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"Partenza per l’Avventura", 2010-22 di Miria Malandri

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Che, con insistenza, l’attività della Fondazione Ferrara Arte sia orientata prevalentemente alla valorizzazione degli artisti ferraresi, del presente e del passato, è conseguenza di una mia ferma determinazione. Che una città d’arte possa ospitare mostre di ogni artista è lecito, ma che una città di grandi artisti trascuri di occuparsene può risultare una grave omissione.

E così, in questi anni, oltre alla presentazione del nuovo allestimento del Museo della Cattedrale, dominato dalle ante d’organo di Cosmè Tura, e alla riapertura del Museo Schifanoia, con la nuova luce del Salone dei Mesi, si è ripreso a studiare il grande Gaetano Previati, a dare attenzione a Giovanni Battista Crema, a costruire sofisticati focus attorno alle opere di Boldini e De Pisis depositate presso le raccolte civiche, a preparare le mostre di Arrigo Minerbi e di Achille Funi, a celebrare per i loro 80 anni due artisti contemporanei che hanno testimoniato, in diversi modi, il loro sogno di Ferrara: Sergio Zanni e Adelchi Riccardo Mantovani.

Intanto si è provveduto a destinare il padiglione d’arte contemporanea a “Spazio Antonioni”: e proprio qui, prima che il nuovo museo dedicato al grande regista sia organizzato e allestito, anticipandone l’attività, si è voluta una mostra sul tema della prima delle “Città del silenzio”, così come volle chiamare D’Annunzio Ferrara, a suo modo indicando una condizione che avrebbe declinato verso “l’incomunicabilità” proprio Antonioni.

E ora sono chiamati a testimoniare per lui, con gli strumenti della pittura e della scultura, della fotografia e del video, alcuni artisti che hanno sentito ed espresso l’anima della loro città. Sono molti, lavorano da anni, hanno diverso ingegno e talento, e alcuni sono diventati vecchi nel silenzio di Ferrara.

Li potete vedere qui con diverse intensità, intorno al centro, che è l’opera di Antonioni: alcuni muovendosi nelle stesse radure accanto al grande fiume come Luigi Zampini (e gli Zampini sono addirittura tre, anche Luca e Laura), Stefano Tassi, Paolo Pallara, Nicola Nannini, Flavia Franceschini, Renzo Crociara, Samuel Moretti, Riccardo Furini; altri cercando l’infinito nel dettaglio, come Lidia Bagnoli, Nedda Bonini, Gianni Guidi, Giuseppe Cestari, Osvaldo Forno; altri ancora ispirati dal volto e dalla impenetrabilità di Antonioni o dalla sua ricerca, come Sergio Zanni, Sebastiano Zuccatelli, Giuliano Trombini, Stefano Tassi, Emanuele Taglietti, Alberto Lunghini, Paola Bonora, Alo, Matteo Farolfi, Miria Malandri, Elisa Mucchi, Lorenzo Romani. Ognuno cercando di testimoniare il proprio debito d’invenzione e di memoria con Antonioni.

D’insolita originalità appaiono Alen Grassi, che crea uno spazio fluttuante d’ispirazione orientale, Terry May, che cerca di dare voce alla incomunicabilità, e Daniele Romagnoli, che ritrova il Po nel Gange. Continua la sua lunga ricerca sui Tarocchi Maurizio Bonora; risponde al cinema di Antonioni con un video Ivan Lupi; insegue solitudini Amir Sharifpour.

Non li ho ricordati tutti, ma ognuno di loro indica una continuità e una persistenza della visione di Antonioni, la cui dimensione universale non sarebbe potuta essere senza Ferrara.


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