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Il lungotermismo è una filosofia che da Oxford si è rapidamente diffusa tra le élite tecnologiche e finanziarie della Silicon Valley


A lanciare l’allarme, qualche mese addietro, è stata Wired Italia, recensendo il libro di Irene Doda “L’utopia dei miliardari. Analisi e critica del lungotermismo”: “Tra crisi climatica, guerre e pandemie, la sensazione è che gli abitanti del pianeta Terra – umani e non – potrebbero non avere davanti a loro un brillante futuro proiettato sul lungo termine. Nonostante questo, o forse proprio per questo, negli ultimi dieci anni circa si è sviluppata una filosofia che pone l’accento esclusivamente sulle prospettive di lungo, lunghissimo termine. Una filosofia che da Oxford si è rapidamente diffusa tra le élite tecnologiche e finanziarie della Silicon Valley: il lungotermismo, per l’appunto.

LUNGOTERMISMO, UN FUTURO A LUNGHISSIMO TERMINE

Nato come costola del ricchissimo effective altruism (una forma di filantropia utilitarista, che predica la necessità di svolgere lavori estremamente remunerativi per donare cifre immense in beneficenza), il lungotermismo si propone di garantire all’essere umano un futuro a lunghissimo termine (anche milioni di anni), al fine di prosperare e proliferare in tutta la galassia”. Prima conseguenza di questa teoria, la riduzione delle vicende umane e planetarie alla pura logica calcolatrice dei numeri, in una sorta di neoutililitarismo che proietta i vantaggi di questo calculemus esclusivamente nel futuro: salvare in un domani ipotetico e imprecisato dieci miliardi di vite è meglio che salvarne un miliardo oggi.

Seconda conseguenza, la svalutazione del presente e delle sue urgenze, derubricati a problemi di minor conto al cospetto di ciò che potrebbe costituire un “rischio esistenziale”, ossia una di là da venire, incerta e potenziale, distruzione della specie umana: “Obiettivo cruciale – sintetizza Anna Lombardi su “Repubblica” a proposito dell’Elon-pensiero (nel senso di Musk invaghito anch’egli del lungotermismo) – è evitare l’estinzione sia pur a costi altissimi: diventa cioè più importante pensare cosa far mangiare ai bisnipoti che agli affamati a noi contemporanei. E contano più gli investimenti sui viaggi interplanetari che quelli sui cambiamenti climatici”. Come dire, in termini diversi, accettare l’esistente per quello che è e nemmeno provarci a cambiare le cose del mondo. 


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