Alberto Sordi
5 minuti per la letturaMancano circa quattro mesi all’importante ricorrenza, eppure per lui gli omaggi sono iniziati già da un po’. Segno che Alberto Sordi è nel Dna cinematografico e non solo degli italiani. E così il centenario della nascita – Sordi era nato Roma il 15 giugno del 1920 al numero 7 di in via San Cosimato a Trastevere – diventa l’occasione per riscoprire l’Alberto che ciascuno di noi ha nel cuore e nel ricordo. Accade anche quando – ad esempio, per motivi generazionali – la vita e la carriera dell’attore la si è solo sfiorata, altrimenti non si spiegherebbero le innumerevoli prenotazioni già registrate per visitare l’attesissima mostra curata da Alessandro Nicosia, insieme ai giornalisti Gloria Satta e Vincenzo Mollica. L’esposizione nella villa romana di Sordi, aperta per la prima volta al pubblico, sarà inaugurata il 7 marzo e durerà fino al 29 giugno. Oltre diecimila persone (ma c’è chi parla di quindicimila), pronte a guadagnare l’accesso per entrare nel regno privato di Alberto. La residenza capitolina di Sordi in piazzale Numa Pompilio, adagiata su una collina con vista sulle Terme di Caracalla, fu acquistata dall’attore (che non dimentichiamo fu anche regista, comico, sceneggiatore, compositore, cantante e doppiatore) nel 1958 per 80 mila lire. Si racconta che l’altro aspirante acquirente era Vittorio De Sica. Anche una compravendita immobiliare si ammanta di leggenda quando i protagonisti sono due nomi blasonati della Storia della Cinema italiano. Ad ogni modo in quella villa progettata negli anni Trenta dall’architetto Clemente Busiri Vici, attraverso documenti inediti, fotografie, filmati e cimeli, ciascuno potrà ritrovare il “suo” Albertone.
Del resto, “Lì abitava Alberto Sordi”, “Ci vediamo vicino casa di Sordi” sono frasi con cui i romani (e non solo) intercalano i dialoghi dandosi appuntamento o solamente passando da lì. Anche a me che non sono romana e a Roma non vivo, è capitato di sentirmelo dire durante un tragitto “turistico” in occasione di un fine settimana nella Capitale. Ecco, è questo il punto: Sordi e la sua residenza sono una sorta di monumento che, però, di maestosamente immobile non hanno nulla. Entrambi fanno parte di una cartolina in filigrana da spedire agli amici più cari.
D’altronde Sordi sul Grande Schermo ha incarnato mirabilmente l’italiano medio, ha scoperchiato i coperchi delle pentole in cui ribollivano i vizi privati e le pubbliche virtù del bel paese. E lo ha fatto sempre con disarmante garbo, con fare sornione, con colpi di fioretto alla romana tirati a sorpresa; con modi di dire, di ridere, persino di guardare. In abito borghese o nobiliare, in canottiera, in divisa o in camice, Sordi ha fatto suo un ruolo solo apparentemente semplice e proprio per questo difficile: quello dell’italiano medio. Ci viene in mente, per dire, l’epica scena in cui vestiva i panni di Nando Moriconi, filo-americano ma romano che di più non si può, in “Un americano a Roma” . La scena con la battuta “Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno…!», è da annali; così pure quel suo “Lavoratori…” irriverente nel film “I vitelloni” di Federico Fellini. Due amarcord memorabili in una vita da Cinema che ha sfiorato i duecento film con Sordi a fianco di registi come Fellini, Magni, Risi, Monicelli, Scola, Zampa, Comencini, Petri.
Va da sé che il centenario della nascita di Albertone promette scintille e non si può neanche dimenticare che proprio domani ricorre anche l’anniversario della scomparsa avvenuta il 24 febbraio 2003.
E allora accanto alla mostra evento “Il Centenario – Alberto Sordi 1920-2020” nella villa , per celebrare il grande artista arrivano anche due imperdibili omaggi di celluloide.
Il primo: “Siamo tutti Alberto Sordi?” è il titolo del documentario di Fabrizio Corallo. Sullo schermo successi, aneddoti, curiosità, frame di alcuni suoi film, di partecipazioni televisive e pubbliche, testimonianze e ricordi di coloro che hanno lavorato con lui, di esponenti del mondo del cinema, raccolte e filmate da Corallo anche nella leggendaria casa-museo. Dopo l’anteprima di lunedì 17 febbraio ospitata al Teatro Argentina, “Siamo tutti Alberto Sordi?” lo si potrà vedere il 12 aprile su Sky Arte e il 10 giugno su La7. Il secondo omaggio su pellicola si intitola “Permette? Alberto Sordi” e sarà al cinema solo il 24, 25 e 26 febbraio distribuito grazie ad Altre Storie. Si tratta di una coproduzione Rai Fiction – Ocean Productions, e andrà in onda prossimamente anche su Rai1. Diretto da Luca Manfredi, vede Edoardo Pesce nel ruolo del giovane Alberto. Per chi poi volesse ancora andar per mostre il Teatro dei Dioscuri al Quirinale, ospiterà una seconda sezione della Mostra nella villa, con un approfondimento su “Storia di un italiano”: programma tv degli anni Settanta a cui l’attore era molto legato. Prevista il prossimo 9 aprile anche l’uscita in libreria di “Alberto Sordi segreto”, edito da Rubbettino e scritto dal giornalista e docente universitario Igor Righetti, parente da parte della madre dell’attore. La prefazione è di Gianni Canova, rettore e professore di Storia del Cinema e filmologia all’Università IULM di Milano. Tra le pagine un punto di domanda fa da filo rosso: chi era Alberto Sordi fuori dal set, dalle interviste e dalle apparizioni televisive ufficiali? Il libro viene arricchito con il cd della prima canzone dedicata a Sordi “Alberto nostro”, della quale Righetti è autore e compositore assieme al cantautore Samuele Socci.
Il videoclip del brano, girato a Trastevere e nelle vie del centro storico di Roma care ad Alberto, sarà pubblicato sul canale YouTube “Alberto Sordi Forever”.
Mimì, invece, chiude l’omaggio a Sordi con le parole di Mario Monicelli, che lo ha diretto, e così lo ha ricordato al momento della scomparsa: “Era straordinariamente facile lavorare con Sordi proprio perché era un grandissimo: bastavano poche occhiate e ci si capiva sul tono da dare alla sua interpretazione e quindi al film. È stato un comico capace di contraddire tutte le regole del comico”. Sarà forse perché per Sordi, “la nostra realtà è tragica solo per un quarto: il resto è comico. Si può ridere su quasi tutto”. E in quel “quasi” c’è tutta la nobile arte di chi prendendosi poco sul serio è capace di conquistare il cuore degli altri anche attraverso uno Schermo.
Chapeau, Alberto!
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