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Alberto Di Rubba respinge ogni accusa mentre si moltiplicano le segnalazioni in Procura di operazioni sospette legate alla Lega. Ieri era il giorno degli interrogatori: il contabile al centro dell’inchiesta sulla presunta vendita a prezzo gonfiato di un immobile destinato a diventare la sede della Lombardia Film Commission nega gli addebiti.

L’accusa sostiene che dietro questo acquisto sia nascosto un sistema per drenare soldi pubblici, 800mila euro. Tecnicamente si parla di peculato e turbativa d’asta. Però nel giorno degli interrogatori il professionista “ha chiarito la sua posizione nei termini di estraneità agli illeciti che gli sono stati contestati” come ha spiegato il suo avvocato Piermaria Corso. Sottolineando durante il colloquio con il giudice per le indagini preliminari Giulio Fanales come i soldi da lui incassati siano stati sempre leciti: per esempio i 178 mila euro versati dalla società Andromeda, riconducibile a Michele Scillieri, in favore della Sdc, riferibile a lui stesso e anche ad Andrea Manzoni, sarebbero la commissione per una vendita di un immobile di proprietà di una famiglia bergamasca.

TUTTE LE ANOMALIE

L’interrogatorio per Di Rubba è durato circa due ore e mezza, ma nel frattempo sono emersi altri particolari anche sulle risposte fornite da Marco Ghilardi, ex direttore della filiale Ubi di Seriate da dove sarebbero transitati fondi legati agli arrestati e alla Lega, ai pm milanesi. L’ex dirigente, sentito come testimone, ha raccontato le “anomalie” delle movimentazioni su quei conti: “Sono operazioni prive di valide ragioni economiche che, aldilà degli importi, non mi è capitato di vedere in tutta la mia carriera. E ho lavorato in banca quasi trent’anni”. Il teste nel verbale del 22 luglio ha parlato anche dei “giri di soldi tramite ‘Più voci'”, l’associazione di cui era legale rappresentante il tesoriere della Lega Giulio Centemero, e del fatto che “Di Rubba mi aveva chiesto di aprire il conto di Radio Padania e delle associazioni regionali della Lega”. 

GHILARDI

E su Ghilardi sono state rese pubbliche anche alcune intercettazioni: “La banca non ha perso un centesimo, io non ho preso un soldo, l’ho fatto solo per amicizia e in buona fede” diceva il 21 maggio scorso mentre parla con il contabile della Lega Alberto Di Rubba. L’ex dirigente prova a esporre le sue giustificazioni per le mancate segnalazioni di una serie di operazioni sospette sui conti di società di Di Rubba e dell’altro revisore del Carroccio Andrea Manzoni. Mancate segnalazioni per le quali in quel periodo il bancario doveva difendersi da contestazioni disciplinari che porteranno poi al suo licenziamento.

BANKITALIA

Dalle banche potrebbero arrivare altri dispiaceri per i leghisti perché stanno arrivando in questi giorni in Procura diverse segnalazioni dal mondo bancario di operazioni sospette da parte di imprenditori con controparte o la Lega o società riconducibili ai contabili finiti ai domiciliari giovedì scorso. Alcune sarebbero arrivate ai militari attraverso l’Uif di Bankitalia ad agosto, altre dal mondo bancario direttamente ai pm. Ghilardi a verbale aveva parlato, tra l’altro, dei “movimenti registrati sui conti” di due società dei contabili del Carroccio, la Sdc e lo Studio Cld, e di “numerosi accrediti da Lega Nord sempre con la medesima causale ‘saldo fattura'”. Anche “il conto personale” di Manzoni “beneficiava” di questi accrediti con la stessa causale. I due gli dicevano che erano per “attività di consulenza” ma “mi sembrava strano poiché nello stesso periodo capitava che fatturassero al partito con più ragioni sociali”. Dopo che Ghilardi è stato licenziato dall’istituto lo scorso maggio, i due contabili hanno chiuso i conti e li hanno spostati. Al centro delle indagini per aver ricevuto soldi dalla Lega c’è l’imprenditore Francesco Barachetti e gli inquirenti stanno cercando di capire se ci siano altre ‘figure’ dello stesso tipo nell’ipotesi di una raccolta di ‘fondi neri’ e di passaggi di denaro da società a società. 

SALVINI MINIMIZZA

Nel frattempo dai ranghi leghisti si tende a minimizzare la questione delle indagini. Matteo Salvini ha tagliato corto: “È da anni che cercano i soldi in Russia, Svizzera, Lussemburgo, leggevo anche a Panama e Cipro, li aspetto in Bolivia e Nuova Zelanda e poi è Risiko. Rispetto il lavoro dei giudici ma sono tranquillo, non mi preoccupano le inchieste”. Anche il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana chiude rapidamente la questione: “Leggere di indagini fondate sul nulla, sulle gole profonde, mi lascia abbastanza indifferente. Quando avrò letto gli atti farò valutazioni, ma non sulle chiacchiere”. “È molto curioso che una persona debba fare valutazioni inchieste senza leggere atti giudiziari. Atti che dovrebbe ero essere coperti da segreto istruttorio” ha risposto Fontana a margine di una conferenza stampa in Regione. “Sta lavorando la magistratura, valutiamo quali sono le risultanze che emergerannoe poi prenderemo decisioni per adesso è talmente fumoso tutto e non mi sono ancora fatto un’idea” ha poi aggiunto il governatore, alla domanda se la Lombardia intende revocare gli incarichi nelle società partecipate della Regione ai commercialisti coinvolti.

CHIESTA LA REVOCA

Nel frattempo gli stessi professionisti arrestati hanno fatto sapere che chiederanno la revoca dei domiciliari. Lo ha spiegato l’avvocato Piermaria Corso, legale dei due, nel pomeriggio al termine dell’interrogatorio di garanzia di Manzoni, precisando che scriverà l’istanza nei prossimi giorni. Ma confidano che i magistrati riconosceranno in tempi brevi la loro estraneità ai fatti contestati.

La caccia ai soldi leghisti però non sembra che all’inizio. Le inchieste di Milano, sull’immobile comprato a Cormano, e Genova, quella sui famosi 49 milioni, si sono incrociate e difficilmente i magistrati molleranno la presa. Il giro dei commercialisti che è sotto assedio mediatico e giudiziario ha in mano le chiavi della nuova Lega salviniana, un punto essenziale per l’organizzazione del partito di maggioranza del centrodestra.


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