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Il palco allestito per la festa della Perdonanza all’Aquila

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I VALORI della cultura. L’interesse evidente del Tempio Romano ritrovato a Sarsina, e registrato con grande attenzione dalla stampa internazionale e con il compiacimento dello stesso Ministro della Cultura, impone una riflessione sopra il concetto equivoco di “rigenerazione urbana”, per l’evidente antinomia culturale fra il valore di una testimonianza archeologica nella città Plauto e un’area scolastica che indica, in ogni caso, l’obiettivo della conoscenza come primario.

Scuole e Palestre sono, sul piano culturale ed educativo, subordinate a un sito archeologico, e la Soprintendenza, con la cui dirigente, Federica Gonzato, io ho parlato, conosce bene la gerarchia fra un’area di scavo e di conoscenza e “un Palazzetto dello Sport a servizio della Scuola Media”. È da valutare se “servizio essenziale” sia il Palazzetto dello Sport, ovunque realizzabile, o un Capitolium con il podio rivestito in lastre di marmo che documenta la storia dell’uomo, che si studia a scuola, dal IV secolo avanti cristo al primo secolo.

Occorre ripristinare la gerarchia dei valori della cultura. C’è un problema ulteriore. La Soprintendenza ha affidato al Comune (e di conseguenza a Conad) il progetto degli scavi. E quindi il Comune cerca di limitarli al massimo, evitando di andare a scoprire altre parti che sono ancora sottoterra come la scalinata, i basamenti delle colonne, giustificando tali limitazioni con motivi di sicurezza. Ma il Ministero ha dato 250000 euro per fare lo scavo scientifico di tutta l’area e non per fermarsi dove vuole un ufficio tecnico che è subordinato a Conad, coop della grande distribuzione comunista. Dovremo valutare fino in fondo il progetto degli scavi.

Allo stesso modo, senza alcuna considerazione (anche per la formazione dei giovani) dei valori spirituali di una delle principali feste religiose d’Italia, la Perdonanza dell’Aquila, si pone una grande impalcatura per concerti e iniziative ludiche, concerti e spettacoli, ben oltre il confine della celebrazione religiosa che dura una settimana, per garantire al popolo, non solo aquilano, perdono e indulgenza. Per questo è detta “Il primo giubileo della storia”. La celebrazione fu istituita da papa Celestino V nel 1294 con l’emanazione della Bolla pontificia “Inter sanctorum solennità” (detta anche Bolla del Perdono), con la quale concesse l’indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato, fosse entrato nella basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 agosto a quelli del 29. La manifestazione, che nel 2023 celebra la sua 729ª edizione, è dunque anticipatrice del Giubileo universale della Chiesa cattolica istituito da papa Bonifacio VIII nel 1300, ed è stata nel tempo accompagnato da numerose altre attività di carattere civico e storico, che si svolgono durante l’ultima settimana di agosto. Altro sono i concerti e gli intrattenimenti. La ricorrenza è “Patrimonio d’Italia per la tradizione” dal 2011 ed è stata iscritta nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità” dell’UNESCO nel 2019.

Delicatezza e prudenza sono dunque necessarie. Le feste profane per la città possono svolgersi ovunque, anche sulla scenografica scalinata di San Bernardino, o disponendo il palco sul lato lungo del piazzale antistante la basilica di Santa Maria di Collemaggio, simbolo della Perdonanza. Non comprendo la reazione della amministrazione. Io ho criticato l’impatto del palco sulla facciata della Basilica, non l’amministrazione comunale. Comunque, nel merito, c’è poco da dibattere: le immagini sono inequivocabili; guardandole, ogni diversa valutazione non può che risultare infedele e faziosa. Non solo. La stessa Soprintendenza, in una nota inviata al ministero, osserva, senza alcuna possibilità di fraintendimento, che “dal punto di vista della godibilità del monumento, qualsiasi posizionamento (del palco, nda) ne preclude comunque la visuale”. Affermare il contrario significa negare la realtà. D’altra parte l’autorizzazione al montaggio del palco, concessa al Comune, era subordinata ad alcune prescrizioni, una di queste come un imperativo ineludibile: “Sia garantita la più ampia visibilità della facciata della Basilica”. Ma vi è di più. Risulta agli atti che la Soprintendenza, consapevole del fatto che il palco oscura la facciata della basilica, ha sollecitato il Comune “a un ripensamento nell’organizzazione degli eventi volto a un uso del sagrato strettamente connesso alle sole iniziative a carattere religioso”.

Ora, se si vuole trasformare una questione di tutela dei beni culturali in una polemica politica, si facciano discussioni sui pro e i contro. Ma una cosa sia chiara. Sulla tutela dei beni culturali decide il Ministero; non per un capriccio del Sottosegretario Sgarbi ma perché così stabilisce la legge. Concludo con una proposta. Nel rispetto del principio di leale collaborazione tra le istituzioni, il Comune accetti di cooptare all’interno del Comitato organizzatore della festa della Perdonanza un delegato della Soprintendenza. Ci sarà più rispetto dei monumenti e della tradizione.


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