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In un mondo in cui ormai si celebra qualsiasi cosa venga in mente (la giornata mondiale della carbonara, del bacio, della migrazione dei pesci, della risata, del whisky…), in Italia continua a essere al centro di polemiche la Festa della Liberazione. Anche questo 25 aprile è accaduto. Nonostante i governi siano cambiati, ho risentito il sapore delle vecchie leve politiche.
Mi è tornato in mente il 25 aprile di dieci anni fa.
Il Paese continuava a sprofondare, e di tutte le preoccupazioni possibili se ne sollevò una: perché non cambiare nome alla “Festa della Liberazione”? Siamo liberi ormai. Perché non chiamarla “Festa della Libertà”? Se ne discusse come al bar. Ma le parole sono i mattoni che costituiscono le persone, la società, la storia. Non si possono cambiare con superficialità perché ci sono voluti secoli, se non millenni, a dare il nome giusto a uno stato d’animo, un oggetto, una condizione. Ve la sentireste di tagliare anche solo un pezzetto della tela di un quadro di Picasso, soltanto perché in casa avete una parete di misura più corta e non vi entra? No.
Anche il nostro vocabolario è un patrimonio inestimabile, eppure tendiamo a piegarlo e manipolarlo a nostro uso e consumo. Tendiamo a ignorare il potere delle parole semplicemente perché, fin da bambini, tutti siamo in grado di parlare.
Ma le parole servono per capire che il lavoro è diverso da un reddito, che si può essere poveri e possidenti, che un capo non è un padrone, che liberazione non è libertà. Liberazione ci ricorda che c’è bisogno di compiere un’azione per essere liberi: la libertà non si ha; si ottiene. Liberazione ci ricorda anche che per liberarsi si può avere bisogno di un aiuto, che venga dall’altra parte dell’oceano o dalla stanza accanto. E bisogna comunque agire per permettere a quell’aiuto di arrivare. Vivere è una militanza non solo politica. Prima di definirci liberi, dobbiamo chiederci cos’è la libertà.
È così facile confonderla con altro: a volte ti credi libero quando sei solo, ma poi ti accorgi che sei libero con qualcuno in particolare, e che senza quel qualcuno ti senti in gabbia; a volte ti credi libero perché dici e fai sempre tutto ciò che ti va, ma poi ti accorgi che quello è istinto, anche gli animali ce l’hanno.
La libertà è qualcosa di meglio. Ecco, esistono valori, come la libertà, che fatichiamo a definire con esattezza, ma che sappiamo riconoscere con esattezza quando li conquistiamo e quando ne veniamo privati. Quello che contava, e che ancora conta, è farsi una domanda in più e non stare mai tra gli indifferenti.
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