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È da tanto che sogno venga realizzata una “Book Commission” regionale, tipo quella dei film.
Capace di usare due veicoli che si supportino l’uno con l’altro, i libri e i luoghi, specie i paesi dimenticati, i sussurri delle bellezze nascoste, i venti delle storie che soffiano tra i vicoli e portano in sé memorie che è un dovere rendere perpetue e una risorsa poter conoscere e far proprie.
I libri non mostrano a milioni di persone i luoghi con le immagini come avviene coi film, non muovono grandi capitali con gli sponsor o le maestranze, sicuramente non sono strumenti rapidi e immediati per produrre fenomeni attrattivi. Ma consentono un cammino lento, sotterraneo, che può infilarsi nella pelle dei luoghi creando magnetismi magici capaci di attrarre le persone a visitarli.
Una Book Commission regionale non necessiterebbe di enormi capitali come per un film: ma di molto meno, per istituire delle commissioni di lettori che esaminino i testi inediti e ne valutino la pubblicazione, ma anche i testi già pubblicati, anche i “classici”. E strutturare in entrambi i casi una nuova promozione mirata, accompagnata a quella territoriale, quasi a far diventare ufficialmente i libri patrimonio dei luoghi assieme ai monumenti o ai musei.
Dovrebbe favorirne la traduzione in altre lingue e la distribuzione in altri paesi, aiutati dal fatto che ciò che si chiama “Italia” ha un appeal sempre speciale e che in molte, troppe parti del mondo, si legge ben più che da noi.
Ancora, introdurli come testi nelle scuole. In quelle della regione in cui sono ambientati, perché i bambini e i ragazzi prendano consapevolezza in modo poetico e narrativo della terra in cui vivono, crescendo in orgoglio di appartenenza o assumendosi la responsabilità di diventarne linfa vitale; o scambiandosene, tra le regioni, perché magari siano i giovanissimi a proporre alle famiglie luoghi nuovi da visitare dopo averne letto in classe.
Ogni regione sarebbe legata indissolubilmente a una biblioteca ideale che andrebbe fatta conoscere con le nuove tecniche del marketing insieme ai luoghi che portano in sé.
Perché non far sapere che esistono posti dove sono avvenute storie, bellissime, drammatiche, tristi o liete, reali o immaginarie e che queste storie respirano e rendono quei posti carichi di emozione, stupore, meraviglia oltre che di bellezze artistiche e naturali affatto o troppo poco conosciute? Il primo che inserirei nella biblioteca della mia Lucania ad esempio, a inaugurare la Book Commission che vorrei, insieme ai libri di Raffaele Nigro, di Carlo Alianello, alle poesie di Isabella Morra, Rocco Scotellaro e Albino Pierro, solo per citarne alcuni, è “La notte delle Malombre” di Manlio Castagna.
Manlio ha dato dignità, voce, corpo, a un paese e a una storia che anche in Lucania conoscono in pochi, una tragedia che per le sue dimensioni venne chiamata “il Titanic della strada ferrata”.
Di questo libro si è scritto tanto e in maniera egregia da un anno a questa parte, avendo in sé la dote dei grandi classici per ragazzi che sono godibilissimi a ogni età, come era per “Ventimila leghe sotto i mari”; eppure, da piccoli sondaggi personali effettuati, ancora in pochi ne sanno e di conseguenza sanno di questa disastro, il più tragico mai avvenuto in Europa, forse un po’ dolosamente nascosto, il cui il numero reale dei morti non è mai stato appurato e di cui continuano a restare segreti molti documenti.
Cosa c’è da vedere a Balvano dopo aver letto il libro di Castagna, ad esempio? Non un granché, davvero, tra chiese e mura. Perché il paese è stato anche uno dei più colpiti dal terremoto del 1980. Ma io vi andrò. Perché oltre al fatto di avere dintorni naturalistici straordinari, ponti da attraversare, gole da esplorare, boschi dai quali farsi pennellare lo sguardo, specie in questo periodo d’autunno, c’è quella galleria che lo scrittore ha con profondo rispetto aperto al cielo, nella quale rendere omaggio a degli innocenti. E c’è la gente figlia di quella generazione morta di respiro, che sarà prezioso incontrare per sapere quanto si sia faticato a rimettere insieme la vita in quegli anni duri.
L’Italia è un museo a cielo aperto, sì, ormai è una frase di cui ci piace riempire i nostri discorsi. Ma oltre a trascurare le bellezze “materiali” di questo immenso museo, ancor più ne trascuriamo il fatto che le storie che esse portano con sé, attraverso la forza narrativa degli scrittori o trasfigurate dalla loro fantasia, aprirebbero il sipario su luoghi inaspettatamente belli, poco e mal promossi. Luoghi che è quasi commovente spesso vedere quanto siano tenuti come gioielli da chi li abita, belli e curati, nella speranza che un giorno il turismo si accorga anche di loro nei quali magari invitare gli scrittori a creare o ricreare storie.
La mia “Book Commission” resta un sogno, per me che sono anche una guida turistica, oltretutto per ciechi e ipovedenti: e spesso, quando accompagno i visitatori, non solo leggo loro brani che hanno parole più belle delle mie per far innamorare di quei luoghi: ma al contrario invito a visitarne nuovi proponendone prima la conoscenza da pagine di libri. Chi vede, vedrebbe più lontano; a chi non può con gli occhi, apparirebbero orizzonti nuovi.
Già, un sogno. Ma chissà.
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