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Bastano pochi minuti per ascoltare una canzone, leggere una poesia, guardare un quadro, ma quanto ci vuole per ideare e creare? C’è un costo di sensibilità di cui l’artista, senza sconto, si fa carico. Quasi sempre il destino gli è ingrato e la società non gli concede il successo che merita, eppure in lui si percepisce una ricchezza che non si può vendere né comprare. Ha in dono l’unicità e la solitudine di chi assomiglia soltanto a se stesso. Sarebbe più comodo per lui accettare compromessi ma, se sparisse la sua integrità, sparirebbe anche la sua arte.

Come si realizza un’opera d’arte? Non lo sa nemmeno l’artista, non esiste ricetta. L’arte non si impara: si possono apprendere tutte le tecniche, senza mai diventare artisti; si può essere artisti, senza avere mai appreso alcuna tecnica.

Lo studio ci fa capire ed essere capiti ma è una conoscenza che riguarda la testa, il capo, e che procede incanalata nei binari del ragionamento.

L’arte invece ci fa comprendere ed essere compresi. Che si tratti di musica, dipinti, sculture, scritture, davanti a un’opera d’arte si diventa parte attiva di un’emozione, senza potere più distinguere quanto di sé, della propria vita, mette lo spettatore e quanto mette l’artista. È una conoscenza che passa attraverso l’anima ed educa al pensiero libero.

Viviamo miopi in una realtà piena di menzogne. L’arte, seppur inventata, mette gli occhiali alla gente, svelando verità nascoste e lontanissime. Non a caso alcuni artisti sono stati visionari profetici e non a caso sono stati maltrattati, derisi o censurati dalle dittature.

Quando il premier Conte definisce “artisti” quelli che “ci fanno tanto divertire e appassionare”, sta usando un termine improprio: gli uomini di spettacolo divertono e appassionano, gli artisti generano consapevolezze. I fuochi d’artificio sono spettacolo, arte è il cielo; la costruzione è spettacolo, arte è la creazione.

Due giorni fa se ne è andato un vero artista: Ezio Bosso.

“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono” diceva. È vero e penso: l’handicap più grave è l’insensibilità, la disabilità dell’anima.


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