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Alcune immagini della nuova pericolosa sfida sui social

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Come una cintura, ma più stretta. Come una collana, ma più sottile. Come un cappio, ma più discreto. Sono gli auricolari, che attacchiamo al cellulare e che non possono mancare in metro o durante il jogging. Un leggero filo bianco che lasciamo penzolare giù dai nostri pensieri, quando sono gli unici da cui vogliamo farci fare compagnia. È proprio in questi ultimi giorni, però, che le cuffie sono diventate protagoniste su una delle piattaforme più famose degli ultimi anni, Tik Tok, social dedicato all’intrattenimento e ai video. Nell’arsenale intrattenitivo di Tik Tok spunta la “cuffiette challenge”, partita dalla Cina e che sta coinvolgendo milioni di adolescenti in tutto il mondo, che consiste nell’attorcigliare il filo degli auricolari intorno al punto vita, annodandoli con tanto di fiocco. Lo scopo? Mostrare la propria magrezza: l’unica “regola” è quella di effettuare due giri del filo intorno alla vita, il che sancirebbe il fisico “giusto” da possedere.

Giusto per cosa o in base a cosa, rimane uno dei tanti misteri che avvolgono le sfide al limite della sostenibilità in cui i ragazzini si cimentano a scadenze sul web. Prima della gara delle cuffiette c’era stata quella degli sgambetti, prima ancora quella a chi ingeriva più pastiglie di detersivo per la lavastoviglie. Apripista di queste brillanti trovate era stata la tristemente nota Blue Whale Challenge, la sfida composta da più prove dal carattere altamente autolesionista (tra cui ferirsi e svegliarsi in piena notte per guardare materiale video violento) che terminavano con il suicidio, consistente nel lanciarsi giù dal palazzo più alto della propria città.

Tik Tok, piattaforma divenuta famosissima anche in Italia e utilizzata per eseguire perlopiù balli e coreografie, ha subito dovuto fare i conti con uno scomodo vicino di casa, Twitter, su cui è rimbalzata una pioggia di critiche. “Non è affatto divertente”, si legge nei numerosi tweet che contestano la challenge, “oltre che pericoloso”, o anche “Tik Tok, non ti estingui mai, tu e le tue cazzate”. Altra sensata segnalazione è arrivata da chi sostiene che fare due giri intorno alla propria vita e annodare il filo degli auricolari sia inevitabilmente il modo migliore di romperli. Di conseguenza, sotto nessun aspetto una buona idea.

Di tutto il nutrimento di cui i disturbi del comportamento alimentare dovrebbero fare a meno, internet è sicuramente il primo. La fascia d’età che maggiormente utilizza Tik Tok è quella che va dai 13 ai 25 anni: un’intera adolescenza è messa a rischio in giochi malsani come questi, un’intera generazione di personalità potenzialmente fragili o che possono diventarlo, dopo le continue pressioni perfezioniste che internet opera quotidianamente, attraverso la proiezione di un ideale di bellezza irraggiungibile, ma battente come il rintocco sordo di una campana. Persistente, quotidiano, ulteriormente sovrastimolato da iniziative di questa portata.

In un momento storico in cui la fragilità appartiene a tutti e la morte viaggia indiscriminatamente di corpo in corpo, facendoci sentire tutti in pericolo, non si avvertiva minimamente la necessità di misurare il proprio punto vita con il discutibile aiuto di un filo per gli auricolari, soprattutto perché – provare per credere – operare due giri intorno alla pancia con questo strumento costruisce un modello di magrezza assolutamente non sano. Emblematico il fatto che questa sfida parta dalla Cina? Semplice casualità? Sarebbe potuta cominciare da qualsiasi altro angolo del pianeta? Non lo sapremo mai. Quel che è certo è che non potevamo proprio permetterci di essere ciechi alla sofferenza che ci circonda, non adesso, non al punto da cercarne dell’altra in una forma così poco immediata, a rilascio così graduale, distribuita in tentativi quotidiani di ridurre il punto vita e alzare, infine, il filo degli auricolari come una torcia olimpica. È fin troppo facile immaginare quante saranno da qui a breve le ragazzine che rimarranno deluse dal risultato della sfida. Un po’ meno facile da monitorare sarà invece il numero di quante di loro decideranno di “porre rimedio” a questa inaccettabile inadeguatezza bollata da un social, magari con qualche dieta “fai da te” che finirà col danneggiare la sua alimentazione e la sua crescita.

Animali politici e aggregativi, questo diceva Aristotele di noi. Individui che necessitano di un confronto, di più di un rapporto interpersonale da coltivare, poiché soltanto nella polis egli può dirsi realizzato e libero. Ma di che libertà parliamo e quale capacità espressiva ci concedono certi giochi, se poi sono loro a dirci come dobbiamo essere?

Se lasciamo perfino ad un paio di cuffie il potere di identificarci, chi potremo dire di essere quando anche questa moda sarà passata?
Alla prossima sfida, allora, nella speranza che, per quel momento, le uniche misure a contare saranno quelle di cuore e cervello.


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