X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

CHI SI trova al termine della propria esistenza è solito invocare “mamma”. Capita anche agli anziani, orfani da mezzo secolo, circondati da figli e da nipoti. L’ultimo nome pronunciato di fronte all’immensità della morte è il primo nome pronunciato da bambini di fronte all’immensità della vita.

La festa dedicata alle madri suona commerciale, tra filastrocche imparate all’asilo e cuori scarabocchiati da appendere al frigo. Da tempo è considerata superflua e divisiva: c’è chi vorrebbe avere figli, non può e ne soffre; c’è chi, invece, non li vuole affatto e non intende essere giudicata snaturata o socialmente incompleta.

Maternità, però, non coincide con genitorialità: si può generare senza mai essere madri; si può essere madri senza mai generare. Genitore è chi dà alla luce un figlio; madre è chi gli insegna a illuminare il buio. Se tutti ci impegnassimo a essere madri e padri, sarebbe una rivoluzione. Educare è il più grande potere politico, il più difficile, il più pericoloso. Anche quando i governi sono marci e correggere la corruzione è un’impresa impossibile, resta sempre la possibilità di trasmettere valori diversi da quelli imperanti e contribuire così a creare persone migliori.

Al di là della genitorialità, oggi vanno celebrate tutte le donne che sono capaci di accogliere e raccogliere, proteggere il futuro dalla distruzione. Wisława Szymborska nella poesia “Vietnam” mostra come un massacro può portare via a una madre l’identità e ogni certezza, tranne una: sa ancora riconoscere la vita tra le macerie. Che sia stata lei a partorirli o no, quelli sono i suoi figli.

“Donna, come ti chiami? – Non lo so. Quando sei nata, da dove vieni? – Non lo so. Perché ti sei scavata una tana sottoterra? – Non lo so. Da quando ti nascondi qui? – Non lo so. Perché mi hai morso la mano? – Non lo so. Sai che non ti faremo del male? – Non lo so. Da che parte stai? – Non lo so. Ora c’è la guerra, devi scegliere. – Non lo so. Il tuo villaggio esiste ancora? – Non lo so. Questi sono i tuoi figli? – Sì.”


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE