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Un particolare del “Cristo nell’orto confortato dall’angelo” di Magatti

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L’INCARICO di Commissario per le Arti a Codogno mi ha stimolato a pensare per la sede della Biblioteca Luigi Ricca una mostra sulla pittura del Settecento, mettendo a confronto Lombardia e Veneto.

La presenza, nella chiesa di San Giorgio, di un capolavoro di Pietro Antonio Magatti,  “San Pellegrino Laziosi guarito dal Crocifisso alla presenza della beata Giuliana Falconieri”, dipinto nel 1726, di entusiasmante slancio pittorico, è il punto di partenza per ripensare alla centralità del pittore di Varese nella maturazione di un linguaggio carico di suggestioni che, alla lezione dei maestri come Giovan Gioseffo Dal Sole, aggiunge una attenzione nuova ai tre Giovan Battista, Piazzetta, Pittoni, Tiepolo.

Fonti non troppo remote, se si pensa che Tiepolo era entrato nella sua fase luminosa tra 1724 e 1725  con la  decorazione di Palazzo Sandi a Venezia, avviandosi a Udine per gli affreschi del palazzo patriarcale, e poco dopo a Milano per lavorare a Palazzo Dugnani e a palazzo Archinto. Piazzetta si era affermato in quegli stessi anni.  

La sua notorietà, che aveva ormai varcato i confini veneziani, raggiunse l’apice nel 1727 quando fu eletto membro dell’Accademia Clementina di Bologna. Pittoni in quegli anni iniziò la celebre serie di tele denominate Tombeaux des princes, commissionate dall’impresario teatrale Owen McSwiny. Si trattava di capricci architettonici di carattere allegorico, eseguiti a più mani. Entro il 1729 Pittoni eseguì le figure per le tombe allegoriche di Sir Isaac Newton (Cambridge, Fitzwilliam Museum), di Charles Sackville sesto conte di Dorset (ignota è l’attuale ubicazione del dipinto), di James primo conte di Stanhope (Norfolk, Virginia, Chrysler Museum of art) e quella dell’arcivescovo John Tillotson (Inghilterra, coll. privata). Sono indicazioni per tentare di illustrare la varietà di offerte formative per il Magatti che si misureranno nella mostra in preparazione per Codogno.

Nel frattempo questa preliminare nota, a fianco  del dipinto restaurato di Magatti per la chiesa di San Giorgio, propone un inedito proveniente  dalla mia fondazione: il “Cristo nell’orto confortato dall’angelo” del Magatti, di semplice composizione, ma di pittura liquida e trasparente, nel vivo contrasto tra la contrizione e la mestizia di Gesù e la festante euforia dell’angelo che sembra disceso dai cieli del Baciccio, felice di annunciare le garanzie del cielo.

Tornerà, acrobatico, ad assistere il Cristo che scende dalla croce per curare, con il suo intervento taumaturgico, il Santo Pellegrino Laziosi, in estasi come mai avrebbe potuto sperare. E qui Magatti apre il mondo a una inedita taumaturgia psicologica che rende credibile il miracolo.


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