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«Per favore, sedetevi, restate a vostro agio. Che posso dire? Beh, non me lo aspettavo davvero… Vorrei naturalmente, prima di tutto, ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me. Non posso nominare tutti, quindi lasciate che faccia un solo nome, quello di un’attrice che è anche mia moglie. Grazie, carissima Giulietta, e per favore, smettila di piangere!».

La consegna dell’Osca alla Carriera a Federico Fellini

E chi se le dimentica le parole di Federico Fellini in quella sera del 29 marzo del 1993 al Dorothy Pavillon di Los Angeles. Il regista italiano riceve il premio Oscar alla carriera, “come riconoscimento per le sue qualità cinematografiche che hanno entusiasmato e deliziato il pubblico di tutto il mondo”. Con lui sul palco ci sono Marcello Mastroianni e Sophia Loren. È la sua quinta statuetta dopo gli Oscar vinti  con le sue opere nella categoria  “Miglior film straniero” con i film La strada (1957), Le notti di Cabiria (1958), 8 e ½ (1964), Amarcord (1975).  Diverse, nel corso della sua carriera, saranno anche le nomination.


Dici Fellini ed è inevitabilmente un “amarcord” (in romagnolo “io mi ricordo”) struggente di poesia e sogni di celluloide, ancor più alla vigilia del giorno del suo compleanno. Domani, infatti, il regista de La dolce vita (1960) avrebbe spento cento candeline. Fellini era nato a Rimini  il 20 gennaio del 1920; morirà a Roma il 31 ottobre 1993. Solamente cinque mesi dopo – il 23 marzo di quell’anno – morirà anche Giulietta Masina. Impossibile non ricordarli insieme. Domani, però i riflettori saranno accesi sul centenario della nascita di Federico: un uomo – oltre che il cineasta pluricelebrato – entrato di diritto nel parterre de rois delle icone italiane nel mondo insieme ai suoi film. Difficile raccontarlo, difficile ingabbiare l’uomo dei sogni per citare il titolo di un pezzo di Pietro Citati dedicato a Fellini (pubblicato su La Repubblica anche on-line il 1 novembre del 2003).

«Per più di vent’anni, sono andato a cena con Federico Fellini. Non sono stato il solo. L’appuntamento era, sempre, alle venti davanti a casa mia, in una piccola strada silenziosa del quartiere Parioli: nella casa di fronte, Fellini aveva abitato per qualche anno, subito dopo il matrimonio con Giulietta Masina[ …]», scrive Citati, «[ …]Parlavamo di ogni cosa: letteratura, raramente cinema, aneddoti, ricordi, persone, misteri, dèmoni, religioni, vita, morte, persino gli dèi o Dio. Se parlava di libri, sembrava che nessuno vivesse, come lui, dentro un libro: se parlava di persone, le auscultava, le decomponeva, conosceva tutte le molle che le facevano agire; e su qualsiasi cosa lasciava cadere la sua luce mite, pigra ed estrosa. Aveva un’intelligenza morbida, rapida, colorata, senza schemi né presupposti, pronta a trasformarsi nello scintillio di un’ onda o nell’ombra di una nuvola rosa [ …]».

E non puoi che immaginare quelle cene romane «[ …] al Grand Hôtel, all’Hassler e poi, più spesso, da Cesarina o a via Brunetti […]». E non puoi che provare a inseguire con la fantasia i racconti dell’uomo dei sogni che voleva essere un aggettivo. Non un verbo, non un sostantivo, ma un aggettivo, già! «[ …]Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con “felliniano” posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto», (dall’intervista di Claudio Castellacci, L’America voleva colorare La dolce vita, Corriere della Sera, 30 marzo 1993, p. 33).

Ma dove potremmo trovarlo oggi alla vigilia del suo compleanno? Certamente nella sua Rimini. È qui che ci accoglie Fellini 100, il cartellone delle celebrazioni. Un programma di appuntamenti ed eventi che si svilupperà per tutto il 2020 e che vivrà uno dei suoi momenti più importanti proprio in questi giorni.

Tra gli eventi spiccano due concerti e una mise teatrale al Teatro Galli. Oggi il calendario dei festeggiamenti vedrà sul podio Ezio Bosso a dirigere la Europe Philharmonic. Il programma spazierà da Bach a Mozart passando per Vivaldi. Domani, invece, fra i grifoni dorati del Galli risuoneranno le musiche di Nino Rota, autore di alcune tra le più iconiche colonne sonore di celeberrime pellicole Felliniane.

Ad eseguirle nelle loro partiture originali la SymphonItaly Orchestra diretta da Vince Tempera. Mercoledì 22, sempre il Galli ospiterà l’omaggio dello scrittore francese Daniel Pennac al regista riminese. Sul palco andrà in scena la lettura teatrale, riadattata dallo stesso scrittore, del suo romanzo “La legge del sognatore”, portata in tournée dal 20 al 22 gennaio in tre città italiane:  Milano, Torino e appunto Rimini.

La settimana di celebrazioni per il compleanno di Fellini è l’apice del lungo calendario di eventi che si è aperto lo scorso 14 dicembre con il taglio del nastro della mostra Fellini 100 Genio Immortale al Castel Sismondo. L’esposizione ruota attorno a tre nuclei di contenuti: il primo racconta la Storia d’Italia a partire dagli anni ’20 – ‘30 per passare poi al dopoguerra, per finire agli anni ’80 attraverso l’immaginario dei film di Fellini; il secondo è dedicato al racconto dei compagni di viaggio del regista, reali, immaginari, collaboratori e no; il terzo presenta il progetto permanente del Museo Internazionale Federico Fellini.

Nella mostra che propone anche diverso materiale inedito, Federico rivive attraverso film, disegni, costumi, documenti, manoscritti, fotografie e non solo. L’ingresso è caratterizzato dalla “Porta di luce”: una struttura ad arco con le caratteristiche dell’illuminazione che evocano la Cassa del Cinema Fulgor così come riprodotta nel film Roma, oppure come le luci del Toboga della Città delle Donne.

Il visitatore è invitato da una Silvia-Anita Ekberg in scala gigante ad attraversare uno schermo dove viene proiettata la mitica scena della Dolce vita della Fontana di Trevi. E ti pare di sentire ancora una volta la biondissima svedese pronunciare quell’epica frase: “Marcello come here” mentre un Mastroianni bellissimo si lascia rapire per sempre da quel sogno femminile che entrerà nella Storia del Cinema. Del resto, per Fellini “L’unico vero realista è il visionario”.


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