Gli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt e Christian Greco
3 minuti per la letturaDopo che una parte del centrodestra ha insensatamente chiesto le dimissioni del direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, una parte della sinistra fa peggio, e con apparente responsabilità, chiedendo a Eike Schmidt di dimettersi prima di candidarsi a sindaco.
Nel caso paradossale di Greco, Marrone (assessore al Welfare di Fratelli d’Italia della regione Piemonte, ndr) aveva fatto un intervento contro Greco, a sostegno della sua leader, Giorgia Meloni. Ora Crippa della Lega ha riacceso la polemica trascurando che la presidente Christillin e il cda scadono nel 2024, e decidono i criteri per nominare il direttore, che non dipende dal ministero della cultura. Non è affatto una questione ideologica, o di razzismo e discriminazione per gli italiani.
Fino a 18 anni gli italiani non pagano, e fino a 25 e dopo i 65 vi sono sconti notevoli. Mentre nessun arabo o musulmano andava al Museo Egizio; e per questo Christian Greco decise lo sconto per arabi e musulmani. Era per aprire il Museo a un pubblico nuovo. Una operazione di marketing. Neanche Giorgia Meloni oggi pensa che si sia trattato di razzismo contro gli italiani. Le parole di Marrone prima, e di Crippa poi, al di là delle legittime critiche, rischiano il boomerang e fanno di Greco una vittima, sottoposta a una persecuzione, garantendogli con queste controproducenti pressioni, un mandato a vita.
Noi come ministero non abbiamo la possibilità di cacciarlo, ma solo di nominare il presidente del Museo. Greco, con questi interventi, resterà per altri vent’anni. Quella di Crippa è stata una dichiarazione autolesionistica. Di un razzismo rovesciato, contro gli italiani, non si può parlare, se non per una polemica temporanea. Ma credo che nemmeno la Meloni la pensi più così.
Allo stesso modo una sbagliata, quanto assurda richiesta, quella per Schmidt che è a scadenza di mandato fra qualche ora, ben prima che la sua presunta candidatura a sindaco assuma un profilo concreto.
Non c’è nessun rapporto tra una professione, quale che sia, e il diritto a candidarsi. In questo caso, a elezione avvenuta, non prima, vige la misura dell’aspettativa. Ma quando Schmidt dovesse essere candidato non sarà più direttore degli Uffizi.
E se fosse direttore altrove varrebbe la stessa regola dei magistrati, che anche durante la campagna elettorale restano attivi nel loro distretto e si candidano in una regione o un comune lontani.
Perse le elezioni, l’ex Pm Antonio Ingroia dovette tornare a fare il magistrato nell’unica regione in cui non si era presentato, la Valle D’Aosta. Ma, per Schmidt, c’è un altro precedente: la candidatura a sindaco di Firenze, opposto a Nardella al primo mandato, per il centrodestra, di Domenico Valentino, Soprintendente ai beni architettonici e ambientali di Firenze, che pure fu candidato senza che nessuno gli chiedesse di lasciare il mandato.
Sarebbe l’ora di finirla di chiedere, da una parte e dall’altra, dimissioni per un’attività politica che non può prescindere dall’esperienza e anche dal lavoro di un candidato. Il quale può dire cose inopportune o non condivisibili, ma intende la politica come diritto e dovere di un cittadino che non può prescindere da principi etici e culturali.
Proprio perché è stato, e non lo sarà più, direttore degli Uffizi, Schmidt è un candidato perfetto per una grande città e di grande turismo come Firenze, di cui gli Uffizi sono il simbolo e l’emblema, e la destinazione di tutti quelli che vengono a Firenze.
Non so se la destra lo candiderà, ma la sua candidatura, superato il pregiudizio verso lo “straniero”, è la scelta migliore per Firenze, di fronte alla quale la sinistra avrà (si capisce da queste scomposte uscite) difficoltà a trovare un avversario più credibile.
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