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È proprio attraverso lo stupore e l’empatia che il sociologo può sperare di cogliere il significato dietro le azioni degli individui e il funzionamento della società


Uno degli aspetti che prediligo nel modo di viaggiare che mi appartiene da sempre, quello della flânerie, coincide per lo più con una sensazione legata a questa modalità di esperienza: sto parlando della meraviglia di trovarsi difronte all’inatteso, a qualcosa che colpisce proprio per il suo manifestarsi repentino. Tutte cose che sono alla base dello stupore. Anche per questo, prima di ogni viaggio, leggo lo stretto necessario sui luoghi che visiterò: proprio per non compromettere, con una eccessiva preconoscenza delle cose, la possibilità di restare stupito. Per quanto mi riguarda, lo apprezzo soprattutto in giro per il mondo, ma lo stupore può cogliere le persone in qualsiasi situazione e in diversi frangenti, anche i più inaspettati: questo perché è un concetto affascinante, ricco di significati e implicazioni.

È un’emozione profonda che ci spinge a fermarci e riflettere di fronte a ciò che ci circonda. Può essere scatenato da esperienze straordinarie, dalla bellezza della natura, dall’arte, dalla scienza o persino dalla semplice osservazione della vita quotidiana. Uno degli aspetti più interessanti dello stupore è che, in qualche modo, ci porta al di là di noi stessi, ci costringe a guardare oltre ciò che già conosciamo o crediamo di sapere. Essere stupiti significa porsi nella condizione di essere aperti al nuovo, alla meraviglia e alla complessa vastità di ciò che ci circonda. Lo stupore può essere fonte di ispirazione e di motivazione; ci spinge a esplorare, a imparare, a crescere. È il motore della curiosità umana, che ci spinge a cercare sempre di più, a scoprire le meraviglie nello sconosciuto.
Lo stupore può essere sia individuale che collettivo, dipende dal contesto e dalle circostanze che lo generano: a livello individuale si verifica quando una persona sperimenta una sensazione di meraviglia, sorpresa o ammirazione di fronte a qualcosa di nuovo, insolito o straordinario. Può essere scatenato da esperienze personali, come la scoperta di una nuova idea, la contemplazione di un’opera d’arte o un momento di connessione emotiva con la natura.

Lo stupore individuale è intrinsecamente legato alla percezione soggettiva e alle esperienze personali di ciascun individuo. Ma lo stupore può anche essere collettivo: si verifica quando un gruppo di persone condivide un’esperienza che suscita una sensazione di meraviglia, sorpresa o ammirazione. Lo stupore collettivo può rafforzare i legami sociali all’interno del gruppo e creare un senso di unità e appartenenza condivisa: è chiaro, quindi, che entrambe le modalità hanno il potenziale di influenzare il comportamento e le percezioni delle persone, sia a livello individuale che collettivo. Possono anche essere interconnessi, poiché l’esperienza di stupore di un singolo individuo può essere amplificata o condivisa attraverso l’interazione sociale, contribuendo così all’esperienza di stupore collettivo.

La sociologia ha diversi momenti di importante riflessione sul concetto di stupore. A partire da Alfred Schütz, filosofo e sociologo di origine austriaca, noto soprattutto per il suo lavoro nel campo della fenomenologia e della sociologia della conoscenza che offre una prospettiva interessante sulla comprensione della realtà sociale e della soggettività umana. Schütz ha introdotto il concetto di “mondo della vita” (Lebenswelt), che si riferisce al modo in cui gli individui interpretano e danno senso alla realtà che li circonda.

Questo concetto evidenzia come la nostra esperienza quotidiana sia radicata in un contesto sociale e culturale specifico, e come i significati e i simboli condivisi svolgano un ruolo cruciale nella costruzione della nostra comprensione del mondo. Pur senza far riferimento allo stupore, la sua idea di mondo della vita suggerisce che gli individui possono sperimentare momenti di sorpresa e meraviglia quando incontrano qualcosa di nuovo o di inaspettato che sfida le loro aspettative e la loro comprensione del mondo: momenti di stupore che possono influenzare la nostra percezione e la nostra interpretazione della realtà sociale, portandoci a interrogarci sulle nostre credenze e sui nostri presupposti. Inoltre, Schütz ha sviluppato il concetto di “tipizzazione ricorrente”, che si riferisce alla tendenza degli individui a categorizzare e interpretare le azioni degli altri in base a modelli culturali e sociali condivisi.

Un processo, questo, che può influenzare la nostra esperienza dello stupore, poiché ciò che può sembrare sorprendente o insolito per una persona potrebbe essere considerato normale o prevedibile per un’altra, a seconda dei personali retroterra culturali e delle esperienze passate. Anche Max Weber assegna allo stupore un ruolo decisivo nella comprensione della complessità e della ricchezza dell’azione sociale umana. È proprio attraverso lo stupore e l’empatia, infatti, che il sociologo può sperare di cogliere il significato dietro le azioni degli individui e il funzionamento della società.

Weber ha introdotto il concetto di “verstehen” per descrivere il processo attraverso il quale i sociologi cercano di comprendere il significato del comportamento umano. Questo coinvolge un’empatia e un’immaginazione simpatetica che consentono al sociologo di vedere il mondo attraverso gli occhi degli altri. Lo stupore è una componente importante di questo processo, poiché spinge il sociologo a interrogarsi sulle motivazioni e sui significati che guidano le azioni degli individui.

Weber ha altresì riconosciuto che lo stupore può derivare dalla comprensione della soggettività umana e della diversità dei punti di vista. Ogni individuo ha la propria prospettiva unica sul mondo, e lo stupore può derivare dalla scoperta di queste differenze e dalla comprensione di come influenzino il comportamento umano. Weber ha insistito sul fatto che l’azione sociale deve essere interpretata nel contesto dei significati e dei fini che gli individui attribuiscono ad essa. Lo stupore gioca un ruolo fondamentale nel processo interpretativo, poiché spinge il sociologo a chiedersi cosa sia significativo per gli individui e come questi significati influenzino il loro comportamento. Lo stupore quindi, secondo Weber, può essere una vera e propria fonte di ispirazione per lo sviluppo della teoria sociologica. Il sociologo è spinto a cercare spiegazioni per fenomeni sociali apparentemente sorprendenti o contraddittori, portando a una maggiore comprensione delle dinamiche sociali.

Ma anche altri sociologi classici hanno lavorato attorno al concetto di stupore. Émile Durkheim, per esempio, ha esplorato il concetto di effervescenza sociale nelle sue opere. Questo concetto si riferisce al senso di eccitazione e di stupore collettivo che si verifica durante le cerimonie e gli eventi sociali condivisi, sottolineando l’importanza dell’esperienza collettiva dello stupore nella coesione sociale. Georg Simmel, invece, noto per la sua analisi delle forme sociali e delle interazioni umane, nel suo lavoro ha discusso di come lo stupore possa influenzare le dinamiche sociali, portando le persone a interrogarsi sulle loro relazioni e sulle strutture sociali esistenti.

Anche Habermas ha trattato lo stupore: lo ha fatto nel contesto della sua teoria dell’agire comunicativo, esplorando come lo stupore possa emergere nel processo di comunicazione e come possa influenzare la nostra comprensione reciproca e la costruzione del significato condiviso. Martha Nussbaum ha invece affrontato lo stupore nel contesto della sua teoria delle emozioni, e sostiene che lo stupore può essere una risposta alla complessità e all’incertezza del mondo, spingendoci a cercare una comprensione più profonda e inclusiva degli altri e di noi stessi.

Tutto ciò a conferma della tesi che lo stupore non è necessariamente sempre positivo, anzi. Può viceversa assumere diverse sfumature emotive e avere effetti variabili a seconda del contesto e delle circostanze in cui si verifica. In molti casi, lo stupore può essere esperienza di meraviglia, ammirazione e gioia. Può derivare dalla scoperta di qualcosa di nuovo, dalla contemplazione della bellezza della natura, dall’osservazione di un’opera d’arte straordinaria o da momenti di connessione emotiva con gli altri. Questo tipo di stupore, chiaramente positivo, può arricchire le nostre vite, alimentare la curiosità e l’entusiasmo, e spingerci a esplorare il mondo che ci circonda. Ma a volte lo stupore può essere semplicemente una reazione di sorpresa o di incredulità di fronte a qualcosa di inaspettato o insolito. Questo tipo di stupore può essere neutro dal punto di vista emotivo e può anche non avere un impatto significativo sulle nostre vite.

Tuttavia, ci sono situazioni in cui lo stupore può avere connotazioni negative, come per esempio accade difronte a eventi traumatici o scioccanti, come tragedie personali o collettive. Lo stupore negativo può provocare ansia, paura o sconcerto, e può essere difficile da elaborare emotivamente. Infine, in alcuni casi, lo stupore può anche essere una miscela complessa di emozioni positive e negative. Ad esempio, potremmo essere stupiti da una scoperta scientifica che ci riempie di meraviglia per la bellezza del mondo naturale, ma allo stesso tempo potremmo essere preoccupati per le implicazioni etiche o ambientali di quella scoperta.

Lo stupore può insomma assumere molto forme e può essere esperienza positiva, neutra o negativa a seconda delle circostanze e delle nostre reazioni personali. Ciò che conta è come gestiamo e interpretiamo questa emozione, e come influisce sul nostro benessere emotivo e sulla nostra comprensione del mondo. Quello che resta chiaro è che lo stupore appare strettamente connesso con un mondo caratterizzato da un elevatissimo livello di complessità. Una complessità che spesso, e si comprende bene il perché, ci lascia a bocca aperta. Stupiti, appunto. Uno stupore che in fondo è funzionale, essenziale per la comprensione della complessità del mondo e per la ricerca della conoscenza autentica.

Se riflettiamo per esempio sull’importantissimo contributo di Edgar Morin, relativo al cosiddetto pensiero complesso, ci accorgiamo che lo stesso implica la capacità di abbracciare la diversità, l’incertezza e la contraddizione nella nostra comprensione del mondo. Morin sostiene che lo stupore è una risposta naturale di fronte alla complessità e all’incertezza, e che ci spinge a cercare una comprensione più profonda e inclusiva della realtà. Morin discute anche specificamente dell’importanza dello stupore nella formazione dell’educazione e nella ricerca della conoscenza, sostenendo che il sistema educativo dovrebbe incoraggiare lo stupore e la curiosità nei confronti del mondo, anziché limitarsi a trasmettere nozioni e informazioni.
Il problema vero è forse legato al fatto che viviamo in una società caratterizzata dai mantra della velocità e della prestazione. Una società che, riprendendo il pensiero di Byung-Chul Han, appare dominata dalla tecnologia e dalla comunicazione digitale ci sovraccarica di informazioni e stimoli, ma allo stesso tempo ci priva della capacità di stupore e contemplazione.

Perché lo stupore richiede pause, momenti di silenzio e di riflessione che ci permettono di cogliere la profondità del mondo che ci circonda. Il bombardamento di stimoli e sollecitazioni che ci impediscono di sperimentare veramente lo stupore è figlio di un modello di società trasparente, dove tutto è reso visibile e accessibile, ma allo stesso tempo tutto diventa banale e privo di significato. Per questo è importante ridefinire il concetto di tempo: anche per riscoprire la capacità di stupore e di contemplazione, con lo scopo di trovare un senso di profondità e di autenticità nella nostra vita. Una profondità che valorizzi i rapporti di ciascuno di noi con l’Altro, chiunque sia, in qualunque parte del mondo viva e quale che sia il suo status di vivente.


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