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Guido Mazzoni, il Compianto sul Cristo morto

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“IL COMPIANTO sul Cristo morto” di Guido Mazzoni torna a Ferrara, dopo essere stato protagonista della fortunata mostra “Maddalena, il mistero e l’immagine” ai musei di San Domenico di Forlì. Denominato, in dialetto ferrarese, i “Pianzun dla Rosa”, è da oggi di nuovo visibile nella chiesa del Gesù. Si è trattata di una prima volta: da che se ne hanno ricordi, il gruppo di statue in terracotta policroma non era mai uscito da Ferrara.

La chiesa confina con le aule di quello che un tempo era il Liceo Classico Ariosto. Così forte era la sua suggestione che, dalle pareti, si alzava un grido, si sentiva il dolore dei presenti, uomini e donne disperati, in un realismo vivido, che ne ispirò il nome “Pianzun”. Piangono, piangono; e la Maddalena è straziata alla visione dell’amato morto, immobile. Mazzoni ci mette davanti a una rappresentazione teatrale, a urla e gesti di vite sconvolte. Io li sentivo gridare dalla mia classe contigua, e ogni volta che li rivedo sono trascinato nella loro disperazione. Ben prima dell’ “Urlo” di Munch, qui si è presi in un vortice da cui non ci si può sottrarre. Siamo noi a piangere con loro.

Sarà da oggi nuovamente visibile questo teatro del dolore nella chiesa del Gesù di via Borgo dei Leoni il martedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 12 e il venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 18, il sabato dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19 e la domenica (9-12). La chiesa è chiusa il lunedì.

A Forlì il Compianto sul Cristo morto, in pochi mesi, come non era accaduto in cinque secoli, è stato visto da oltre 40mila visitatori, dal 27 marzo al 10 luglio, dominante e protagonista tra le 200 opere selezionate dai curatori Cristina Acidini, Fernando Mazzocca e Paola Refice per il lungo viaggio nella storia e nell’iconografia di una delle donne più raffigurate venerate, discusse e misteriose degli ultimi duemila anni. Presenti in esposizione erano anche due opere del Garofalo (1520-25 circa) e di Scarsellino (1610 circa), entrambe dalla Pinacoteca Nazionale di Ferrara.

Centrale, nella sezione della mostra che raccontava il dramma della Maddalena, il “Compianto” (concepito prima del 1485), è stato messo in dialogo con una copia seicentesca, dipinta da Francesco Carboni, della perduta “Crocifissione” di Ercole de’ Roberti. L’urlo muto e il pianto ininterrotto delle statue presenti, simbolo dell’umana rivolta contro la morte, hanno rapito e coinvolto i visitatori. A integrazione della potente emozione è stata proposta una pagina commossa dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani, che ne “Il giardino dei Finzi-Contini”, nel contesto della tragedia ebraica narrata, ricorda: “La Chiesa appariva deserta (…). La mia attenzione era stata subito attratta da una specie di strano assembramento di persone immobili e silenziose (…). Chi erano? Come avevo potuto rendermi conto non appena ero arrivato a distanza sufficiente, non si trattava di persone vive, bensì statue (…). Guardavo anche adesso la scena atrocissima: il corpo livido e misero del Cristo morto, disteso sulla nuda terra, con attorno, impietriti in muti gesti, in mute smorfie, in lacrime che non avrebbero mai avuto né termine né sfogo di grida, i parenti e gli amici accorsi”.

Io l’ ho evocato, in occasione di “Sacro Vivaldi”, spettacolo tra musica e arte al Teatro Comunale, con lo “Stabat Mater”, per la prima volta eseguito a Ferrara, richiamando la straordinaria importanza del patrimonio artistico ferrarese, che deve essere conosciuto, anche aprendo le porte, come ora si fa, della bella chiesa del Gesù, per far sentire forte il dolore e le lacrime delle Marie, di San Giovanni, della Maddalena davanti al corpo morto dell’Uomo vivo, che dopo la disperazione del Compianto, risorgerà.

Il successo di questa sacra rappresentazione fu tale che da Modena, dove era nato, e da Ferrara, dove aveva lasciato il suo capolavoro, Mazzoni fu chiamato a Napoli verso la fine del XV secolo da Ferdinando I per eseguire il suo ritratto, e trovò tale consenso da realizzare, su commissione di Alfonso II di Napoli, un nuovo Compianto sul Cristo morto per la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi. Conquistata Napoli pochi anni dopo, Carlo VIII, re di Francia, ammirò l’opera del Mazzoni, al punto da volerlo a Parigi.

Di questo secondo, potente e realistico “Compianto” Giorgio Vasari scrive: «[…] uno scultore […] chiamato Modanino da Modena, il quale lavorò al detto Alfonso una Pietà con infinite figure tonde di terracotta colorite, le quali con grandissima vivacità furono condotte, e dal re fatte porre nella chiesa di Monte Oliveto di Napoli, monasterio in quel luogo onoratissimo; nella quale opera è ritratto il detto re inginocchioni, il quale pare veramente più che vivo; onde Modanino fu da lui con grandissimi premii rimunerato». Guido torna in meridione con le sue prefiche, intimamente meridionali: da lì era partito per Bologna il suo maestro, Nicolò dell’Arca. Il dolore, nelle loro invenzioni, è uno; è la risposta alla morte.


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