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Quando Dostoevskij scrisse “La bellezza salverà il mondo” di certo non si riferiva a questa sagra dell’apparenza che tanto somiglia a un’esposizione merci di rapido consumo.
Bellezza e fisicità non sono sinonimi: ci sono fisicità imperfette che emanano comunque bellezza; ci sono fisicità perfette che, a ben guardarle, si rivelano insignificanti o addirittura brutte. La differenza che si avverte, ma non si può misurare, è l’espressione di ciò che chiamiamo “anima”. Il principio è valido, senza distinzione di genere, per le donne e per gli uomini.
Qualche giorno fa la conferenza stampa di Sanremo ha fatto sì che milioni di persone si interrogassero su quanto l’Italia sia sessista. Riferendosi alle co-conduttrici, il presentatore Amadeus non ha fatto altro che ripetere come un disco rotto “bella”, “belle”, “ovviamente bellissime” e ha aggiunto che Francesca Sofia Novello, anch’essa “molto bella”, fidanzata del campione di motociclismo Valentino Rossi, è stata scelta per la sua “capacità di stare vicino a un grande uomo, stando un passo indietro”.
La conferenza è stata il sintomo manifesto della malattia di un pensiero diffuso. Quante volte la selezione di figure femminili si basa latentemente sugli stessi criteri espressi da Amadeus?
Quanto sessismo silente c’è nel mondo dello spettacolo e non, ammantato di un’ipocrisia che non permette di individuarlo e quindi di combatterlo?
L’aspetto fisico non è un merito: è soltanto la roulette della natura, una questione di fortuna e a volte di disponibilità economica nel potersi pagare interventi, punturine, massaggi e avere il tempo di fare palestra.
L’idea che una donna venga apprezzata perché sa “stare un passo indietro” risuona purtroppo in una vecchissima stanza della nostra educazione: quante volte, invece, le donne, quando hanno potere, curvano le spalle per non sminuire chi hanno accanto?
Si fa così presto a definire “un grande uomo” Valentino Rossi – di fatto un campione di motociclismo – mentre per essere definita “una grande donna” non basta tentare di salvare l’umanità e Greta Thunberg diventa “Gretina”.
In risposta alla conferenza molte donne sono insorte proponendo di applicare agli uomini gli stessi parametri che la maggior parte degli uomini applica a noi.
“Il posto di una donna è davanti a un uomo” ha replicato prontamente qualcuna, come fosse una gara, una corsa tra cavalli.
Si può camminare quindi solo in fila indiana come le formiche? Indietro o davanti? Dobbiamo proprio rinunciare all’idea di camminare gli uni a fianco degli altri?
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