Le sorelle Luciana e Angela Giussani
6 minuti per la letturaÈ il 10 giugno 1922 quando Enrico Giussani e Vittoria Peracini mettono al mondo la loro primogenita, Angela. Dal padre, la piccola prenderà la capacità imprenditoriale (Enrico ha un’azienda che fa da tramite tra le industrie tessili e i produttori di scarpe), dalla madre il rigore svizzero, che saprà infondere tanto nella gestione della sua azienda quanto nella costruzione di trame a orologeria.
Il 19 aprile 1928 nasce sua sorella Luciana. Avrà anche lei le figure genitoriali a forgiarne carattere e capacità, ma in più terrà sempre come riferimento la determinata sorella maggiore: «Con i genitori non c’era dialogo, era un rapporto abbastanza autoritario. Io e Angela rimediavamo con un magnifico rapporto tra sorelle, eravamo molto amiche, molto complici. A quel tempo la libertà di cui una ragazza godeva era modesta. Di solito usciva, o riceveva, solo in presenza di qualcuno, che in questo caso ero io. Inutile dire che – per così dire – io la coprivo, così come non è difficile immaginare che, quando ebbi a mia volta l’età giusta, fu lei a coprire me». Da ragazze, le letture formative sono i grandi romanzi per ragazzi, Salgari e De Amicis su tutti. La letteratura anglosassone è bandita dal regime. I fumetti sono avversati tanto dal sistema politico quanto dalla famiglia, in quanto ritenuti una lettura ben poco formativa.
Si prova comunque a vivere, durante la guerra. Milano è bombardata di frequente, la famiglia Giussani è sfollata a Cervia, dove Angela frequenta un simpatico sbruffone romagnolo, di qualche anno più vecchio di lei. Si chiama Gino Sansoni ed è un vero vulcano, capace di gesti clamorosi e di temibili attacchi di collera. Ad avvicinarli, la contagiosa vitalità di lui e anche una certa affinità politica. Angela, così come la sorella e così come buona parte dei ragazzi cresciuti durante il regime, aderisce in maniera quasi naturale, anche se mai con fanatismo, ai dettami mussoliniani. Di fanatismo, invece, si può tranquillamente parlare per Sansoni, detto il “dottore”, soprannome che porterà con sé (anche con un certo orgoglio) per tutta la vita. Il rapporto dura qualche mese, ma poi Angela si stanca, così chiude questa specie di fidanzamento.
A Milano, nel dopoguerra, Angela ritrova Sansoni: non avendo lui talento né volontà per un approccio particolarmente romantico, la avvicina proponendole un lavoro. Lei non ha nessun interesse a interagire con il “dottore”, ma la sua ricerca quasi spasmodica di un’autonomia è una via preferenziale per convincerla. Lui le racconta della sua nuova attività, un’agenzia di pubblicità, anche se il suo sogno è quello di fare il giornalista e l’editore, e in quell’avventura avrebbe proprio bisogno al suo fianco di una donna colta e intelligente come lei. Angela accetta. E, nel giro di breve tempo, il rapporto lavorativo diviene anche un rapporto affettivo, fino a che i due rinnovano il fidanzamento.
Il signor Giussani vorrebbe entrambe le figlie madri di famiglia, a casa a badare ai figli. Per chi ha vissuto in un certo ambiente culturale e sociale, i mutamenti in corso non sono immediati da assimilare. Tanto per avere il quadro di riferimento, solo da pochi mesi è stato riconosciuto il diritto di voto alle donne. Quando conosce Sansoni, comunque, Enrico Giussani si tranquillizza: il possibile futuro genero sembra proprio una persona più che benestante. E questo garantirebbe un futuro agiato a sua figlia. Il 30 dicembre 1946 Angela a Gino si sposano.
Con il passare dei mesi, Angela si ritaglia un suo meritato spazio all’interno della ditta, ricoprendo diversi ruoli. Spicca per intuito, perseveranza, acume, coraggio e sensibilità. Ha anche preso la patente, che per una donna all’epoca è abbastanza inusuale. Si muove e si sposta con grande autonomia e uno splendido sorriso sulle labbra. Un sorriso destinato a fare bella mostra di sé in diverse parti del mondo. I suoi lineamenti e le sue forme accattivanti, infatti, vengono ulteriormente esaltati da alcune campagne promozionali ideate dal marito, per cui Angela posa come modella. La sua è una bellezza genuina, sincera, non costruita. Il viso angelico, le labbra carnose e la dentatura perfetta, che nemmeno le numerose sigarette riescono a intaccare, appaiono quindi nelle forme più disparate e in svariati paesi. Esposta, sovraesposta, in pochi anni mostra se stessa (pur sempre con grande pudore, legato ai costumi dell’epoca ma anche al suo carattere e ai suoi principi) come mai più farà nella vita. Il tempo e il lavoro ne faranno una persona riservata, che centellinerà la sua immagine e le sue apparizioni non tanto per desiderio di mostrarsi preziosa, quanto per le pressanti esigenze lavorative e per la volontà di frequentare solo gli amici fidati, rifuggendo dalla mondanità e dall’esibizione di sé.
Abile nella monta a cavallo quanto nel tennis, Angela nel 1954 decide di prendere anche il brevetto di volo. Nel frattempo, nella testa di Gino, l’idea di mettere in piedi una casa editrice si fa concreta: la C.E.A. (Casa Editrice Astori) vede tra le prime pubblicazioni in catalogo Il vademecum della perfetta sposa. Redattrice, nonché modella per le parti fotografiche, proprio lei, sua moglie Angela Giussani. La sede della casa editrice si trova al numero 13 di piazza Luigi Cadorna. Lo stabile si trova di fronte alla stazione delle Ferrovie Nord. La linea Milano-Saronno è la più percorsa da Angela e Luciana. Vanno infatti spesso a trovare il cugino Renzo e gli zii. Zio Claudio è un appassionato dei feuilleton francesi, di personaggi come Arsenio Lupin e Fantômas. Ogni tanto a tavola se ne parla. Angela a volte appare distratta, rimugina su quei personaggi. E rimugina sul rituale che precede ogni viaggio.
Prima di partire in treno, infatti, non manca mai di dare un’occhiata alla rivendita di giornali dello scalo ferroviario. Da moglie e collaboratrice di un editore, le piace tenere d’occhio il mercato editoriale, in quel periodo decisamente in fermento, e vedere se le edizioni C.E.A. hanno il loro spazio sugli espositori. Poi, nel 1961, dopo aver imparato tutti i rudimenti del mestiere di editore, decide che è giunto il momento di dare vita a una propria etichetta editoriale. E ben presto di coinvolgere anche la sorella in questa avventura. Per rispetto del marito, per una sorta di complesso di inferiorità, ma anche con una certa dose di ironia, se lui pubblica sotto il nome Astoria, lei decide che la sua label si chiamerà Astorina. È però più probabile che, semplicemente, i coniugi Sansoni decidano di creare una sorta di sottoetichetta dedicata a un pubblico più giovane (da qui il diminutivo). Le prima pubblicazioni di Astorina sono infatti libri di fiabe pescati dall’ormai datato catalogo Edizioni Martora.
Angela si ritaglia uno spazio in un cucinotto dell’appartamento in Cadorna, con il suo ingresso di servizio: quindici metri quadrati circa affollati di tavoli, fogli, libri, dischi e altro. Dopo i libri di fiabe, la Astorina inizia a pubblicare giochi in busta, i “gettoni”, figurine plastificate dalla forma rotonda, che raffigurano in massima parte campioni dello sport, per arrivare infine ai fumetti: traduce la testata americana Big Ben Bolt. La testata non va granché bene, ma fa da ponte per la prima interamente ideata e prodotta dall’Astorina di Angela Giussani, come evidenzia lo strillo pubblicitario che appare nelle pagine interne del numero 18, datato novembre 1962: «1 ora di suspense – Leggendo: DIABOLIK».
Il resto è storia. Del fumetto, delle cultura, della pop art. E in questo 2022 ricorrono sia i cento anni dalla nascita di Angela Giussani sia i sessanta della sua creatura più celebre.
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