Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini
2 minuti per la letturaIl ruolo di Longhi decisivo nella crescita della dimensione culturale di Pasolini e Bassani. Gli anni dell’università hanno avuto un peso fondamentale per i due intellettuali per il ruolo e le interpretazioni del grande storico dell’arte
La vita di Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini ha acquistato una dimensione diversa, negli anni dell’Università a Bologna grazie alle interpretazioni di Roberto Longhi, capace di far vivere le immagini attraverso parole nuove.
LA LETTERA DI PASOLINI A BASSANI
I due ragazzi, finita l’università, si ritrovano a Roma. Come si intende da una lettera di Pasolini a Bassani nel 1950: “Caro Bassani, ricorderai forse che noi due ci siamo conosciuti a Firenze, dove siamo stati insieme non più di un quarto d’ora. Adesso approfitto di quel nostro fulmineo incontro per chiederti se tu vuoi che ci incontriamo ancora, magari un po’ più a lungo. Io sono sceso a Roma dal lontanissimo Friuli, e avrei veramente bisogno di qualche amico: Caproni, l’unico che conoscevo qui, si trova ora in una situazione grave (saprai forse che sua madre è morente) e non voglio essergli di peso con la mia presenza che, in fine, puzza sempre di letteratura.
Sii sincero: se ti secca incamminarti per la strada sempre troppo piena di formule e di disagi di una nuova conoscenza, dimmelo; in caso contrario fammi sapere dove e quando ti posso trovare. Scusami tanto, caro Bassani, e ricevi i più cordiali saluti”.
IL MAESTRO DESCRITTO DA BASSANI
Il giovane maestro era quell’uomo originale descritto da Bassani: “Difficile immaginare un tipo più diverso dagli altri professori, anche fisicamente. Alto simpatico, elegantissimo, con un viso dai tratti molto asimmetrici, di un’espressività eccezionale: più che a un professore, a uno studioso, Longhi faceva pensare a un pittore, a un attore, a un “virtuoso” d’alta razza e d’alta scuola, insomma a un artista […] nessuna posa erudita, in lui, nessun sussiego di casta, nessuna boria didattica e didascalica, nessuna pretesa che non riguardasse l’intelligenza, la pura volontà di capire e far capire: «e per questo, non per altro, ci si sentiva a un certo punto osservati dai suoi occhi nerissimi che lustravano, piccoli e malinconici come per febbre dietro il taglio spiovente del pince-nez e delle grandi palpebre brune.
E se quello stesso sguardo che aveva frugato sardonico e affettuoso in te, ti arrestava, subito dopo, diventando a un tratto freddo, altero, e ristabilendo per così dire le giuste distanze, anche a questa operazione immediatamente successiva di distacco ci si acconciava volentieri, senza soffrire di delusioni di sorta, perché era ancora una volta l’intelligenza, l’oggettiva necessità del comprendere che così volevano».
Nella storia dell’arte i grandi pittori di provincia Filippo De Pisis e Mario Cavaglieri , amati da Longhi, saranno l’immaginario figurativa dei romanzi e dei racconti di Giorgio Bassani, in particolare “Il giardino dei Finzi-Contini”. E Pasolini ispirerà la sua vita e la sua opera a Caravaggio.
Due vite nate dall’arte.
Dando un senso nuovo alla letteratura.
Sono alcuni esiti della lezione di Roberto Longhi.
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