Briatore al Billionaire
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La Procura aprirà un’inchiesta sul focolaio Covid al Billionaire. Il popolare locale della costa sarda di proprietà di Flavio Briatore è stato chiuso nei giorni scorsi per una serie di contagi registrati tra i dipendenti e i clienti. Dalle successive indagini sarebbe emerso che molti convenuti ai party avrebbero lasciato false generalità, rendendo così molto più difficile il tracciamento dei positivi.
A darne notizia è stato il viceministro della Salute PierPaolo Sileri a Radio Cusano Campus che ha diffuso il testo: «Rimango atterrito dal fatto che al Billionare siano stati dati numeri e generalità falsi. Significa non avere la testa rivolta agli altri. Non so come verranno rintracciati questi soggetti, spero vengano trovati in altro modo, magari con la carta di credito. La Procura aprirà un’inchiesta su questo».
IL CASO BRIATORE
La mossa della Procura è un’ulteriore tegola per Briatore: subito dopo la chiusura del suo locale, il 17 agosto, aveva rilasciato dichiarazioni di fuoco contro il sindaco di Arzachena per l’ordinanza che imponeva la serrata. Ma il primo cittadino sardo Roberto Ragnedda gli aveva replicato specificando: «Le misure di prevenzione servono proprio per tutelare gli anziani come lei».
Mentre Briatore incassava il colpo, si è reso necessario il suo ricovero all’ospedale San Raffaele di Milano con conseguente pandemonio mediatico: l’imprenditore ha tentato in un primo momento di smentire di essere stato contagiato dal Coronavirus parlando di una prostatite. Nel frattempo, però, le agenzie parlavano di «condizioni serie» e di un pagamento extra fatto da Briatore per non essere ricoverato nei reparti dedicati al Covid.
Dopo le pressioni mediatiche ricevute, il San Raffaele ha diramato una nota ufficiale in cui confermava che al momento del ricovero Briatore era stato sottoposto a tampone e trovato positivo: a quel punto la stanza dove si trovava è stata adattata alle cure per il Covid.
Ora, però, la questione si allarga. Perché le prime analisi hanno rilevato 52 contagiati nel focolaio del Billionaire. E l’inchiesta della Procura potrebbe costituire una brutta grana per Briatore, perché nel momento in cui i contagi aumentano in tutta Italia, principalmente per effetto dei viaggi per le vacanze, la tolleranza per i comportamenti a rischio diminuisce.
FOCUS SULLA LOMBARDIA
Anche se in Lombardia, dove proprio dal San Raffaele Alberto Zangrillo sparge ottimismo, la situazione sembra relativamente sotto controllo, se si guarda ai dati diffusi dalla Regione Lombardia mercoledì: «Per il terzo giorno consecutivo non si è registrato alcun decesso e sono 87 i nuovi guariti e dimessi. A fronte dell’altissimo numero di tamponi effettuati, pari a 16.561, sono 269 i nuovi positivi riscontrati, con un rapporto tra tamponi e numero di positivi pari a 1,6%».
«Questi dati – dice Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare – si caratterizzano per l’elevato numero di tamponi effettuati, 16.561, dai quali sono scaturite 269 positività. Circa 2/3 di queste sono determinate da rientri in Lombardia dall’estero. Ben 214 dei casi positivi odierni sono riferiti a persone con età inferiore a 50 anni, 28 di queste sono minorenni. Prosegue intanto l’attività di screening con i test molecolari negli aeroporti: a Malpensa, dove l’orario è stato esteso fino alle 19.30, sono stati eseguiti 10.800 tamponi, a Linate 1.024, nello spazio allestito accanto alla Fiera di Bergamo per chi viene dallo scalo di Orio al Serio 1.859».
Le mete delle vacanze per i lombardi sembrano in linea con i tempi pre Covid: «Il 93% dei cittadini testati è italiano: il 56 rientrava dalla Grecia, il 40 dalla Spagna, il 2 dalla Croazia e altrettanti da Malta – dice Gallera – Fra gli stranieri sottoposti a tampone, il 52% viene dalla Spagna, il 43 dalla Grecia, il 5 dalla Croazia».
IL NODO INSEGNANTI
Procedono, ma sono invece in linea con i dati nazionali, i tamponi per gli insegnanti. La Regione ha dichiarato che i test per il personale scolastico è gratuito e che per ora sono state registrate 40mila prenotazioni. Solo una frazione dei 100mila docenti in servizio in Lombardia: circa il 30%, che anche a livello nazionale pare sia la percentuale di insegnanti che non vuole sottoporsi ai test. Tra l’altro si parla di prenotazioni, non di esami già eseguiti. Un passo indietro che sta mettendo ancor più a dura prova la tentata riapertura delle scuole.
Il governatore Attilio Fontana ha già dichiarato che dal governo erano arrivati solo «dubbi e incertezze». «Bisogna risolvere i problemi, ma non con degli escamotage. Bisogna avere il coraggio di dire come sono le cose, io credo che si debba avere il coraggio di dire che in occasione della ripresa delle attività si possa, se il Cts lo riterrà, aumentare la percentuale trasportata sui mezzi pubblici. Se il Cts non sarà in grado di dare una risposta di questo genere, bisogna affrontare il problema trovando soluzioni differenti, come quella di fare delle lezioni a orari differenziati o di fare una parte di studio a scuola e una parte in remoto».
L’unica consolazione per i docenti arriva dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, in commissione Istruzione della Camera. Miozzo ha detto che il Cts sta valutando l’utilizzo di mascherine trasparenti per i docenti per vedere «se sono compatibili con il lavoro» senza che ci siano margini di rischio.
Da ultimo c’è il tema dei vaccini anti-influenzali sollevato dalla consigliera regionale del Pd Carmela Rozza: i vaccini ordinati da Palazzo Lombardia non sarebbero sufficienti, con un probabile aumento della confusione derivato dalla difficoltà di distinguere tra Covid e influenze stagionali anche tra i banchi di scuola.
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