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Con il mio travaglio si è arrivati alla felice conclusione, ora aspetto che la magistratura faccia la sua parte
La missione è compiuta. Con un percorso tortuoso, un intervento magistrale dell’Istituto centrale del restauro, il contributo fondamentale del Mart di Rovereto, in un intreccio appassionante e avventuroso, il “Seppellimento di Santa Lucia” di Caravaggio si avvia a ritornare per sempre nella sua sede originaria, dalla quale era assente da 15 anni, a Siracusa.
Senza una contrastatissima azione da me compiuta tra mille inutili ostacoli, l’opera sarebbe rimasta nella provvisoria sistemazione della Chiesa di Santa Lucia alla Badia, sovrapposta, dietro l’altare maggiore, a un capolavoro mortificato di Deodato Guinaccia. Le forze locali, impotenti o distratte, non avevano trovato la soluzione che ho raggiunto finanziando restauro, trasporto e sistemazione logistica nella sede definitiva, con tutte le garanzie di sicurezza.
Non è stato facile; ma mentre alcuni ne hanno fatto una insensata vera e propria battaglia di religione, altri, senza rispetto dell’impegno e della verità dei fatti, si sono fatti portavoce di insensate polemiche di pretestuosi fannulloni puntualmente smontate. Ma è con il mio personale travaglio che si è arrivati alla felice conclusione fra ragli di asini e belati di capre.
L’amarezza è cresciuta. Le considerazioni confuse, prive di attendibilità, le aggressioni e gli insulti alle istituzioni, a partire dal Ministero dell’Interno, con lo schieramento dei suoi valorosi prefetti, l’inutile convocazione della magistratura e della Polizia di Stato per verificare atti sottoscritti dal Ministro e dai prefetti in accordi stipulati con grande rigore, la sistematica menzogna sulla posizione della chiesa siracusana, nonostante le dichiarazioni dell’arcivescovo che ha parlato in termini inequivocabili di “restauro improcrastinabile e non altrimenti finanziabile, il non riconoscimento dell’evidenza che l’assessore alla cultura della Regione siciliana, Vittorio Sgarbi, divenuto Presidente del Mart, ha, con finanziamenti non siciliani, e in tempi certi, provveduto alla manutenzione e alla registrazione del restauro del dipinto, fino alla restituzione alla sua sede originaria, la Chiesa di Santa Lucia alla Borgata, determinando una bonifica e una sistemazione dell’area per garantire la sicurezza al dipinto : tutto questo è accaduto.
La città di Siracusa ha ottenuto l’inatteso risultato del recupero del capolavoro di Caravaggio grazie alla mia azione condotta nei tempi della massima depressione turistica di Siracusa, a causa del coronavirus. Ciò che deprime, indigna, e fa intendere la miseria della politica locale, sono le posizioni disinformate, capricciose e pretestuose non di sprovveduti, ma di politici (non mi riferisco ad alcuni, insultatori gratuiti ): nella prima fase quegli stessi Roveretani che ora chiedono che l’opera resti in proroga al Mart, e ora un uomo che ha dato prova di misura e di dottrina, il segretario provinciale del Pd di Siracusa, Salvo Adorno.
Egli dichiara di essere per la libera circolazione delle opere d’arte, e aggiunge che «per essere valorizzato il patrimonio deve essere prima tutelato, nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte il rapporto tra originale e copia è tema centrale della fruizione, e va quindi affrontato dentro una governance condivisa e normata tra i possessori dell’originale e della copia. Credo infine che i rapporti tra istituzioni devono essere improntati in termini di rispetto reciproco, che lo scambio del patrimonio si deve svolgere su un livello di fiducia, stima, apprezzamento culturale reciproco, altrimenti prende la forma della predazione». Conclusioni condivisibili, diversamente dalle consuete, confuse e non veridiche. Ciò che chiede Adorno è esattamente quello che è accaduto, attraverso una procedura puntuale, rigorosa e istituzionale che è durata più di un anno e di cui la controparte è, in prima persona, il Ministro Lamorgese, la cui correttezza è riconosciuta e sostenuta proprio dal Pd. Nulla io ho fatto senza consultarmi con lei e con i suoi prefetti. Aggiungo che tra i primi a sostenere l’importanza e l’utilità dell’impresa c’è proprio il prefetto di Siracusa Scaduto, come risulta dalle sue dichiarazioni entusiastiche.
Il degrado è tutto di personaggi screditati che, senza vergogna e sconfessati da gli esperti, hanno fatto acquistare al comune di Troina quadri falsi, senza che la magistratura sia stata coinvolta o attivata da associazioni farlocche come “Dracma”, di cui non si conosce alcuna attività se non di disturbo al mio tentativo, riuscito, di risolvere la questione della sistemazione definitiva del Caravaggio. Appelli, lettere, accessi agli atti, attacchi inutili e offensivi, contro di me e contro la bravissima soprintendente Aprile e, implicitamente, contro il ministero dell’Interno, il FEC, e il suo presidente Eike Schmidt, che è il direttore degli Uffizi, in perfetto accordo con me. Una congiura di pulci, diffuse localmente contro persone perbene che hanno fatto solo il loro dovere. E dove erano gli stessi indignati quando, pochi anni fa, il dipinto fu per per ben due volte prestato per mostre a Milano e a Torino? Mi spiace perciò che una persona rispettabile come il segretario Adorno parli, soltanto per dare ragione a quei nani, di “situazione ormai degenerata”, fino a negare quello che riconoscono i suoi colleghi di partito roveretani, e persone distanti e obiettive come Carlo Vulpio in un meraviglioso articolo pubblicato su “Il Corriere della Sera”: “Imbarazzante è piuttosto la richiesta dell’onorevole Sgarbi che di questa vicenda è stato fin dall’inizio il protagonista, orientandola in modo sbagliato”.
Osservazione ingiusta perché la strada che io ho scelto, parlandone fin da giugno 2019 con il Presidente Musumeci, con la Soprintendente Aprile e con il sottosegretario Candiani (poi, nel nuovo governo, con la Lamorgese ), ha ottenuto il risultato previsto, aldilà delle limitazioni del covid, di riportare l’opera restaurata nella sede originale. Io non ho mai fatto richieste imbarazzanti. Esse vengono dagli esponenti roveretani del suo partito, in tempi difficili per tutte le istituzioni culturali, e fra queste un grande museo chiuso che ha garantito il risultato dell’impresa, nei termini che lui descrive, con finanziamenti all’ente proprietario e la clamorosa riproduzione del dipinto già consegnata alla città. Mentre il suo presidente, delegato per la cultura dell’Anci, è il solo ad aver prodotto un esposto al TAR per indicare l’inciviltà del provvedimento di chiusura dei musei, che, nella indifferenza di tutti i politici siciliani, lo statuto autonomo consentirebbe di tenere aperti. Né va dimenticato che, dopo la clausura precedente, tutte le mostre, con prestiti dai grandi musei del mondo, come il Louvre, a partire da quella di Raffaelo, ebbero proroga corrispondente al tempo di chiusura. Inoltre, allo stato, le restrizioni sanitarie non consentono lo svolgimento della festa di Santa Lucia con il pericolo di assembramento che il ritorno dell’opera, in tempi infelicissimi, favorirebbe. Quello sì motivo di imbarazzo. E incentivo di aspettative deluse. Nessuno più di me vuole il solenne ritorno del dipinto della Santa nel suo santuario, avendo proprio per questo promosso il «gemellaggio tra Siracusa e Rovereto nel nome della cultura che ci unisce da sempre e non di quella che strumentalmente ci divide».
Altri hanno cercato di dividere ciò che Fec e Mart hanno stabilito insieme, con l’intelligente condivisione dell’arcivescovo Pappalardo, per la Curia, e dell’assessore Granata, per l’amministrazione comunale, superando le beghe locali.
Mi spiace che Adorno si faccia amplificatore e interprete di inutili polemiche senza alcuna dignità politica. Mi dispiace che non si renda conto di agire contro il governo nazionale ,che il suo partito sostiene, lasciandosi trascinare a polemiche con il FEC e quindi con il ministro Lamorgese. Per quello che mi riguarda lascio che il destino e il covid facciano la loro parte. Attendo che la magistratura verifichi la regolarità di ogni atto e l’onestà di tutti quelli che hanno lavorato con me. Da questo momento non interverrò più in alcun modo su questa vicenda disperatamente locale .
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