Ulivi tagliati dopo essere stai colpiti dalla xylella
2 minuti per la letturaLa libertà di movimento di persone e cose rappresenta un’opportunità, ma anche un rischio. Lo dimostra la diffusione della pandemia di Covid-19: nata in circostanze misteriose in Cina, si è rapidamente propagata in tutto il mondo creando una crisi globale di portata catastrofica. Ma lo dimostra anche l’invasione di organismi vegetali trasferiti da una latitudine all’altra. Si ritiene, a tal proposito, che il famigerato batterio Xylella fastidiosa, che ha falcidiato numerosi olivi in Salento, sia stato introdotto nel tacco d’Italia dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali marittime di Rotterdam.
Il pericolo arriva da ogni dove. Coldiretti rileva che l’importazione in Italia di piante e semi ha causato danni per oltre un miliardo di euro nel 2019, con effetti gravissimi sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. L’associazione di coltivatori commenta così la decisione del colosso dell’e-commerce Amazon di vietare la vendita di semi e piante straniere negli Stati Uniti dopo che migliaia di pacchi sospetti, molti provenienti dalla Cina, sono arrivati nelle case di tutto il mondo durante l’estate. Ed è proprio nei confronti del gigante asiatico che Coldiretti punta l’indice a proposito della situazione italiana.
Nell’elenco diffuso si fa riferimento al moscerino dagli occhi rossi (Drosophila suzukii) che colpisce la frutta al cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus) fino alla cimice asiatica (Halyomorpha halys), l’insetto polifago che colpisce oltre 300 diversi vegetali, che ha messo in ginocchio i produttori italiani, per la mancanza di nemici naturali, con circa 740 milioni di euro di danni provocati nel solo 2019 e 48mila aziende agricole italiane colpite. In un articolo pubblicato su “Orticalab”, l’agronomo e fitopatologo Ferdinando Zaccaria ha posto attenzione anche sulla cocciniglia tartaruga del pino (Toumeyella parvicornis), i cui attacchi nel giro di pochi anni «possono portare al deperimento e alla morte delle piante» di pino. «I focolai – spiega Zaccaria – sono presenti in Campania dal 2014, prima regione ad essere interessata, in particolare nelle aree costiere ed insulari. Per ora rappresenta la regione più colpita». E «sembrerebbe arrivata in Italia – prosegue – con le piante importante senza le necessarie certificazioni»
Accusa a un sistema di controllo europeo fin troppo permissivo, «che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari», la muove anche Coldiretti. L’associazione di coltivatori denuncia la mancata applicazioni delle cautele e delle quarantene «che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni». Due pesi e due misure, dunque. «Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provocano stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale – conclude Coldiretti – anche con l’avvio di una apposita task force».
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