: l’oro e l’incenso per compiacersi di quel bambino tutto buono e tre volte santo; la mirra per indicare il sacrificio necessario per la salvezza di tutti noi, talvolta così meritevoli di carbone perché imbruttiti dal nostro peccato, ma comunque sempre amati da Dio.
Ciao, cara Befana, magari riuscirò a vederti in volo, se nel cuore della notte mi ritroverò in preghiera a scorgere il cielo – per “riveder le stelle, bisogna togliersi fuori dall’inferno” (cfr. Dante Alighieri) -, chiedendo a Dio che, in Gesù, l’Amore si manifesti ancora per tutti e per ognuno, come l’unica luce per la mente e la vera pace per il cuore.
*Vescovo di Noto
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