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La melagrana, rigorosamente al femminile, è il frutto dell’albero del melograno. Il nome deriva dal latino malum (mela) e granatum (con semi). Anche in tedesco (gratapfel) e in inglese (pomegranate) l’origine della parola resta la stessa.
Le origini della Melagrana
Anticamente, in Gran Bretagna, il frutto era però conosciuto come apple of Granada, per l’appunto mela di Granada, la città andalusa. In spagnolo Granada significava infatti proprio melograno.
La denominazione deriverebbe dal fatto che il frutto venne introdotto nella penisola iberica ad opera dei Mori, nel periodo della loro dominazione, e l’occupazione della Spagna cominciò proprio da quel lembo di terra più vicino all’Africa.
Ancora oggi, passeggiando per le strade di Granada, la melagrana si ritrova un po’ ovunque: sui tombini, sui pali e persino nello stemma della città.
Il melograno originariamente era presente dall’Iran alla zona himalayana dell’India settentrionale, nel Caucaso e nella macchia mediterranea. Il frutto è una bacca dalla buccia coriacea e dalle numerose stratificazioni interne. Contiene i semi, detti chicchi o arilli, di colore rosso, il cosiddetto rosso granata. Sono circa seicento ed oltre per frutto, rappresentano la parte commestibile, dolce e profumata.
In posizione apicale, opposta al picciolo, la melagrana ha una robusta corona, a quattro-cinque pezzi, residuo del calice fiorale. Matura a ottobre-novembre, in pieno autunno.
La melagrana ha colpito fin dal principio l’immaginazione degli uomini, per essere un prodigio prezioso della natura. La sua particolarità è accentuata dal fatto che la pianta viva in ambienti semi-desertici.
La melagrana nei miti greci
Un’antica leggenda ellenica racconta che Dioniso, figlio di Zeus, uscito dalla coscia del padre, venne catturato dai Titani. Questi ultimi, su suggerimento di Era, gelosissima moglie del re dell’Olimpo, lo uccisero facendolo a pezzi.
I suoi resti furono messi a bollire in un paiolo e dalle stille del sangue del dio del vino nacque un albero: il melograno.
Un altro mito greco narra che Side, moglie di Orione, rea di aver sfidato Era in una gara di bellezza, venne scaraventata per punizione nell’Ade, e lì si trasformò in una melagrana. Quello stesso frutto, che Afrodite, la dea dell’amore, piantò per primo a Cipro, l’isola a lei dedicata.
La melagrana nella simbologia ebraica
La melagrana nella simbologia ebraica, rappresenta l’onestà e la correttezza, dato che avrebbe al suo interno 613 semi, proprio come 613 sono le prescrizioni contenute nella Torah osservando le quali si ha la certezza di vivere rettamente.
Alcuni studiosi di teologia ebraica hanno supposto, inoltre, che il frutto dell’albero della vita nel giardino dell’Eden, fosse da intendersi come una melagrana. Sicuramente, è uno dei sette frutti elencati nella Bibbia, come speciali prodotti della Terra Promessa.
La melagrana nella tradizione cristiana
La tradizione cristiana racconta che Gesù, mentre saliva la via del Calvario, portando sulle spalle la sua pesante croce, dalla fronte, trafitta dalla corona di spine, perdesse gocce di sangue.
Uno degli apostoli, passato il triste corteo, si fermava a raccogliere i sassolini bagnati dal sangue benedetto di Cristo, e li metteva in un sacchetto.
A sera quel sacchetto generò un frutto nuovo: la melagrana, dalla buccia dura e aspra come il martirio. Un martirio fecondo, tuttavia, come i semi rossi che abbondano all’interno della bacca.
Il melograno raggiunge una grande carica simbolica nel libro biblico che canta lo splendore dell’amore fedele: il Cantico dei Cantici, dove è metafora dell’amore prolifico e dell’intensa relazione tra l’amato e l’amata. La bellezza dell’amata, colma di vitalità, è descritta come melagrana: «come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo». E nel giardino dell’amore fioriscono proprio i melograni, così lo sposo che cerca la sua sposa va a vedere se gli alberi hanno germogliato.
La melagrana nel Corano e nell’Induismo
Nel Corano i melograni sono menzionati tra le buone cose create da Dio.
Nell’Induismo, uno dei nomi del Dio Ganesha significa “colui che gradisce la frutta dai molti semi”. Ancora oggi la melagrana continua a essere l’emblema, presso molte popolazioni, di fertilità e prosperità.
In Turchia le neo spose sono solite gettare a terra una melagrana e contare i chicchi che ne fuoriescono, i quali corrisponderebbero al numero di figli che avranno. Mentre i Cina i futuri sposi hanno l’usanza di mangiare una melagrana la notte prima delle nozze, in segno di buon auspicio.
Le proprietà medicamentose della melagrana
Il frutto del melograno ha anche numerose proprietà “medicamentose”, come le definì Ippocrate, il più famoso medico dell’antichità. In effetti proprietà antinfiammatorie, antibatteriche, gastroprotettive, vasoprotettrici, diuretiche e antiossidanti, sono state dimostrate in tempi più recenti dalla ricerca medica. Sembra certo che la melagrana favorisca un rallentamento dell’invecchiamento cellulare. Lo ha provato uno studio condotto su due gruppi di pazienti: ad uno è stato somministrato un placebo, all’altro l’estratto del frutto per un determinato periodo di tempo.
La melagrana è un miracolo della natura, chissà che dietro a tutte le leggende non ci sia un fondo di verità: d’altronde è simbolo di resurrezione, magari potrebbe contenere l’elisir di lunga vita.
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